Realacci e Pecorella: intercettazioni necessarie nella lotta ai reati ambientali
Il presidente della Commissione di inchiesta sui rifiuti e il responsabile ambiente del PD sono d'accordo: la lotta alle ecomafie non può fare a meno delle intercettazioni telefoniche
16 June, 2009
Per una volta sono perfettamente d'accordo. Pur se divisi da diversa appartenenza politica, Gaetano Pecorella, presidente della Commissione bicamerale di inchiesta sulle attività illecite legate al ciclo dei rifiuti, ed Ermete Realacci, responsabile delle politiche ambientali del PD (intervenuti alla presentazione del Rapporto di Assoambiente sugli impianti per il trattamento dei rifiuti), la pensano allo stesso modo: limitare l'uso delle intercettazioni telefoniche nelle indagini sui reati ambientali sarebbe molto pericoloso. «Ricorrere alle intercettazioni solo in presenza di gravi indizi di colpevolezza sarebbe praticamente inutile – ha dichiarato Pecorella – né basta garantire l'applicabilità delle intercettazioni ai reati di stampo mafioso, dal momento che un traffico illecito di rifiuti operato dalla criminalità organizzata può venir fuori anche da altre indagini a carico, ad esempio, di un semplice autotrasportatore». Una preoccupazione condivisa da Ermete Realacci, che spera che il Senato modifichi il testo sulle intercettazioni. In caso contrario, secondo il ministro ombra dell'Ambiente, «ci troveremmo davanti alla grave contraddizione per cui chi smaltisce illegalmente un materasso è passibile in teoria di un processo penale, mentre gli inquirenti avrebbero le armi spuntate nella lotta ai traffici di rifiuti tossici e ad altri reati ambientali gravi». Oltre a difendere l'uso delle "cimici" nella lotta alle ecomafie, Pecorella ha auspicato che le indagini sulle attività illecite legate allo smaltimento dei rifiuti vengano attribuite alla Direzione nazionale antimafia. «Penso – ha dichiarato – che sia il modo più efficace per contrastare la criminalità organizzata su questo fronte».