Rifiuti in Emilia-Romagna. Riceviamo e pubblichiamo: lettera aperta di Margherita Bologna a Vasco Errani e Sabrina Freda
In Emilia-Romagna è in corso il confronto tra Regione e portatori di interesse per l'elaborazione del nuovo Piano regionale rifiuti. Il dibattito si è acceso dopo le dichiarazioni dell'assessore regionale all'Ambiente che sul futuro dei termovalorizzatori ha parlato di “opzione sempre più residuale”. Pubblichiamo la lettera aperta di Margherita Bologna (esperta tecnologie tmb) al presidente Vasco Errani e all'assessore Sabrina Freda
18 October, 2012
Alla cortese attenzione di
Presidente Regione Emilia Romagna
Vasco ERRANI
Assessore all’Ambiente e Riqualificazione Urbana Regione Emilia Romagna
dott.ssa Sabrina FREDA
Il sistema della gestione dei rifiuti in atto nella regione Emilia Romagna non si è sviluppato nel tempo in conformità alla legislazione europea e nazionale. Ci riferiamo in particolare alle disposizioni previste dall’art. 181 del Dlgs. n. 152/2006 che recita: “ai fini di una corretta gestione dei rifiuti le Pubbliche amministrazioni favoriscono la riduzione dello smaltimento finale dei rifiuti attraverso:
a) Il riutilizzo , il reimpiego ed il riciclaggio
b) le altre forme di recupero per ottenere materia prima seconda dai rifiuti
c) l’adozione di misure economiche e la previsione di condizioni di appalto che prescrivano l’impiego dei materiali recuperati dai rifiuti al fine di favorire il mercato di tali materiali
d) l’utilizzazione dei rifiuti come mezzo per produrre energia.
Tali prescrizioni sono state successivamente confermate ed ulteriormente esplicitate dalla Direttiva 98/2008 del Parlamento Europeo e dal Dlgs. 3 dicembre 2010 n. 250 (art. 4 commi 1, 2 e 6) che stabiliscono una gerarchia ed un «ordine di priorità» nel quale il riciclo dovrebbe essere preferito alla valorizzazione energetica, in quanto rappresenta la migliore opzione ambientale.
In vero fino ad ora, le politiche realizzate in Provincia di Rimini e verosimilmente in tutta la Regione E. Romagna sono state impostate fin dall’inizio sulla dicotomia raccolta differenziata - incenerimento senza prevedere la dotazione impiantistica intermedia per il recupero di materia che le diposizioni di legge collocano prima dell’incenerimento. E senza prevedere sostanziali azioni per promuovere il riutilizzo e reimpiego dei materiali. Questa forzatura nell’attuazione della legge ha generato distorsioni non piccole in tutto il sistema di gestione dei rifiuti regionale. Infatti, chi ora chiede che non siano attuati “stravolgimenti in merito alla possibilità di pieno utilizzo nel tempo degli impianti già esistenti nei diversi siti, sia nel settore della termovalorizzazione che delle discariche” ed invoca “la garanzia del rispetto dei principi normativi” dimentica che i principi normativi sono stati disattesi da tempo quando in ogni provincia sono stati realizzati nuovi inceneritori non “con le dimensioni richieste” ma sovradimensionati rispetto alle reali esigenze del territorio. Per fare un esempio, in provincia di Rimini si è costruita una nuova linea della potenzialità di 120.000 t. mentre il Gestore aveva proposto un impianto da 220.000 t. Ricordiamo alle autorità in indirizzo che solo dopo la messa in funzione del nuovo inceneritore di Raibano in provincia di Rimini ed in conseguenza di nostre ripetute segnalazioni alle Autorità provinciali ed al Gestore stesso dell’inadeguatezza dell’impianto di selezione del secco denominato AKRON, questo impianto è stato dotato dell’attrezzatura minima necessaria per selezionare solo le tipologie di plastiche di maggior valore consistente in tre lettori ottici.
I macchinari che il nostro Gestore va collocando tardivamente nei vari siti di trattamento dei rifiuti dislocati sul territorio regionale, per sostituire il lavoro di selezione manuale dei rifiuti secchi, non possono essere considerati “aggiuntivi” ma devono fare parte obbligatoriamente della dotazione impiantistica fino ad ora molto carente sotto questo aspetto e soprattutto dovevano essere programmati prima di costruire gli inceneritori.
Ci chiediamo perché gli amministratori di Hera non hanno preso in considerazione tutta una gamma di tecnologie finalizzate al recupero di materia che sono esposte da tanti anni ad Ecomondo, la fiera di Rimini. Eppure fanno parte del comitato scientifico di questa fiera! Noi le abbiamo trovate lì.
Ci preme informare le Autorità in indirizzo che le tecnologie per sviluppare ulteriormente il recupero di materia sono molteplici.
Oggi anche i rifiuti indifferenziati possono essere trattati in un impianto innovativo che consente di recuperare materia. Persino il 20% degli scarti residui che la legislazione attuale destina all’incenerimento possono essere trattati in un impianto di nuova concezione che ad un prezzo economico consente di recuperare altra materia e produrre ghiaia da destinare ai sottofondi stradali. Quindi non è utopico affermare che è possibile chiudere il ciclo della gestione dei rifiuti senza ricorrere all’incenerimento.
Il Piano Regionale dei rifiuti avrà una durata di dieci anni. Non può nascere vecchio limitandosi a conservare “gli equilibri” e le distorsioni del sistema attuale come chiedono i gestori degli inceneritori e delle discariche, ma deve recepire il dettato dell’Europa che ci spinge a realizzare la società del riciclo e a sviluppare la green economy in questo settore.
Vi ricordiamo che la risoluzione del Parlamento Europeo del 20 aprile 2012 vieta al 2020 l’incenerimento di ciò che può essere compostato o riciclato.
Quali portatori di interesse attendiamo di essere formalmente coinvolti nei gruppi di lavoro previsti dal processo partecipativo al percorso di approvazione del Piano ed in qualità di esperti di tecnologie impiantistiche chiediamo di poter intervenire agli incontri tecnici
Cordiali saluti
dott.ssa Margherita Bologna
esperta tecnologie tmb e
rappresentante di
Riccione per l’energia pulita
Riccione, 18 ottobre 2012