Vogliamo internet sui treni, il mercato delle emissioni e le bottiglie di vetro
19 July, 2004
Vogliamo poter ricaricare i nostri cellulari e i nostri computer sul treno. Vogliamo sul treno poterci collegare a Internet. Non so quanti siamo ad avere questa esigenza, ma certo non pochissimi. Che c’entra con “l’ecocittadino”? Espongo il ragionamento, che nasce ovviamente da esperienza personale. L’altro giorno ho pensato che valeva la pena di andare al meeting internazionale su clima ed energia promosso dalla Regione Toscana a San Rossore, anche se avevo solo un giorno disponibile. Poco meno di quattro ore di treno sia all’andata che al ritorno: pesantuccio, ma si può fare. E poi in treno si può lavorare. Peccato che le quasi quattro ore si sono trasformate in cinque, sia all’andata che al ritorno, dato che le Fs puntano sull’Alta Velocità invece che sull’Alta Puntualità. Ma sarebbe stato ancora sopportabile se avessi trovato una presa elettrica con cui caricare computer e telefono ormai esausti. Al ritorno ho capito che solo in alcuni wc di prima classe c’erano prese funzionanti. Così mi son chiuso nel cesso un quarto d’ora col computer..E poi di nuovo col cellulare…Fortuna che la prima classe era poco frequentata, nessuno ha bussato. Se le prese fossero largamente disponibili il viaggio in treno sarebbe molto più appetibile, per tutti noi, nonostante i ritardi. Non capisco poi perché non interessi alle compagnie telefoniche o ai provider venderci il collegamento Internet anche in treno. E per l’energia: forse con lo stesso movimento del treno si può produrre l’energia per le batterie dei nostri strumenti, facendocela risparmiare a casa. *** Già, l’energia: teneva banco a San Rossore come la questione fondamentale della svolta di cui il pianeta e l’umanità hanno bisogno. Che la Russia ratifichi o no il Protocollo di Kyoto è poco più di un pettegolezzo politico, di fronte alla grandezza del cambiamento necessario e possibile. E’ stato suggestivo vedere e sentire un corpulento deputato socialdemocratico tedesco comiziare a favore del sole e del vento e polemizzare contro un sostenitore del nuovo nucleare “pulito”. Ma la novità più attraente, diciamo pure la nuova tendenza lanciata, (in questa sede dal governatore Martini e dall’assessore Franci) è quella del “mercato delle emissioni”. L’idea è quella che i governi locali stessi vi partecipino, al pari delle grandi imprese che consumano energia e quindi emissioni. Stabilita la quota massima di tonnellate di anidride carbonica che posso emettere per le varie attività, il mercato dovrebbe incentivare la riduzione. Vendo e acquisto crediti: vendo le attività virtuose cioè pulite, e invece compro crediti per compensare le attività in cui ancora consumo energia fossile. La vice-sindaca di Londra ha detto: dovremo pagare per la nostra metropolitana ancora poco efficiente dal punto di vista energetico ma “incasseremo” sui bus ecologici. Si è poi posta uno dei tanti problemi che susciteranno discussione: a chi sono attribuibili le emissioni dei veicoli? A chi li costruisce, a chi li usa o ai governi locali che ne dovrebbero regolare l’uso? L’idea che circola negli ambienti del sindaco di Londra è di un futuro grande fratello satellitare che faccia pagare un pedaggio a tutti gli automobilisti, graduato secondo i consumi e i percorsi. *** L’Assovetro, società dei produttori del vetro, sta difendendo le bottiglie dalle ordinanze di divieto che fioccano nelle varie città. Una lotta apparentemente impari contro sindaci o prefetti che proibiscono nei mesi estivi la vendita o l’asporto di bottiglie di vetro. Finora i Tar hanno dato per lo più ragione all’AssoVetro: le ordinanze sono legittime per situazioni e motivi eccezionali, non per condizioni ordinarie e prolungate. (In quell’ottica si dovrebbe addirittura fare una legge anti-vetro..) Ma ora a Roma ci si è messo il più forte prefetto d’Italia, sarà più difficile che il Tar lo bocci. Trovo abbastanza ecocittadina la battaglia dell’Assovetro, innanzitutto perché il vetro è il contenitore di bevande più riciclabile. E poi perché se non si riescono a far rispettare le regole elementari è meglio organizzare socialmente la sicurezza anziché varare divieti più severi e strani. E’ meglio cioè far lavorare qualcuno che giri a recuperare immediatamente le bottiglie di vetro attorno ai locali e ai chioschi.