I gipponi si difendono.
Commenti e reazioni (da la Repubblica del 7 ottobre)
07 October, 2004
INQUINAMENTO La parola ai possessori di gipponi dopo le restrizioni annunciate dal Comune In rivolta il popolo delle jeep \"Inquinano di più i motorini\" \"In fondo le 4x4 vengono usate anche dalla Protezione civile\" \"Contro i miei interessi, dico che il Comune ha ragione\" CLARIDA SALVATORI -------------------------------------------------------------------------------- Contrariati. Increduli. Arrabbiati. Quelle norme restrittive, che il Campidoglio vorrebbe imporre per i fuoristrada, a loro che ne possiedono uno non vanno proprio giù. Trova un´ingiustizia, il popolo dei gipponi, non poter girare per le strade del centro e, se residenti, dover pagare il parcheggio come chi, nel cuore di Roma, non ci abita. «Dicono che le nostre macchine sono più inquinanti delle berline. Ma dove sta scritto?» reagisce Andrea Tomassini. «Allora i furgoni e i motorini? Non è peggio quello che esce dai loro tubi di scappamento?», s´indigna Massimo Marè, che possiede due jeep e da quindici anni è iscritto ad un´associazione per appassionati di fuoristrada: «Siamo i primi a rispettare la natura, molto più di quanto facciano i cacciatori. E la tecnologia montata su queste auto fa invidia anche alle berline di lusso». E poi aggiunge: «Questo accanimento mi sembra ingiusto ed eccessivo. In fondo le quattro x quattro vengono usate anche dalla Protezione civile e in alcuni casi, come quando ci sono delle alluvioni, sono una vera manna dal cielo». Sorride ma è arrabbiato Fabrizio Di Lelia: «Prima ci hanno tolto gli spazi per fare fuoristrada, ora ci mancava anche questa. Ma non sarà tutta una questione politica che interessa i verdi?». È un coro pressoché unanime. Quasi tutti i \"fuoristradisti\" (che a Roma sono poco meno di 10 mila) la pensano allo stesso modo. «Vogliono metterci al bando, ma non sanno che al mondo non c´è vettura più utile», spiega Rolando Campili: «Si può usare per lavoro, ma anche per andare fuori nel week-end». Ma esistono anche altri risvolti, piuttosto negativi: «Quando ci sono dei posti di blocco siamo i primi ad essere fermati, forse perché di jeep ne vengono rubate molte», racconta Stefano Fioravanti. «Per non parlare delle spese che dobbiamo sostenere», gli fa eco Giacomo Bollanti, «il bollo è più caro, l´assicurazione costa di più, il prezzo delle riparazioni e dei pezzi di ricambio è alle stelle. Se poi bisogna spendere anche altri soldi, non conviene davvero più possederne una». Contrario all´idea del Comune di Roma anche il delegato regionale per il Lazio della Fif (Federazione italiana fuoristrada), Fabrizio Pallocci. «Questi provvedimenti sono un´ingiustizia e oltretutto limitano la libertà personale. La gente infatti deve essere libera di comprare la macchina che più desidera, anche se si tratta di un fuoristrada». E replica, uno per uno, a tutti i punti di accusa che vengono mossi ai colossi del traffico. «Non sono più inquinanti e non consumano troppo; anzi spesso hanno gli stessi motori montati su una comune berlina. E, visto che vanno più piano, i consumi sono addirittura inferiori. Non è vero che sono instabili e pericolosi; hanno degli ottimi sistemi elettronici e superano, come tutte le altre macchine, i crash-test. Al contrario, sul bagnato, come sulla neve, danno più sicurezza e la maggiore visibilità della strada, vista la guida così alta, permette a volte di prevenire gli incidenti. E infine, anche sul problema dell´ingombro ci sarebbe molto da dire. Una monovolume o una station wagon sono più piccole solo di qualche centimetro». Tutti d´accordo, dunque, nel difendere la loro auto. A parte rare eccezioni. «Secondo me l´amministrazione comunale ha ragione», replica a sorpresa Riccardo Benedetti, «sono macchine ottime sui percorsi dissestati, ma pericolose e ingombranti. E questo lo dico anche contro il mio interesse perché un domani, quando vorrò rivendere la mia jeep, sarà difficile trovare un acquirente se ci sono queste misure restrittive. Ma forse la cosa più giusta è fare come in America: bandirle».