Rifiuti elettronici, Italia in preoccupante ritardo
In base alle direttive europee il sistema di recupero e riciclo dovrebbe essere pienamente in funzione nell'agosto del 2005. Al momento circola però solo una bozza del decreto governativo di recepimento, che oltretutto rimanda ad altri 4 o 5 decreti attuativi. E le altre notizie di Ecosportello News
15 March, 2004
Entro l'estate del 2005 il sistema di recupero e riciclo dei rifiuti elettrici ed elettronici dovrà essere a pieno regime. Lo prevedono due direttive europee approvate all'inizio del 2003. Ma l'Italia è al riguardo quasi all'anno zero. Diciamo quasi perché sul tavolo dei ministri competenti, Ambiente e Attività produttive, circola già una bozza di decreto di recepimento del disposto comunitario, che però pare debole e poco tempestiva. Paolo Pipere, esperto del Servizio Ambiente e Territorio della Camera di Commercio di Milano, che ha partecipato al convegno organizzato da Legambiente all'inizio di marzo, ci aiuta a capire su cosa stia lavorando il governo: "La bozza non delinea la struttura del sistema di raccolta e recupero - dice Pipere a Ecosportello News -, rinviando le scelte di fondo all'emanazione di 4 o 5 decreti attuativi. I tempi entro i quali devono essere raggiunti gli obiettivi di recupero degli apparecchi dismessi sono però estremamente brevi, per questo è importante definire al più presto un sistema ambientalmente efficace ed economicamente sostenibile". Mentre da paesi come la Germania giunge notizia di un apprezzamento da parte dei produttori del testo che a breve sarà approvato dal governo tedesco per avviare recupero e riciclo di questa tipologia di rifiuti, l'Italia è quindi in affanno. Il sistema di recupero e riciclo dovrà anche nel nostro Paese evitare che radio, monitor e computer, piuttosto che frigoriferi e congelatori, finiscano in discarica o negli inceneritori senza essere stati privati dei componenti pericolosi. Oggi, secondo indagini della Commissione europea, fa questa fine circa il 90% dei rifiuti elettrici ed elettronici dismessi. E' per questo che la Ue ha promosso e approvato le direttive che puntano sull'obbligo della raccolta differenziata dei beni "provenienti dai nuclei domestici", stabilendo che entro il 13 agosto del 2005 "l'onere dell'organizzazione dei servizi di raccolta, trattamento, recupero, reimpiego, riciclaggio e smaltimento" sia posto in capo ai produttori e agli importatori. La forma più idonea per organizzare il recupero e il riciclo sarà molto probabilmente quella consortile, che ha già dato buoni frutti nel settore degli imballaggi, come dimostrano in Italia le buone performances del Conai, il consorzio nazionale imballaggi. Un consorzio di coordinamento agile e leggero e diversi consorzi che si occuperanno delle varie famiglie di rifiuti elettrici ed elettronici. In questo settore, rispetto a quello degli imballaggi, si registra però qualche difficoltà di avvio in più. I ritardi governativi rispecchiano quelli delle imprese, che pare non si vogliano mettere d'accordo: "Alcune imprese - spiega ancora Pipere - vorrebbero far partire in tempi brevi un sistema avanzato, mentre altre aziende temono invece che gli oneri previsti dalle direttive si riflettano negativamente sul mercato". Nell'attesa del decreto di recepimento, al momento chi vuole gettare rifiuti elettronici correttamente non sa da che parte girarsi. Sono pochi i commercianti che ritirano l'usato in caso di acquisto di un apparecchio nuovo. "Ma non potrebbero farlo - sottolinea Pipere - perché dovrebbero avere un'autorizzazione per lo stoccaggio di rifiuti pericolosi e dovrebbero compilare il registro di carico e scarico dei rifiuti e il Mud (Modello Unico di Dichiarazione ambientale, ndr)". Invece bisognerebbe trovare un accordo, secondo Pipere, per semplificare gli adempimenti normativi, trovando anche un sistema che a regime li incentivi a ritirare l'usato, altrimenti al sistema mancherà un anello fondamentale. Diversamente, pratiche dubbie possono anche far passare dei guai a commercianti sensibili e disponibili. All'anno zero il settore lo è anche per quel che riguarda gli operatori del trattamento e del riciclo. Un trattamento delicato, perché in gran parte degli apparecchi si trovano composti altamente tossici, che può però far crescere nuova occupazione, come è stato detto durante il convegno di Legambiente. I casi positivi citati durante l'incontro sono stati quelli della bresciana Siat, della rhodense Relight, entrambe specializzate nel trattamento e nel recupero di rifiuti elettrici ed elettronici e il Consorzio est Milano che tra le diverse iniziative di raccolta differenziata ha introdotto, con buon successo, anche quella relativa a questa tipologia di rifiuto.