Dalle patatine ai motori
Cuneo: un progetto per ricavare biodiesel dagli oli alimentari esausti
12 November, 2003
E se dopo aver fritto le patate facessimo muovere la macchina? Ovvero: se con gli oli alimentari esausti creassimo del biodiesel? L’idea l’ha avuta Gianfranco Peano, esponente cuneese di Legambiente e insegnante di chimica all’ITIS Mario del Pozzo di Cuneo. “in realtà ci siamo ispirati a delle esperienze già esistenti – ci dice Peano – ad esempio quella di Gratz, in Austria, o Hong Kong, o, per rimanere in casa nostra a Città di Castello. La creazione di biodiesel dagli oli alimentari esausti è una possibilità assolutamente reale e realistica, che coniuga un riutilizzo di risorse che altrimenti sarebbero smaltite, spesso in modi non corretti, una esperienza di raccolta differenziata e vantaggi ambientali grazie alla riduzione di emissioni inquinanti da parte delle auto”. In Italia, infatti da stime recenti sembra che circa la metà delle 1milione e 800mila tonnellate di oli alimentari esausti, venga smaltito in maniera impropria, ovvero attraverso lavandini, fognature ecc. “Con i nostri studenti – continua Peano - abbiamo fatto delle sperimentazioni sulla creazione del biodiesel, con un finanziamento da parte dell’Azienda Cuneese Smaltimento Rifiuti (ACSR). Ad oggi le sperimentazioni sono terminate e siamo in attesa di dar loro uno sbocco effettivo. Abbiamo fatto un sondaggio presso un buon numero di famiglie e utenze commerciali cuneesi che si sono dichiarate bendisposte ad effettuare la raccolta differenziata. Ora mancherebbe una produzione a livello industriale. Ovviamente il carburante prodotto sarebbe utilizzato dalle vetture dell’ACSR”. L’esempio di Città di Castello, dove gli oli vengono raccolti in maniera differenziata per poi essere processati direttamente da una azienda operante nel settore, non può che far ben sperare i giovani chimici. ”Oltre ai vantaggi della differenziata, infatti – afferma Peano – il biodiesel ha vantaggi ambientali notevoli: meno polveri fini, meno monossido di carbonio, niente idrocarburi policiclici aromatici, e in più la CO2 prodotta fa parte del “ciclo naturale”, arrivando direttamente da vegetali”. Un tema, quello dei biocarburanti, che non può essere trascurato. Nel resto d’Europa l’utilizzo di questi carburanti è già consuetudine, almeno per quello che riguarda Francia e Germania. E anche a livello legislativo, si sta muovendo qualcosa: è del maggio 2003 la direttiva del Parlamento Europeo per la promozione dell’uso dei biocarburanti e di altri carburanti rinnovabili nei trasporti.