Piano rifiuti approvato in Consiglio regionale
40 i voti favorevoli, 23 contrari. La raccolta differenziata dovrà raggiungere il 65%, ma sono possibili deroghe. Rimane il piano B, quello che fissa il fabbisogno impiantistico se non si raggiungono gli obiettivi stabiliti
18 January, 2012
Il Consiglio regionale del Lazio ha approvato poco fa, con 40 voti favorevoli e 23 contrari, il Piano di gestione dei rifiuti proposto dalla Giunta Polverini. In un comunicato del Consiglio regionale si legge che il provvedimento «ha lo scopo di uniformare e razionalizzare la programmazione che si è susseguita nel tempo, aggiornare la pianificazione al nuovo quadro normativo nazionale e superare definitivamente l'emergenza rifiuti nel Lazio. ll Piano persegue, fino al 2017, tre obiettivi: riduzione alla fonte della produzione di rifiuti, raccolta differenziata al 65% dal 2012 e realizzazione di un sistema integrato di impianti di recupero e smaltimento».
I punti principali
Fissata dal Piano al 65%, in applicazione delle norme vigenti, la soglia minima di raccolta differenziata dal 2012 e fino al 2017. Prevista la possibilità per i Comuni - prevista dalla legislazione nazionale (D.Lgs. 205/2010) - di derogare agli obiettivi di raccolta differenziata, con un accordo di programma tra ministero dell'Ambiente, Regione ed enti locali. Il piano dovrà conformarsi a tali accordi. L'eventuale adeguamento a tali programmi sarà trasmesso alla commissione Ambiente della Pisana e alla Ue.
Quanto allo scenario di controllo (definito «piano B» dall'opposizione), esso valuta il fabbisogno impiantistico qualora non si realizzino le politiche di riduzione e si abbia crescita "inerziale" della produzione dei rifiuti; non si raggiungano gli obiettivi di raccolta differenziata previsti dal piano; la capacità operativa degli impianti di termovalorizzazione non risulti pari a quella autorizzata. Se dovessero permanere le ipotesi dello scenario di controllo potranno essere autorizzate ulteriori capacità di trattamento per il rifiuto indifferenziato e di termovalorizzazione.
Per la gestione dei rifiuti il Lazio è stato ripartito in cinque ambiti territoriali ottimali (Ato), corrispondenti in linea di massima ai territori delle province laziali. Scompare l'Ato unico regionale, previsto in origine dalla proposta. All'interno degli Ato andranno organizzati i servizi di raccolta dei rifiuti urbani e assimilati, garantita l'autosufficienza degli impianti di trattamento meccanico biologico (TMB) e di quelli di smaltimento di rifiuti urbani (discariche). In caso di carenze, un ambito potrà utilizzare impianti presenti in altri Ato (come accade per Rieti che si serve di Viterbo).
Il piano non indica direttamente le aree idonee (e quelle non idonee) ad ospitare gli impianti di smaltimento e recupero dei rifiuti, ma fissa - come previsto dalla legge - i criteri per la localizzazione da parte delle Province nei loro strumenti di pianificazione territoriale. Termovalorizzatori e gassificatori dovranno invece essere autosufficienti su base regionale. I tempi per la realizzazione degli impianti necessari a completare la dotazione a livello regionale sono stati stimati in 3 anni per quelli di TMB, 5 per quelli di trattamento termico e 3 per quelli di compostaggio.
La deliberazione approvata oggi prevede che il provvedimento sia trasmesso - assieme agli elaborati - alla Commissione europea. Questo ai fini della valutazione dell'ottemperanza a quanto stabilito dalla sentenza con cui, il 14 giugno 2007, la Corte di giustizia europea ha condannato la Repubblica italiana.
Il piano rifiuti aveva iniziato il proprio iter in consiglio il 12 dicembre dopo che il 6 dicembre la commissione Ambiente, a conclusione di una serie di sedute ed audizioni, aveva espresso parere favorevole. Quindi il 14 dicembre si è concluso l'esame in aula e il voto finale è stato rinviato - dopo l'approvazione del Bilancio della Regione, avvenuta il 22 dicembre - al 18 gennaio 2012.
Si è trattato, secondo l'assessore Pietro Di Paolo, di garantire un approccio strutturale e organico al problema rifiuti. Dopo le due ordinanze della presidente Polverini di dicembre 2010 e giugno 2011, l'adozione del piano in Giunta, la stesura del documento di siting delle tre direzioni regionali che ha consentito al commissario di Pecorare di individuare i siti per l'emergenza post Malagrotta - ha detto Di Paolo durante l'iter in Aula - «arriviamo ad uno dei passaggi più importanti e cruciali, cioè all'approvazione della cornice normativa per quanto riguarda il problema rifiuti». Presente in aula la presidente della Regione, Renata Polverini.
Positive le valutazioni dei rappresentanti della maggioranza, mentre dai banchi dell'opposizione il Piano è stato criticato. Nel mirino, in particolare, la previsione di quello che è stato definito il "piano B", destinato a rappresentare il fabbisogno impiantistico qualora non si realizzino alcuni obiettivi del piano principale. «Lo scenario di controllo - ha dichiarato Rocco Berardo (Lista Bonino Pannella) - è quello che perseguirà questa Giunta». Filiberto Zaratti (Sel) ha definito il piano «una grande occasione perduta» a causa proprio dello scenario di controllo. Esterino Montino, capogruppo Pd, si è chiesto dove fossero le reali novità del piano e ha criticato la mancata previsione nel piano di risorse finanziarie e di un «sistema industriale». Angelo Bonelli(Verdi) ha invece osservato che il piano è stato fatto senza prendere in considerazione Roma, che incide per il 70% dei rifiuti del Lazio, e poi si è arrivati a chiedere la dichiarazione di emergenza al Governo: «Da commissariare era l'Ama di Roma». Giuseppe Celli (Lista civica Cittadini/e) ha aggiunto che gli impianti di trattamento meccanico biologico non saranno sufficienti a trattare il "tal quale" prodotto dalla Capitale, mentre Fabio Nobile(FdS) ha criticato il mancato abbandono della logica delle discariche e degli inceneritori, Claudio Bucci (Idv) ha ricordato gli interrogativi che lascia aperti il piano e criticato le scelte di Corcolle e Riano come discariche provvisorie.