Legambiente critica il provvedimento del governo
Briciole e rottamazioni
18 February, 2005
SMOG LEGAMBIENTE: “RIDICOLA LA PROPOSTA DEL GOVERNO. POCHI SOLDI, POCHE IDEE, POCA VOLONTA’ POLITICA LA ROTTAMAZIONE E’ L’UNICO LEIT MOTIV DI SINDACI E MINISTRI “Ridicola”. E’ questo l’aggettivo più appropriato, secondo Legambiente, per commentare la risposta all’emergenza smog data oggi dal Consiglio dei Ministri. “Le risorse stanziate dal Governo sono modeste, l’unico intervento individuato da sindaci e ministri è quello della rottamazione che ormai suona come un disco rotto. Non viene messa in campo nessuna seria strategia per contrastare la congestione quotidiana e l’alto tasso di smog e rumore da traffico. Una vera miseria, uno spettacolo desolante”. Pur riconoscendo che un piccolissimo passo in avanti si è fatto vincolando una parte dell’accisa sui carburanti a un fondo per il trasporto pubblico e ponendo le basi per lo svecchiamento del parco bus Legambiente afferma che tra la consapevolezza ormai diffusa dell’emergenza smog e le risposte messe in campo c’è una distanza abissale. “Non si tratta solo di cifre economiche – accusa Della Seta – Certo, è vero: 350 milioni di euro non bastano nemmeno per realizzare tremila metri di metropolitana (30 metri per ognuna delle 100 città italiane!). Ma il problema è un altro. L’emergenza smog è figlia soprattutto di una anomalia tuta italiana: troppe auto (72 veicoli ogni 100 abitanti), poco trasporto pubblico, una mobilità caotica che i sindaci non hanno saputo o voluto governare”. Che senso ha allora – è l’accusa che Legambiente rivolge a Governo e sindaci – continuare a proporre interventi di rottamazione (ora dei motorini, ora delle vecchie auto, ora dei bus), quando il primo punto all’ordine del giorno dovrebbe essere quello della riduzione del traffico privato e del contemporaneo aumento delle infrastrutture per il trasporto pubblico, a partire da quelle rapide di superficie come le tranvie. “Tra i diversi interventi per una mobilità sostenibile – conclude Della Seta – c’è sicuramente anche quello dello svecchiamento della flotta dei bus, che hanno mediamente 10 anni di vita, un’età media di gran lunga superiore a quella europea. Ma gerarchizzando gli interventi quello della rotamazione dei bus sarà forse al sesto o al settimo posto. Viene prima una politica di investimenti per le linee di trasporto veloce di superficie (tranvie su ferro), viene prima una politica infrastrutturale che mette al centro i collegamenti ferroviari tra il comune capoluogo e quelli limitrofi non considerandoli più rami secchi, viene prima una diversa politica fiscale sull’auto (incentivi a chi non la usa, disincentivi a chi la usa spesso), una diversa politica della mobilità urbana (oggi viaggia in sede protetta solo l’1% dei bus, si dovrebbe tendere al contrario), viene prima il principio del “chi usa paga” introducendo ticket e pedaggi per le aree più congestionate. Ribadiamo: i bus italiani sono vecchi. Ma Matteoli e soci vogliono farci credere che l’emergenza smog nasca ad esempio dai 2.000 bus romani piuttosto che dai 2 milioni di veicoli privati che circolano nella capitale?”