Fondi dimezzati al Viminale per il piano sicurezza - da Il Corriere della Sera del 14.04.2004
15 March, 2004
SICUREZZA IN ITALIA Concessi 225 milioni di euro, la richiesta era di 450 Il Tesoro: sufficienti, vanno usati in modo adeguato ROMA - La nuova emergenza terrorismo riporta in primo piano il problema dei fondi stanziati per la sicurezza. Dopo la strage di Madrid, l’Italia potenzia le misure di protezione. E al Viminale si rifanno i conti per impiegare al meglio i soldi elargiti dall’ultima legge Finanziaria. Per tutti parlano le cifre: la richiesta presentata dal ministero dell’Interno era di 450.436.000 euro, sono arrivati 225.000.000 euro. Scorrendo il dettaglio si scopre che le «voci» sono state pressoché dimezzate, in alcuni casi ridotte di un terzo. «I fondi - fanno sapere al Tesoro - sono sufficienti. Vanno solo ripartiti in maniera adeguata». IL BILANCIO - La relazione del ministero dell’Interno con le indicazioni del fabbisogno in vista della Finanziaria è divisa in capitoli di spesa. Il primo riguarda il personale e comprende missioni, trasferte, straordinari e indennità per gli agenti impiegati in servizi di ordine pubblico, ritenuti ad alto rischio. La richiesta era di 310.336.000 euro, sono stati concessi 192.875.000 euro. Di gran lunga inferiore alle aspettative è stato anche il finanziamento relativo all’adeguamento delle tecnologie: 26 milioni di euro a fronte di un’istanza pari a 68 milioni di euro. In questa «voce» rientra lo sviluppo dei sistemi informatici, ma soprattutto l’acquisto delle apparecchiature da utilizzare per il controllo dei bagagli negli aeroporti e nelle stazioni, per il rilevamento degli esplosivi, per l’adeguamento del parco autovetture e la manutenzione degli stabili. Tagli drastici sono stati decisi dal Tesoro anche per quel che riguarda gli equipaggiamenti: 4 milioni e mezzo di euro, anziché i 16 milioni richiesti. I CONTRASTI - Più volte i ministri Pisanu e Tremonti si sono scontrati sul problema degli stanziamenti. A novembre, dopo gli attentati di Istanbul e la strage di Nassiriya in cui persero la vita 19 italiani (dodici carabinieri, cinque soldati e due civili), il titolare del Viminale chiese ufficialmente al premier un aumento delle risorse per il controllo del territorio e delle frontiere. Una linea condivisa da molti esponenti della maggioranza. Il responsabile del Tesoro non ha mai negato la necessità di soddisfare le esigenze delle forze dell’ordine e nella conferenza stampa di fine anno si è detto «orgoglioso che tra le priorità della Finanziaria ci fosse quella riguardante la sicurezza». Ma ritiene che gli stanziamenti decisi siano sufficienti e che il problema stia nella ripartizione delle risorse che dovrebbe privilegiare alcuni capitoli di spesa a scapito di altri. E per questo non manca di sottolineare che anche lo stanziamento dell’8 per mille può essere utilizzato in casi di emergenza, così come gli 81 milioni di euro inseriti nella tabella «A». LE CARENZE - In realtà, al Viminale hanno pronto l’elenco di tutti i settori in sofferenza. E l’attenzione si concentra su quei reparti in prima linea nella lotta al terrorismo. Le apparecchiature per il controllo bagagli negli aeroporti sono in grado di identificare soltanto alcuni tipi di esplosivo, mentre altri potrebbero sfuggire al controllo. Gravi carenze anche per quel che riguarda i sistemi di radiografia mobile che consentono di analizzare pacchi e buste sospette. «In Italia - denuncia il segretario del Sap, Filippo Saltamartini - ne abbiamo dieci, mentre ne servirebbe almeno uno in ogni questura. Problema analogo per i robot per il disinnesco degli ordigni che per di più non sono dotati di telecamera tridimensionale». I camion destinati al trasporto degli esplosivi non hanno il sistema di rilevazione satellitare e dunque sfuggono al controllo durante il viaggio. Nei porti non ci sono i metal detector e così la verifica dei container viene effettuata manualmente. LA PROTESTA - «Manca la tecnologia - denuncia il segretario dell’Associazione funzionari, Giovanni Aliquò -, ma mancano soprattutto gli uomini. La Stradale ha un buco in organico di 1.200 unità, alla Ferroviaria mancano 1.500 persone. In un momento così delicato per la sicurezza sui convogli, le scorte vengono garantite da due poliziotti che non possono superare le sei ore di servizio perché nessuno può garantire il pagamento degli straordinari: viaggiano per tre ore, poi scendono dal treno e tornano indietro, spesso senza che nessuno li sostituisca fino a destinazione. Le carenze sono tali da aver costretto il dipartimento a chiudere i posti di polizia delle stazioni minori. Si dice che ci sono i soldi? Noi non li vediamo. E siamo costretti a girare con le auto senza airbag. Spesso anche con le luci di posizione che non hanno la lampadina». Fiorenza Sarzanini