Acqua del Sinni. La lettera di Fabiano Amati all'Ilva di Taranto per richiesta d'incontro
L’assessore alle Opere Pubbliche Fabiano Amati scrive all’amministratore delegato Riva dell’Ilva di Taranto per depuratore Bellavista di Taranto per rinnovare una richiesta d'incontro riguardo alla disponibilità a partecipare economicamente alla gestione dell’impianto di depurazione di Taranto Bellavista. Il testo della lettera 7 gennaio 2012
13 March, 2012
“Nonostante tutto Le rinnovo una richiesta d'incontro, nella speranza di far raggiungere un esito a questa spiacevole vicenda. Non è obbligatoria una definizione che incontri la volontà della Regione Puglia, io ovviamente ci spero, diversamente ognuno percorrerà le proprie ‘strade’”: così questa mattina l’assessore regionale alle Opere pubbliche e Protezione civile Fabiano Amati ha scritto al presidente dell’Ilva di Taranto Emilio Riva, rispondendo alla lettera inviata dalla società in cui la stessa si dichiara non disponibile a partecipare economicamente alla gestione dell’impianto di depurazione di Taranto Bellavista, ignorando la richiesta di un incontro con il Presidente avanzata da Amati.
La lettera dell’Ilva è giunta dopo l’invio da parte dello stesso assessore di una sollecitazione affinchè l’Ilva contribuisca alle spese di gestione del depuratore allo scopo di poter affidare l’impianto all’Acquedotto pugliese.
La proposta di incontro di Amati è scaturita a seguito di una riunione convocata a Bari lo scorso 17 novembre per verificare la possibilità di riattivare il procedimento di completamento dell’impianto di depurazione di Taranto Bellavista, idoneo ad evitare che l’acqua potabile del Sinni sia utilizzata a scopi industriali, dall’Ilva in particolare, che attualmente preleva 250 litri al secondo.
La messa in esercizio dell'impianto di Taranto Bellavista permetterebbe inoltre di risparmiare l'acqua (250 litri al secondo) che potrebbe essere quindi utilizzata per invasare la Diga Pappadai, per la cui realizzazione sono stati spesi diversi miliardi e che rischia di restare un’opera inutilizzata. Dal tavolo tecnico, al quale parteciparono rappresentanti della Provincia e del Comune di Taranto, dell’ATO Puglia, dell’Acquedotto pugliese e dell’Ilva, emerse tra le altre cose l’opportunità di una ripartizione dei costi di gestione tra l’Ilva e l’Aqp, che l’assessore Amati fece presente in una lettera inviata ai vertici Ilva subito dopo l’incontro, richiedendo un incontro con il Presidente Riva per affrontare l’argomento.
La società, dichiarandosi disponibile ad utilizzare l’acqua proveniente dal depuratore di Bellavista, evitando quindi si prelevare acqua potabile dal Sinni, si dice però “meravigliata e sconcertata” di fronte alla proposta avanzata dall’assessore Amati.
TESTO DELLA LETTERA
Pregiatissimo Presidente,
con la presente riscontro la missiva dell'Ing. Luigi Capogrosso del 20.12.2010 (prot. Dir 116-10), ricevuta in data 07.01.2011, scritta per corrispondere la mia precedente del 19.11.2010.
Scrivo a Lei piuttosto che all'Ing. Capogrosso perché è stata scritta in Suo nome e per Suo conto e perciò ogni frase Lei è responsabilmente, immediatamente ed inesorabilmente riferibile.
Devo premettere con dispiacere che al mio garbo non è corrisposto altrettanto stile: ho scritto a Lei personalmente nella speranza di rivolgermi a chi potesse assumere decisioni impegnative e Lei mi ha fatto rispondere da un Suo collaboratore, sia pur competente e preparato.
Devo seguire tale impronta? No. Preferisco continuare come mi hanno insegnato, con educazione.
Le ho chiesto un incontro per affrontare al meglio la questione e Lei lo ha implicitamente negato, limitandosi ad osservare che la mia 'richiesta' (in verità e seguendo la regole della sintassi era un ipotesi, Sig. Presidente) "è destituita di fondamento e ha destato meraviglia e sconcerto".
Meraviglia, sconcerto?
Il mio sentimento in realtà è d'indignazione.
Sono indignato perché a Lei è sfuggita ogni utile informazione circa l'incontro tecnico precedente alla mia missiva del 19.11.2010, che quest'assessorato ha promosso con rappresentanti della Sua azienda, unitamente ad autorevoli rappresentanti della Provincia di Taranto, del Comune di Taranto e dell'Acquedotto Pugliese.
Se avesse conosciuto con puntualità l'esito di quell'incontro e le dichiarazioni rese con 'correttezza' e 'buon senso' dal Suo rappresentante, sono certo che non avrebbe consentito di corrispondere con espressioni sentimentali (sono tale la meraviglia e lo sconcerto) alla richiesta di regolare con fatti il migliore utilizzo della risorsa idrica nella 'sitibonda' Puglia.
