I rifiuti più speciali... Come si è arrivati a Scanzano Jonico
Scorie nucleari, stoccaggio e opposizione popolare. Con il punto sul nucleare in Europa, di Mauro Albrizio
21 November, 2003
di Domenico De Leonardis Il Consiglio dei Ministri con una scelta a sorpresa in un decreto entrato in vigore nei giorni scorsi ha deciso il sito dove nascerà il cimitero del nucleare italiano: a Scanzano Ionico, comune in provincia di Matera. I modi e i tempi della decisione hanno suscitato oltre che alle proteste della popolazione interessata anche scalpore all’interno del mondo politico e ambientalista. Una spaccatura che attraversa trasversalmente il mondo politico e tutto il movimento ambientalista e antinuclearista. Una decisione che spacca il paese tra Nord e Sud, tra il sindaco di Caorso che esulta perché vede la fine dello stoccaggio provvisorio dei rifiuti nucleari, e il Governatore della Basilicata che contesta i modi e i tempi della decisione. Una decisione presa sull’emergenza o l’emergenza usata per prendere la decisione ? La scelta rispetta i principi di un confronto tra livelli diversi di governo, ha esaminato le alternative e riunito attorno a se’ tutti i portatori di interesse per arrivare ad una proposta se non accettata da tutti almeno condivisibile sul piano del metodo da gran parte degli interessati ? Per questo motivo cerchiamo di ricostruire il percorso decisionale che peraltro ricalca altri processi tipici su scala locale come quelli di collocazione di una discarica o costruzione di un inceneritore. La decisione Il decreto legge del Consiglio dei Ministri stabilisce il sito in Scanzano Ionico. Il comune ha una popolazione di circa 6000 abitanti. E’ un centro balneare che da sullo Jonio. E’ un centro agricolo (agrumi, pesche, fragole, kiwi, le maggiori produzioni) in fase di trasformazione turistica grazie alle forti attrative (bandiera blu d’Europa) e a progetti turistici finanziati dall’UE. Il sito prescelto e’ un giacimento di salgemma di circa 1200 ettari a 700 m di profondità. Proprio il salgemma secondo gli studi garantirebbe la sicurezza dell’impianto. A pochi chilometri da Scanzano Ionico, a Trisaia, c’e’ un centro ENEA per il riprocessamento delle scorie attivo dagli anni’ 60. Un’inchiesta del ’94 scopre che alcuni bidoni contenenti scorie erano marciti facendo fuoriuscire il materiale nelle vasche. I termini del problema In Italia sono state costruite quattro centrali elettronucleari (Trino, Caorso, natiLa, Garigliano) e quattro impianti per il trattamento e fabbricazione del combustibile (Saluccia, Bosco Marengo, Casaccia, Trisaia). Secondo il commissario Carlo Jean ci sarebbero da smaltire 55 mila metri cubi di materiale a bassa e media intensità e 8500 metri cubi di materiale ad alta intensità. Cifre riviste verso l’alto dall’ex ministro Gianni Matteoli che stima in 200 mila metri cubi l’ammontare complessivo del materiale a bassa e media intensità (piu’ 1500 metri cubi di materiale ad alta intensità) tenendo conto del materiale dismesso dallo smantellamento delle centrali. Il processo decisionale L’attuale governo fino all’11 settembre 2001 non sembrava particolarmente attento al problema smaltimento dei rifiuti nucleari. Dopo questa data il primo a dare l’allarme sull’uso terroristico delle scorie nucleari e’ stato il presidente dell’ENEA Carlo Rubbia. Le “dirty bomb” capaci di causare centinaia di morti sono nei piani di Al Qaeda. Fino alle Twin Tower – ricostruisce l’Espresso in edicola questa settimana - l’ultimo atto governativo lasciato in eredità dal precedente esecutivo era una relazione tecnica del Ministero dell’Industria che pur individuando come opzione perseguibile e sicura il sito sotterraneo invitava alla cautela e ad ulteriori studi. Infatti esperienze analoghe in questo momento sono portate avanti solo dagli americani che dispongono di vaste superfici desertiche (New Messico) e che comunque hanno alle spalle 25 anni di studi sullo stesso sito. A scala ridotta qui in Italia si può dire che: - la Basilicata non e’ un deserto; - che le indagini su cui è stata determinata la scelta su dati geologici sono degli anni ’60; - la portata del problema smaltimento delle scorie nucleari in america ha una dimensione diversa rispetto a quella di un paese che ha scelto da vent’anni di non produrre energia nucleare. La stessa Francia, principale produttore di energia nucleare in Europa, ha nel 91 approvato una legge che concedeva 15 anni di studi sulla gestione delle scorie radioattive prima di decidere quale tipo di soluzione privilegiare. Gli eventi di cronaca fanno accelerare le decisioni del nostro Governo. Dapprima si pensa di risolvere il problema con Putin perché la Siberia sembra la soluzione piu’ giusta. Intanto viene nominato il presidente della Sogin, società del Ministero del Tesoro che e’ deputata allo smantellamento delle centrali nucleari e allo smaltimento delle scorie. Tremonti sceglie il suo amico, Carl Jean – ex massone riporta l’Espresso. Fin qui prevale la logica dello spoil system e dell’affidare in manu militari una questione dalle grosse rilevanze tecnico-scientifiche e sociali. Un conflitto nasce anche in questo campo: poco prima dell’inzio dei bombardamenti su Bagdad Carl Jean conquista anche la “medaglia” di commissario delegato per la messa in sicurezza dei materiali nucleari. Il generale, continua l’Espresso, cerca di coinvolgere la conferenza Stato-Regioni ma il 15 luglio tutte le Regioni sospendono l’esame del piano di stoccaggio. Di qui ai giorni nostri il passo e’ breve: viene scelta la Basilicata.