Piazza San Carlo: Il futuro oltre la politica
21 May, 2004
di Gian Giacomo Migone DALLE cronache cittadine apprendo che si va surriscaldando la discussione sul destino di Piazza San Carlo. Di per sé niente di male. Anzi. Non affermiamo tutti che la partecipazione alla vita della città - che non significa solo libero scambio di informazioni e di opinioni, ma anche ascolto dei cittadini da parte di chi è chiamato a decidere e viceversa - costituisce un importante valore democratico? Perché, allora, una proposta di «deliberazione di iniziativa popolare», emendabile come tutte le delibere, che è all'ordine del giorno del prossimo Consiglio comunale (la seduta in Sala rossa si svolgerà lunedì prossimo, 24 maggio, ndr), deve essere percepita come atto aggressivo nei confronti del sindaco e della giunta, solo perché chiede informazioni e tempi ulteriori di riflessione riguardo ad uno dei gioielli barocchi della città? Visto che ci mancano molti pareri autorevoli, perché non è la stessa amministrazione comunale ad avviare in tempi rapidi un dibattito e confronto culturale come già fatto con le iniziative dell'Urban Center, diretto dal city architet (quanto inglese!) Carlo Olmo, rinviando le delibere al dopo elezioni? Altrimenti la discussione rischia di assumere connotati di schieramento politico assolutamente da evitarsi su un tema importante, ma che va sottratto ad ogni strumentalità. Da questo punto di vista ritengo che Maria Grazia Sestero, assessore competente, e un consigliere comunale come Monica Cerutti, di comune appartenenza di partito e di tendenza (il cd Correntone), ma per ora, com'è noto, di diversa opinione, abbiano dato il buon esempio, rendendoci tutti più liberi di discutere e di giudicare