Sacchetti: le imprese della plastica sostengono il criterio di compostabilità? Un chiarimento da Plastics Europe Italia
Gli uffici italiani di Plastics Europe rispondono alle domande di Eco dalle Città sul comunicato diffuso dall'associazione, che esprimeva “piena sintonia con la visione del Governo e in particolare con le dichiarazioni rese in merito dal Ministro dell’Ambiente, Corrado Clini" in merito all'adozione della Uni En 13:432 come unico criterio valido per poter definire un sacchetto biodegradabile
20 March, 2012
Anche Plastics Europe Italia ha espresso la propria posizione sull'approvazione delle nuove norme sulla commercializzazione dei sacchetti di plastica contenute nel DL Ambiente, e in particolare sulla polemica che riguarda l'obbligo di compostabilità ai sensi della normativa europea UNI EN 13:432. L'associazione delle imprese produttrici di materie plastiche ha diffuso infatti una nota in cui si dichiara “in piena sintonia con la visione del Governo e in particolare con le dichiarazioni rese in merito dal Ministro dell’Ambiente, Corrado Clini".
Insomma, l'ordine del giorno della Lega, approvato dalla Camera, che vorrebbe aprire anche ai sacchetti biodegradabili non compostabili non è piaciuto. "Non esistono altre norme europee riguardanti la biodegradabilità degli imballaggi in plastica – dichiara PlasticsEurope Italia - Invocare altri criteri di biodegradabilità è fuorviante per un mercato che ha invece bisogno di chiarezza". Una posizione che, come spiega bene Polimerica.it in questo articolo “non stupisce”, ma su cui abbiamo voluto sapere qualcosa in più dai diretti interessati.
“Non siamo diversi da un anno fa – ci raccontano al telefono dagli uffici di PlasticsEurope Italia – La nostra posizione sul bando è sempre la stessa: imporre un divieto di commercializzazione su un manufatto che di per sé non rappresenta né una minaccia né un pericolo continua a sembrarci scorretto. Ma nel frattempo la legislazione è andata avanti, e oggi le disposizioni approvate parlano chiaro: gli unici sacchetti usa e getta commercializzabili in Italia sono quelli che soddisfano i criteri imposti dalla normativa europea Uni En 13:432, che è quella citata espressamente dalla Direttiva Imballaggi, nonché l'unica che definisca i criteri di biodegradabilità a livello europeo”. Insomma, per Plastics europe, tutti gli altri, i sacchetti in plastica additivata che non riescono a degradarsi nei tempi richiesti dalla 13:432 non possono definirsi biodegradabili. “Sul mercato sono apparsi diversi tipi di sacchi da asporto merci sedicenti biodegradabili, ma a nostro modo di vedere si sta solo creando confusione in un settore che proprio non ne ha alcun bisogno: biodegradabile a livello europeo vuol dire in linea con l'unica normativa di riferimento. Chi non ottempera a tale normativa non dovrebbe utilizzare il termine”.
Ma questa polemica non è certo nata con l'ordine del giorno della Lega Nord. E' più di un anno ormai che i produttori che utilizzano additivi si battono per tenere distinti i concetti di “biodegradabilità” e “compostabilità”. Ma perché un'associazione che riunisce i produttori di plastica non sostiene la battaglia degli additivi, che dal punto di vista economico permetterebbe a molte più imprese di restare sul mercato senza doversi convertire alla bioplastica, che – come ci viene ripetuto da più parti – resta ancora al di fuori dalla portata dei più piccoli?
“Perché la confusione non fa bene a nessuno. Indipendentemente dalla nostra posizione sul bando, il concetto di compostabilità ha un senso ben preciso: significa che si può prendere il manufatto destinato a divenire rifiuto e conferirlo senza problemi nella raccolta dell'umido organico. Perché ciò avvenga correttamente però, il sacchetto deve biodegradarsi con le modalità richieste. Noi non siamo contro gli additivi a priori. Però bisogna poter garantire il fine vita, come capitava con gli shopper tradizionali, che potevano essere riciclati nel circuito della plastica. Se gli additivi saranno in grado di dimostrare, suffragando gli studi con prove certe e dati scientifici, che questi prodotti possono essere riciclati negli impianti che trattano la frazione organica, allora ben vengano”.
Come anticipato nella nota, Plastics Europe ha sottolineato l'imminente revisione della Direttiva Imballaggi, ricordando che è a Bruxelles che si deve giocare la partita sulla biodegradabilità, e non nei singoli Stati membri. La revisione della Direttiva Imballaggi potrebbe avere conseguenze anche sul destino del bando italiano? (Ricordiamo che un anno fa venne aperta una procedura nei confronti dell'Italia, non solo per la mancata notifica dell'entrata in vigore del bando ma anche per verificare che il divieto non violasse i principi espressi da tale Direttiva). “Questo non possiamo saperlo, le discussioni si fanno a Bruxelles, non le facciamo noi” concludono da Plastics Europe Italia.
Leggi anche: DL Ambiente alla Camera: approvato anche un ordine del giorno "non compostabile" della Lega
5 commenti
Scrivi un commentoSacchetto
21.03.2012 15:03
Ormai si sfiora l'incredibile.
Ora stanno facendo passare la EN13432 come norma europea per la BIODEGRADAZIONE degli imballaggi.
Ma proprio dal sito di Legambiente (http://www.gestionale.legambiente.org/ecosportello/uploads/File/norma%20en%2013432.pdf)
dove si spiega la norma EN13432, si dice che tale norma riguarda la COMPOSTABILITA' e un materiale per essere compostabile deve essere (ovviamente) biodegradabile ma si parla di materiale COMPOSTABILI e di BIODEGRADAZIONE in COMPOSTATORI...
Io non ce la faccio più, ogni giorno sono solo corbellerie, una dietro l'altra, ma tanto ignoranti ci fanno?
Sacchetto
21.03.2012 14:03
Informo che il DL 2 gennaio 2012 è stato convertito in legge 211 sì, 29 no e 32 astenuti.
alberto
21.03.2012 08:03
Evviva i Biomassoni della pannocchia connection!
la biodegradabilita' identificata con la compostabilita' e' come identificare la fotosintesi clorofilliana (fenomeno naturale) con la potatura (fenomeno governato dall'uomo),con buona pace per l'ambiente che non riceve alcun beneficio,tant'e' che non essendoci sufficienti siti di compostaggio la maggior parte del materbi finisce in discarica dove produce metano.Svegliatevi!
MAURIZIO
20.03.2012 19:03
ah ah ah ah ah......fanno veramente pena! si fanno le leggi le normative tutto da soli! che ridere! ma ci sarebbe da piangere!
wglishoppers
20.03.2012 18:03
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