Napoli, il punto sui rifiuti: intervista a Raffaele Del Giudice, presidente Asia
In occasione della fiera EnergyMed, Eco dalle Città ha intervistato il presidente dell'utility napoletana che gestisce la raccolta dei rifiuti. Cresce la differenziata ma restano i nodi degli sversamenti illegali e della mancanza di impianti di compostaggio
23 March, 2012
Durante la manifestazione EnergyMed, Asia Napoli ha presentato il suo nuovo sito web. A margine del convegno, abbiamo intervistato il presidente della municipalizzata, Raffaele Del Giudice, per fare il punto sulla situazione dei rifiuti a Napoli e provincia.
Presidente, a che punto siete con l'annunciato piano di estensione della raccolta differenziata porta a porta?
Attualmente stiamo completando le zone dove è già attivato il porta a porta, puntando soprattutto sulla qualità della differenziata. Posillipo e Scampia sono ormai a regime, mentre a Ponticelli stiamo sperimentando un sistema di raccolta con umido stradale: i cittadini raccolgono i rifiuti organici in appositi sacchi e li conferiscono in cassonetti stradali appositamente predisposti. La struttura urbanistica di alcuni quartieri di Napoli, infatti, rende difficile l'intervento porta a porta degli operatori Asia, ma questo sistema sta dando buoni risultati. Ad Agnano, invece, attiveremo la raccolta domiciliare integrale a partire dalla fine di marzo. Nel frattempo, in attesa di raggiungere con il porta a porta tutta la città, stiamo potenziando le campane stradali negli altri quartieri, riparando quelle danneggiate e posizionandone di nuove. Per ora ne abbiamo installate circa 300, ma ne arriveranno altre.
Che risultati ha dato finora il potenziamento della differenziata?
In totale, al momento, serviamo circa 240.000 cittadini e contiamo di arrivare a 500.000 entro la fine dell'anno. Numeri che ci hanno permesso di raggiungere, a gennaio, il 25% di raccolta differenziata su scala cittadina, tra l'altro con ottimi risultati in termini di qualità.
Nel quadro dell'emergenza, ha avuto il suo peso anche il cosiddetto “turismo dei rifiuti”, il fenomeno che coinvolge residenti di città confinanti che gettano la propria immondizia sulle strade di Napoli, soprattutto nei quartieri periferici. Siete riusciti a risolvere il problema?
La logica che stiamo seguendo nella progressiva attivazione del porta a porta punta proprio a questo: “chiudere” la cinta muraria della città, eliminando i cassonetti stradali dai quartieri frontalieri e bloccando l'arrivo dei rifiuti dai comuni limitrofi. Solo a processo ultimato saremo in grado di arrestare il fenomeno, purtroppo al momento arrivano da fuori ancora 2.000 tonnellate di immondizia al mese, che pesano molto sul sistema di raccolta.
Come è stato accolto il servizio porta a porta nei nuovi quartieri?
I residenti hanno salutato la novità molto positivamente. I risultati parlano da soli: a Posillipo abbiamo raggiunto il 73% di differenziata, mentre a Scampia siamo al 71%. Non a caso una delle scuole premiate per il progetto Educambiente è proprio di Scampia. Questo, naturalmente, non è merito mio o di Asia, ma solo dei cittadini, a dimostrazione che a Napoli non esistono quartieri “problematici”. Ora stiamo insistendo sulla qualità, che comunque ha già raggiunto standard molto alti.
Qualche cifra?
La percentuale di impurità presente nelle frazioni differenziate è bassissima, soprattutto per l'organico, in cui non supera l'1,5-2%.
A proposito di organico, l'assenza di impianti di compostaggio pesa ancora come un macigno sulla chiusura del ciclo dei rifiuti...
Sì, il compostaggio rimane una nota dolente del sistema attuale. L'organico rappresenta il 35-40% del totale dei rifiuti, pari a una quantità di 30.000 tonnellate all'anno. Al momento, lo mandiamo prevalentemente in Sicilia e a Padova con costi di trattamento che raggiungono, incluso il trasporto, i 160 euro a tonnellata. Il mio timore è che man mano che diventeremo più bravi a differenziare diventeremo sempre più costosi.
Quali sono le prospettive, allora?
Devo dire che l'amministrazione comunale si sta adoperando molto per trovare una soluzione, ma la faccenda coinvolge anche Provincia e Regione. Io mi aspetto che tutti gli enti locali riescano presto a trovare insieme una possibile localizzazione, perché senza impianto di compostaggio non possiamo chiudere la filiera dei rifiuti. Come Asia, puntiamo a candidarci alla gestione di un eventuale impianto, che immaginiamo aperto ai cittadini e “condiviso” con loro. Un'altra strada potrebbe essere quella di convertire al compostaggio alcune linee degli impianti Stir, un'ipotesi di cui si parla da anni ma che non è mai stata tradotta in realtà.
Turismo dei rifiuti e impianti di compostaggio: ci sono altre criticità?
Purtroppo sono ancora frequenti gli sversamenti abusivi, che in molti casi danno origine a vere e proprie discariche illegali. Ultimamente ne abbiamo censite 66 su tutto il territorio comunale. A volte bastano 48 ore perché un'area appena ripulita torni ad essere invasa dai rifiuti, con la conseguenza, tra l'altro, di scoraggiare e demotivare il personale. Non è ancora risolto, infine, il problema dei roghi di immondizia, soprattutto, ma non solo, nell'area di Ponticelli. Naturalmente l'Asia non ha la possibilità di contrastare materialmente questi fenomeni sul territorio, ma solo di rimuovere i depositi abusivi e fare sensibilizzazione presso i cittadini.
Aggiungerei l'insufficienza di isole ecologiche...
Su questo stiamo lavorando alacremente, contiamo di aprirne 5 entro l'anno, di cui la prima a Scampia. Intanto, stiamo sperimentando con successo le isole ecologiche mobili, che vogliamo standardizzare al più presto. Abbiamo inoltre avuto ottimi risultati con i 650 moduli per la raccolta degli abiti usati che abbiamo installato in tutta la città e con la raccolta ingombranti del sabato, organizzata in collaborazione con le associazioni aderenti alla nostra campagna “Una campana tira l'altra”.
Il processo di normalizzazione del ciclo dei rifiuti sembra comunque ancora lungo. Come contate di gestire la situazione fino al suo completamento?
In questa fase non possiamo ancora fare a meno dei trasferimenti fuori regione. Stiamo proseguendo con i viaggi in nave verso l'Olanda, che presto dovrebbero interessare anche il tal quale (rifiuto indifferenziato non trattato, ndr). Per noi rappresentano solo una soluzione temporanea, ma li consideriamo anche come un modo per ottimizzare gli inceneritori che già esistono in Europa e in ogni caso sono al momento un tassello fondamentale nell'equilibrio della raccolta. Lo stesso vale per i trasferimenti verso le altre regioni, come Puglia ed Emilia Romagna, che ancora accolgono la quasi totalità dei rifiuti prodotti, pari a circa 1.200 tonnellate al giorno.
Con l'approvazione del Dl Ambiente, che cambia le norme in materia di trasferimenti fuori regione, rischiamo dunque di rivedere i rifiuti sulle strade di Napoli?
Purtroppo sì. Noi chiediamo solo altri 6 o 7 mesi di aiuto da parte delle altre regioni, per avere il tempo di completare la filiera. D'altra parte, per risolvere una emergenza che dura da decenni non possono di certo bastare pochi mesi.