LCA delle stoviglie: riutilizzabili al primo posto. Pro.mo: "Lo studio sfata alcuni luoghi comuni sulla maggiore eco-sostenibilità di prodotti compostabili"
In occasione del convegno milanese “Second Life. La doppia vita delle stoviglie in plastica” promosso da Gruppo Produttori Stoviglie Monouso in Plastica di Unionplast, sono stati presentati i risultati di una ricerca dell'Università di Trento sull'impatto ambientale delle stoviglie. Risultato migliore per le stoviglie riutilizzabili. Perfomance peggiore per le stoviglie compostabili in PLA. Intervista di Eco dalle Città a Flavio Deflorian, professore dell'Università di Trento
12 March, 2013
Martedì 12 marzo 2013 si è svolto a Milano il convegno “Second Life. La doppia vita delle stoviglie in plastica” promosso da Pro.mo, il Gruppo Produttori Stoviglie Monouso in Plastica di Unionplast. Al centro dell'appuntamento la presentazione dei risultati di una ricerca condotta dal Dipartimento di Ingegneria Industriale dell’Università di Trento sull’impatto ambientale delle stoviglie (piatti e bicchieri). Lo studio è basato sull’analisi del ciclo di vita (Life Cycle Assessment).
Per quanto riguarda i piatti, la ricerca ha preso in esame stoviglie realizzate con diverse materie prime, tra cui plastica (dato medio tra due materie prime, polistirolo e polipropilene), polpa di cellulosa e PLA, e stoviglie tradizionali riutilizzabili, in porcellana o vetro. La ricerca ha preso in esame diversi scenari post-utilizzo ma l'attenzione si è concentrata su possibilità: nel primo caso 100% discarica e in secondo luogo il 50% di termovalorizzazione e il 50% di riciclo-meccanico. Il confronto sull'impatto ambientale dei diversi manufatti vede al primo posto della “classifica” i piatti riutilizzabili in porcellana (considerando un numero massimo di utilizzi pari a 1.000). “Al secondo posto i piatti monouso in plastica – fa notare Pro.mo. Al terzo posto i piatti monouso compostabili in polpa di cellulosa, mentre in ultimo e molto distaccati dagli altri i piatti in PLA”.
L'analisi è stata condotta anche sui bicchieri. La performance migliore anche in questo caso (per 1.000 utilizzi) è per i bicchieri in vetro. Al secondo posto bicchieri in cartoncino laminato (utilizzati per la comparazione con gli altri bicchieri). “L’impatto ambientale associato ai bicchieri in materiale tradizionale (PP, PS) – si legge nella presentazione dei risultati - è inferiore a quello dei materiali biodegradabili (PLA) e simile a quello dei bicchieri in cartoncino laminato”.
“Lo studio dell’Università di Trento – ha commentato Pro.mo - sfata alcuni luoghi comuni sulla maggiore eco-sostenibilità di prodotti compostabili e/o biodegradabili e dimostra che l’impatto ambientale delle stoviglie “tradizionali” riutilizzabili non è così distante da quello delle stoviglie monouso in plastica, senza considerare i vantaggi che queste ultime hanno a livello di igienicità e praticità”.
Eco dalle Città ha chiesto a Flavio Deflorian, professore dell'Università di Trento che ha presentato la ricerca, quali sono i fattori che indicidono sul risultato negativo delle stoviglie di plastica compostabili: “Il primo dato è legato al fatto che il compostaggio è un processo che ci permette di eliminare dai rifiuti una parte del materiale ma non si ottengono guadagni né in termini energetici né in termini di materiale. Questo forse ce lo dimentichiamo. Il processo di compostaggio è utile per eliminare una parte di rifiuti che altrimenti dovremmo gestire diversamente ma ci dà un risultato neutro. Mentre la plastica, se siamo capaci di riciclarla, e questa è la sfida, ci dà un vantaggio. Perché recuperiamo una materia prima. Il compost non è una materia prima per produrre qualcosa. Non ci fa risparmiare altri tipi di produzione. Un altro elemento è che i materiale a base di prodotti di origine vegetale, comunque, occupano il territorio per quanto riguarda la loro coltivazione. E questo magari lo sottovalutiamo: non è un elemento non significativo a fini di una valutazione di impatto ambientale complessiva. Queste due cose combinate insieme rendono lo scenario non così favorevole per i prodotti compostabili”.
"Spesso i prodotti compostabili - ha continuato Deflorian - vengono promossi considerando il fatto che se inavvertitamente finiscono nell'ambiente rispetto ai polimerici tradizionali, che hanno una lunga durata, i materiali bio degradano. Il problema è a monte. Questo elemento di forza dei materiali compostabili è solo di forza superficialmente perché in realtà presuppone un uso sbagliato del fine vita di questi materiali. Dobbiamo evitare l'uso improprio dei materiali. Dobbiamo sforzarci di non buttare le stoviglie nell'ambiente. Paradossalmente la percezione errata nell'opinione pubblica dei prodotti compostabili può abbassare l'attenzione nel depositarli correttamente pensando che anche se finiscono nel posto sbagliato, essendo compostabili, non siano un problema. Ci si è accorti, per esempio, che da quando le buste dei supermercati sono diventate in molti casi compostabili, qualcuno finisce per essere meno attento a come utilizzarle alla fine della loro funzione. Si tratta - ha concluso Deflorian - di problematiche complesse in cui bisogna tener conto di vari aspetti da cui deriva la considerazione che non è detto che i materiali compostabili siano sempre i migliori, dipende dal campo di applicazione e dagli scenari considerati”.