IL PIANO D’AZIONE DELLA PROVINCIA AUTONOMA DI TRENTO CONTRO L’INQUINAMENTO DA TRAFFICO
14 April, 2004
Le misure adottate per contenere in momenti di emergenza l’ulteriore aumento delle Pm10. Ma a partire dal 2005 interventi più strutturali ed a carattere preventivo Archiviata l’esperienza delle targhe alterne, effettuata dai Comuni trentini nel corso del 2003, la Provincia autonoma di Trento ha rilanciato la lotta alle polveri sottili (PM10) ed agli altri inquinanti prodotti dal traffico automobilistico varando, nel dicembre 2003, in accordo con i Comuni trentini, uno specifico Piano antinquinamento. Si tratta del piano che indica le misure da adottare – secondo una progressione degli interventi articolata in quattro fasi (diventate poi tre a partire dalla prima settimana di gennaio 2004) – in caso di superamento delle soglie limite. Il piano, che si configura quale stralcio del più generale Piano di risanamento della qualità dell’aria approvato dalla Giunta provinciale nel febbraio 1998, è stato sottoposto ad una larga consultazione e condivisione dei Comuni e delle categorie economiche e nasce da una sperimentazione condotta sui territori comunali di Trento e Rovereto, le due maggiori città del Trentino, e da un’approfondita analisi compiuta da un apposito gruppo di lavoro al quale partecipano l’Agenzia provinciale per la protezione dell’ambiente, i Comuni di Trento e Rovereto, il Consorzio dei Comuni Trentini, l’azienda di trasporti Trentino Trasporti ed altri servizi della Provincia autonoma. Caratterizzandosi come uno strumento utile ad affrontare le situazioni di emergenza, il piano contempla provvedimenti volti a contenere, e non dunque a ridurre, il livello delle PM10 nei momenti di “crisi”. L’obiettivo di prevenire tali situazioni di emergenza con azioni direttamente orientate ad una riduzione dei livelli di inquinamento è demandato a misure ed interventi di carattere strutturale, volti appunto a prevenire l’insorgenza di momenti di emergenza, che la Provincia autonoma ha già annunciato e che entreranno in vigore a partire dal 2005. Per quanto riguarda le polveri sottili, il Piano d’azione fa riferimento ad un limite di 50 microgrammi per metro cubo, a fronte di un limite europeo fissato per quest’anno in 55 microgrammi/metro cubo, limite che si abbasserà per tutti a 50 a partire dal gennaio 2005. La stessa Unione Europea ha per altro previsto che vi è pericolo per la salute umana alloruando si hanno superamenti del limite massimo per 35 giorni in un anno: per quanto riguarda la provincia di Trento, grazie anche ai provvedimenti già adottati ed applicati, si è ben al di sotto di tale numero. . Le categorie di veicoli alle quali, in situazione di emergenza inquinamento, dal dicembre scorso viene interdetta la circolazione sono i diesel non catalizzati (Euro 0 e Euro 1, immatricolati prima dell’ottobre 1994) ed i benzina privi di marmitta catalitica, motoveicoli e motocicli compresi. I veicoli, cioè, i cui livelli di emissione rispettano solo i parametri di cui alle direttive 91/441/CE, 91/542/CE o 93/59/CE o i parametri in materia di emissioni in vigore precedentemente alle medesime. Sono dunque esclusi i veicoli classificati come Euro 2, Euro 3 ed Euro 4. La limitazione della circolazione dei vecchi veicoli diesel e benzina non catalizzati coinvolge, in prima istanza, gli automomezzi più inquinanti (circa 37.000 mezzi) e non colpisce indiscriminatamente tutto il parco circolante. Un tipo di intervento che trova per altro riscontro anche nei provvedimenti applicati in gran parte del nord Italia (vedi provincia di Bolzano, Lombardia, Comune di Padova ed altri) e che tiene conto del fatto che il “contributo” del traffico veicolare all’inquinamento complessivo è pari al 50 per cento