Legambiente: \"Si tratta di un pericolosissimo passo indietro\"
Comunicato stampa
16 March, 2005
CON L’ADOZIONE DEL NUOVO PPGR LA GIUNTA PROVINCIALE DI TORINO INTENDE PIU’ CHE RADDOPPIARE IL DIMENSIONAMENTO DELL’INCENERIMENTO RISPETTO AL PRECEDENTE PIANO PROVINCIALE DI GESTIONE DEI RU PER LEGAMBIENTE IL PIANO ADOTTATO AVREBBE DOVUTO INVECE RIDURRE IL DIMENSIONAMENTO DELL’INCENERITORE TENENDO CONTO DEGLI ENORMI PROGRESSI SUL FRONTE DELLA RACCOLTA DIFFERENZIATA COMPIUTI IN TANTI COMUNI DELLA PROVINCIA Relativamente all’odierna approvazione del nuovo PPGR da parte della Giunta provinciale Legambiente intende ribadire con forza la propria assoluta contrarietà al cambiamento di indirizzo assunto dalla Provincia nel campo della gestione dei RU: dalla priorità alla RD si passa al più che raddoppiato quantitativo da bruciare in Provincia (nel vecchio Piano, su un totale di 1.000.000 di t/a prodotte, si stimavano 300.000 t/a circa ed ora si passa ad oltre 700.000) giustificando il sovradimensionamento attraverso una stima tutta da verificare della quota di rifiuti speciale di origine industriale e di fanghi in aggiunta alla quota di rifiuti urbani. La destinazione finale dei rifiuti speciali non recuperabili non può essere vincolata con un Piano provinciale, ma si basa sul meccanismo del libero mercato e questo anche la provincia dovrebbe saperlo. Il sovradimensionamento dell’assetto impiantistico per lo smaltimento degli RSA non è quindi giustificabile poiché, comporterebbe un enorme sovradimensionamento dell’inceneritore impedendo, di fatto, l’ulteriore sviluppo delle RD nella nostra Provincia. “Paradossalmente proprio in Provincia di Torino in moltissimi Comuni sono stati raggiunti risultati di eccellenza sul fronte del riciclaggio (con Comuni di grandi dimensioni, come Chieri, San Mauro, Venaria, Orbassano, che hanno superato il 65 % di RD) che stanno dimostrando che, al contrario di quanto operato nel nuovo PPGR, si sarebbe dovuto rivedere al ribasso e non al rialzo i quantitativi da bruciare. – denuncia Vanda Bonardo, presidente Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta - Con la diluizione dei finanziamenti alla RD (estesi anche alla raccolta stradale) ed il dimensionamento dell\'incenerimento al 70 % del total,e si sta uccidendo sul nascere il bambino \"RD\" che stava invece crescendo molto bene e in fretta grazie alla passione dei nostri concittadini verso il riciclaggio”. Si deve poi sottolineare che non risulta assolutamente accettabile un Piano che prima stabilisce degli obiettivi, ma poi tranquillizza i soggetti gestori che devono operare per raggiungere tali obiettivi, ripetendo per ben tre volte che la Provincia, nel caso non si raggiungano tali obiettivi, si limiterà a prenderne atto e ad aumentare le previsioni dei quantitativi da bruciare. Per dare credibilità al Piano è invece necessario che vengano stabilite delle tempistiche precise per il raggiungimento degli obiettivi di RD che sicuramente possono raggiungere e superare il 50 % del totale visto che è già stato dimostrato che questi obiettivi sono facilmente raggiungibili. “Va segnalato – rammenta infine Vanda Bonardo - che la valutazione negativa di Legambiente trova riscontro anche nelle posizione di circa 60 sindaci che hanno recentemente firmato una lettera con cui chiedono alla Provincia di interrompere questa politica dissennata e di lasciare che siano gli stessi Comuni a decidere in autonomia le future azioni nel campo della gestione dei rifiuti marcando così per la prima volta una pericolosa contrapposizione tra amministrazioni locali e l’Assessore provinciale all’ambiente. In conclusione si può rilevare che soltanto attraverso il riavvio delle azioni di sostegno ai Comuni per la riduzione dei rifiuti e la diffusione della raccolta porta a porta (che sono le iniziative prioritarie secondo quanto stabilito dall’Unione Europea e dalla norma nazionale) la Provincia potrà ristabilire un clima di serena collaborazione con le Associazioni ambientaliste e le Amministrazioni locali e si potranno quindi ricreare le condizioni perché vengano realizzati anche i necessari impianti per il recupero energetico della frazione secca residua.