Ai fatti Lei ha fatto seguire parole, solo parole, forse perché suggestionato dall'ipotesi di scuola che tali fatti potessero toccare (solo apparentemente, mi creda) obbligazioni pecuniarie a carico della Sua azienda.
Ma veniamo ai fatti!
Allo stato la Sua azienda utilizza 250 litri al secondo di acqua (utilizzabile per uso potabile, ne tenga conto) per le più congeniali attività produttive, prelevate dallo schema del Sinni. A tale risultato si è giunti, meritoriamente lo riconosco, con l'impegno di riduzione progressiva da voi assunto negli anni: dagli originari 800 litri al secondo sino al 2006 (sulla cui necessità così abbondante sarebbe opportuno che qualcuno pronunciasse finalmente parole di verità) a 600 litri al secondo fino ad due anni fa (se non sbaglio).
L'acqua del Sinni, proveniente dalla Basilicata, a cui i Cittadini pugliesi pagano il ristoro ambientale, è risorsa preziosa che andrebbe utilizzata con parsimonia per scopi solo idropotabili (non so se è al corrente che il mondo soffre di una terribile carenza d'acqua), lasciando agli scopi industriali le acque reflue trattate se tecnologicamente compatibili (sul punto la tecnologia è all'avanguardia).
Orbene: tali semplici considerazioni unite al fatto che la Sua azienda attualmente paga all'EIPLI (gestore dello schema del Sinni) il costo industriale dell'acqua, ed è tenuta a pagare alla Regione Basilicata (dal 2009) gli oneri della componente ambientale, nonché alla circostanza che da anni è in corso di adeguamento agli scopi di affinamento l'impianto di depurazione di Taranto Bellavista, mi facevano svolgere la seguente ed elementare considerazione: perché non rendiamo compatibile alle esigenza dell'ILVA l'impianto di Taranto Bellavista così da risparmiare l'acqua (250 litri al secondo) che potremmo invasare nella Diga Pappadai, per la cui realizzazione abbiamo speso diversi miliardi e che rischia di diventare una nuova cattedrale nel deserto?
“E' una buona idea”, fu la risposta corale di tutti gli interpellati, compreso il rappresentante della Sua azienda alla riunione tecnica del 17.11.2010.
Consolato da tale risposta osai un'altra considerazione che trovava il plauso dei partecipanti e mi permetto di scriverla, così Lei potrà meditarla: se facciamo così eviteremmo di richiedere alla Basilicata l'erogazione di risorse idriche aggiuntive per invasare la Diga Pappadai, tenuto conto che tale addizione non potrà essere ceduta gratuitamente dalla Basilicata (giustamente) e che il risparmio d'acqua è un imperativo categorico dei moderni, pure ad evitare che mia figlia e i discendenti del Presidente dell'ILVA, detto per esempio, possano un dì maledirci per non aver fatto quanto era per noi doveroso.
Solo a quel punto era introdotto, sempre durante il predetto incontro del 17.11.2010, il tema dei costi di gestione dell'impianto Bellavista, che AQP si dichiarava disponibile ad esercire a condizione che fosse individuato un contributo economico.
L'osservazione mi parve e mi pare assolutamente pertinente e Le spiego come riferii la mia condivisione. Utilizzando i reflui affinati l'ILVA non sarà più obbligata a corrispondere all'EIPLI e alla Regione Basilicata la somma di circa € 2.500.000 (componente industriale ed ambientale), per cui parte di quel risparmio potrebbe destinarlo a contribuire alla gestione dell'impianto.
Su questo punto, ovviamente, il rappresentante dell'ILVA dichiarò correttamente di non poter assumere nessuna decisione perché esorbitante rispetto alle proprie competenze, e per questo mi permisi di rivolgermi a chi per l'ILVA ne avesse tale potere, cioè a Lei, con una garbata (suppongo) e riservata richiesta d'incontro, che Lei invece ha voluto negarmi con una ‘paginetta’, come se la questione posta riguardasse la sostituzione di un rubinetto e non coinvolgesse il diritto dei Cittadini pugliesi a vivere meglio la propria vita e a costruire un futuro migliore per i propri figli.
Ero indignato, ma ora mentre concludo questa lettera sono dispiaciuto: mi spiace considerare quanto la mancanza di prospettiva e profondità nella riflessione degli uomini sia in grado d'infliggere danni non stimabili, perché manca l'unità di misura utile a determinarne il prezzo.
Anche nel dispiacere c'è però del buono: quando si radica degrada da risentimento a sentimento positivo, per cui nonostante tutto Le rinnovo una richiesta d'incontro, pregandoLa di contattare la mia segreteria per conciliare gli impegni, nella speranza di far raggiungere un esito a questa spiacevole vicenda.
Non è obbligatoria una definizione che incontri la volontà della Regione Puglia, io ovviamente ci spero, diversamente ognuno percorrerà le proprie ‘strade’.
Con il mio saluto.
Avv. Fabiano Amati