e che, all’interno di tale quota, gli automezzi di più vecchia data contribuiscono con le proprie emissioni per il 60 per cento. Oltre che sulla soglia di attivazione e, come vedremo subito, su una serie di specifici provvedimenti la cui adozione è demandata ai sindaci, il Piano poggia sulla suddivisione (la cosiddetta “zonizzazione”) del territorio provinciale – precisamente la porzione interessata dall’attraversamento di importanti arterie stradali e dalla presenza di grossi centri urbani, vale a dire la Valle dell’Adige, la Valsugana fino a Borgo Valsugana, la Vallagarina e il Basso Sarca – in due zone: la Zona A 1– comprendente i comuni con oltre 10.000 abitanti (Trento, Rovereto, Arco, Pergine Valsugana e Riva del Garda) – e la Zona A 2 comprendente i comuni con meno di 10.000 abitanti (Ala, Aldeno, Besenello, Borgo Valsugana, Calceranica al Lago, Caldonazzo, Calliano, Civezzano, Isera, Lavis, Levico Terme, Mezzocorona, Mezzolombardo, Mori, Nago-Torbole, Nave San Rocco, Nogaredo, Nomi, Novaledo, Pomarolo, Roncegno, San Michele all’Adige, Villa Lagarina, Volano, Zambana). Una classificazione, questa, che è stata effettuata confrontando i dati della valutazione preliminare della qualità dell’aria con le soglie previste dalla legislazione per i differenti inquinanti e che il piano d’azione prevede venga riesaminata – in assenza di cambiamenti significativi delle attività che influenzano i livelli nell’aria dei vari inquinanti – ogni cinque anni. Il piano di azione non fa però distinzione, nell’articolazione dei provvedimenti da adottare, tra le due zone, considerando tutti i comuni citati quale ambito di applicazione degli interventi che di volta in volta scattano in base ai livelli di inquinamento ed alla loro durata. In sintesi, tre sono le fasi previste: fase 1: scatta il primo giorno di superamento con la sola informazione, curata dall’Appa e dai Comuni.; fase 2: scatta dopo 5 giorni di superamento, con limitazione ai motori diesel ed a benzina non catalizzati (ante Euro 2) dopo cinque giorni consecutivi di sforamento del limite di 50 microgrammi al metro cubo di “polveri sottili”; fase 3: scatta dopo 9 giorni di superamento, con limitazione ai diesel non catalizzati ed a tutti gli altri veicoli a benzina non catalizzati, motoveicoli e motocicli compresi, a partire dall’undicesimo giorno dopo il primo superamento. In aggiunta, si dovrà: · Attivare o incrementare l’attività di pulizia delle strade al fine di evitare l’accumulo di polveri sottili lungo le piattaforme stradali; · Vietare l’utilizzo di ventilatori per asportare dalle strade le foglie o la sabbia depositata sul terreno, facendo ricorso esclusivamente allo spazzamento ad umido; · Vietare la combustione all’aperto di residui vegetali (sterpaglie, residui della potatura, eccetera) senza alcuna deroga. I Comuni, in questa fase, potranno inoltre raccomandare ai cittadini di ridurre di un grado i valori massimi consentiti della temperatura all’interno degli edifici. Un grado di calore in meno in casa comporta, infatti, una riduzione delle emissioni inquinanti pari al 25 per cento. Si è già detto di come il Piano d’azione antinquinamento miri soltanto a contenere, e non a ridurre, in momenti di emergenza l’ulteriore aumento delle polveri e di come la Provincia autonoma stia già lavorando a misure più efficaci – che entreranno in vigore a partire dal 2005 - volte a prevenire l’insorgenza di tali momenti critici. Le misure “strutturali” di cui si parla potrebbero essere il blocco dei veicoli per due giorni in settimana, a prescindere dai livelli di inquinamento riscontrati, ma anche di targhe alterne, sapendo per altro che queste ultime avrebbero comunque meno efficacia degli stessi provvedimenti adottati e tuttora in vigore.