Sacchetti, nuovo avvertimento dall'Unione Europea: "violazione direttiva imballaggi"
Assoecoplast: "In questo modo la Commissione Europea afferma che non ci si appropria di un mercato per decreto, per di più imponendo un prodotto ancora controverso dal punto di vista ambientale, come la cosiddetta bioplastica compostabile. Si tratta di un provvedimento illiberale che è contrario ai principi sanciti dalla Comunità Europea di libera circolazione delle merci e di libera concorrenza"
29 October, 2012
La Commissione europea incalza l'Italia inviandole una nuova lettera di richiamo, al fine di conformarsi alla direttiva Ue che regola l'utilizzo dei sacchetti in plastica in Europa. L'Italia, spiega Bruxelles, in un primo tempo non ha notificato alla Commissione la messa al bando dei sacchetti non biodegradabili. In seguito, ha violato la direttiva Ue per aver mantenuto, nel decreto convertito in legge nel 2012, la messa al bando delle buste di plastica non biodegradabili
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A sei anni dalla decisione dell'Italia di mettere al bando le buste di plastica tradizionali (divieto di fatto in vigore dal primo gennaio 2011) a favore di materiale biodegradabile, Bruxelles ritiene che la legge italiana del 2012 non sia ancora in linea con la direttiva europea. Per questo la Commissione Ue ha deciso di inviare a Roma un richiamo aggiuntivo alla lettera di messa in mora del 4 luglio 2011 per la mancata notifica della decisione a Bruxelles. Il bando aveva intanto suscitato la reazione dei produttori che si è formalizzata in un ricorso da parte della Federazione europea delle aziende trasformatrici di materie plastiche, appoggiata dall'Italia Unionplast.
Intanto quest'anno l'Italia ha convertito in legge (28 del 2012) il decreto che prevedeva al suo articolo 2 una sospensione del divieto di vendita dei sacchetti di plastica non biodegradabili. Sospensione che avrà fine al 31 dicembre 2012, quando con un ulteriore decreto l'Italia stabilirà condizioni supplementari per la vendita dei sacchetti di plastica. Bruxelles evidenzia quindi due elementi. In primo luogo - dice - l'articolo 2 del decreto convertito in legge, conferma la violazione dell'obbligo di notifica in quando è stato comunicato a Bruxelles quando era già in vigore. Il secondo riguarda la violazione della direttiva Ue sugli imballaggi che obbliga gli Stati membri ad autorizzarne l'immissione nel commercio se soddisfano i requisiti essenziali della direttiva Ue. Considerando che tra questi requisiti non c'é la biodegradabilità - conclude Bruxelles - il divieto italiano si scontra con la direttiva europea. (Fonte: ANSA)
Assoecoplast: "In merito alla ormai famigerata messa al bando dei sacchetti non compostabili la Commissione Europea ci ha finalmente dato ragione. Con un lettera inviata al Governo la Commissione Europea afferma che non ci si appropria di un mercato per decreto, per di più imponendo un prodotto ancora controverso dal punto di vista ambientale, come la cosiddetta bioplastica compostabile. A questo proposito è recente la dichiarazione del Commissario Europeo all’Ambiente Potocnik, che ribadisce come la bioplastica non risolva il problema dei rifiuti e del “marine littering”, interferisca con il circuito del riciclo delle materie plastiche e ponga problemi etici in merito alla sottrazione di risorse alimentari ed alla riduzione della biodiversità .
La lettera della Commissione Europea mette fine alla vera e propria menzogna che per mesi ci è stata propinata, che sosteneva che la messa al punto dei sacchi non compostabili ci fosse stata richiesta dall’Europa e rappresentasse un necessario adeguamento alle Direttive Europee: è vero proprio il contrario! Si tratta di un provvedimento illiberale che è contrario ai principi sanciti dalla Comunità Europea di libera circolazione delle merci e di libera concorrenza.
Dopo avere imposto ingiustificatamente regole che con la tutela dell’ambiente hanno poco o nulla a che fare e che producono il ridimensionamento drastico o la chiusura di numerose aziende e la perdita di molti posti di lavoro, si intende anche aggiungere l’onere per lo stremato contribuente italiano del pagamento di sanzioni Europee, che invece sarebbero facilmente evitabili?
Non crediamo che il Governo ed il Parlamento possano ancora pensare di continuare in questa direzione: si tratterebbe di una decisione completamente insensata, per non dire di peggio. È arrivato il momento di cambiare strada. Lo abbiamo detto quasi due anni or sono, adesso lo ripetiamo con forza: riprendiamo in mano dall’inizio la questione dei sacchi per asporto delle merci.
Venga fatta rapidamente una valutazione serena ed imparziale dell’impatto ambientale complessivo di tutte le alternative presenti sul mercato: bioplastica compostabile, plastica biodegradabile, plastica riciclata e, perché no?, anche carta. Si cancelli l’evidente assurdità contenuta nella legge in vigore, secondo la quale un sacco di plastica per essere riciclabile dovrebbe avere lo spessore di un valigia, con un evidente ed inutile spreco di materiale.
Non si concentri, come si è fatto strumentalmente in questi mesi, l’attenzione sul sacchetto, che rappresenta una minima parte degli imballaggi a perdere presenti sul mercato e dunque non è il responsabile di tutti i mali ambientali del pianeta. Si faccia in modo che il consumatore italiano abbia la possibilità di scegliere tra prodotti alternativi, seppur con caratteristiche diverse, eventualmente istituendo un sistema di tassazione differenziata sulla base del differente impatto ambientale (che non necessariamente dovrà favorire la bioplastica compostabile!).
Una tassazione del genere potrebbe venire destinata al sostegno delle Aziende ed allo sviluppo della Chimica Verde italiana (purché tutte le sfumate di verde siano contemplate!) e rappresenterebbe quindi un reale volano dello sviluppo, a differenza di sanzioni inique e punitive che non hanno alcun senso e che produrrebbero un gettito minimo per le casse dell’erario.
Assoecoplast in questi messi ha dimostrato pacatezza e coerenza, ha combattuto una battaglia che non è di retroguardia ma di sviluppo, innovazione e tutela ambientale, ma soprattutto ha dimostrato di avere ragione. A questo punto nessuno può più permettersi di pensare che non siamo interlocutori autorevoli. Noi siamo stati e naturalmente siamo ancora disponibili al confronto: ci aspettiamo - ma vorrei dire che reclamiamo - che presto venga istituito un tavolo al quale sedersi per dipanare finalmente questa pasticciata matassa, nell’interesse dell’ambiente, della salute dei cittadini e della libertà del mercato".