MUCCHI SELVAGGI (di carta): la lettera di un lettore
03 March, 2004
Abito a Torino in corso Regina Margherita. Accanto al mio portone vi è un negozio senza nome, del genere "african market", gestito da un gruppo di africani. Fuori dal negozio, vicino alla porta, e nei contenitori di rifiuti ordinari, cataste di scatole di cartone che non andranno mai a confluire nella raccolta differenziata. Vicino all'ingresso di solito impiegati oziosi che fumano o bevono. Ho provato a chiedere direttamente ai gestori "perchè non portate la carta al riciclo?"; ho ottenuto una risposta del tipo "fatti gli affari tuoi, noi facciamo i nostri!". Ho provato più volte a informare il servizio raccolta differenziata rifiuti dell'azienda Amiat; mi hanno detto "invieremo degli ispettori" ma mai nulla è accaduto. Ormai da anni i commercianti africani del negozio fanno grossi affari, ma il Comune o le istituzioni non intervengono a chiedergli di rispettare l'ambiente almeno per la raccolta differenziata del cartone. Anche a sentirlo parlare il sindaco di Torino Chiamparino mi è sembrato uno dei meno sensibili alle questioni ambientali. Dopo molte richieste fatte da me e da altri condomini sensibili al problema abbiamo ottenuto all'interno dell'edificio un contenitore giallo per la raccolta della carta (progetto Cartesio); la raccolta però procede male e da un giorno all'altro prevediamo il ritiro del contenitore. Infatti alcune persone abitanti quì, si pensa siano stranieri, rumeni e africani, gettano a volte dei rifiuti normali insieme alla carta rovinando la differenziazione; probabilmente per ignoranza. Io ho proposto più volte a funzionari dell'Amiat di scrivere informazioni per promuovere tale operazione in varie lingue estere tra cui l'inglese, il rumeno e l'arabo. Fino ad ora nulla è stato fatto. Cordiali saluti, Gianni Catania