I tagli in Piemonte, la ricostruzione di Ferpress
La crisi del TPL arriva anche nella Regione Piemonte. Al sistema del trasporti pubblici locali piemontesi mancano per il 2013 118,6 milioni di euro. L’assessore Bonino: nessuna linea al sicuro da giugno
02 April, 2013
La cifra di 118,6 milioni di euro è pari alla differenza tra il fabbisogno dei costi stimati per il 2013 (603,7 milioni) e i 485 milioni ripartiti alla Regione Piemonte dal nuovo Fondo unico nazionale; sul settore, pesano poi gli oltre 340 milioni di debiti pregressi. Per l’assessore regionale ai Trasporti, Barbara Bonino, si tratta di una “situazione che non è sostenibile” e che determina che “nessuna linea sia al sicuro dal rischio di nuovi tagli, nel secondo semestre dell’anno”.
E il piano dei tagli è stato già anticipato: via da giugno un autobus su due e un treno su tre in meno anche per quanto riguarda il trasporto ferroviario. A Torino, i tagli non risparmierebbero neanche l’appena nato Sistema ferroviario metropolitano (Sfm), che pure sta registrando un grande successo, con incrementi di passeggeri del 10-20 per cento.
Per l’intero settore, la Bonino ha comunicato che la sforbiciata ai fondi a disposizione delle aziende saranno, rispetto al 2012, del 25 per cento per i trasporti su gomma e del 17 per cento per quello su ferro, con inevitabili conseguenze anche sul piano occupazionale e per i bilanci delle aziende più a rischio, oltre che – ovviamente – sul piano della riduzione dei servizi per gli utenti.
Dall’assessorato non filtrano anticipazioni, ma, soprattutto per quanto riguarda i servizi ferroviari, si ipotizzano ulteriori tagli (dopo gli ultimi provvedimenti di utilizzo dei servizi sostitutivi con bus su alcuni “rami secchi”) su linee non determinanti per il sistema dei collegamenti regionali, come la Biella-Milano, la Casale-Vercelli, la Novara-Varallo e la Cuneo-Ventimiglia, e provvedimenti di razionalizzazione del servizio sulle altre linee, come una variazione del cadenzamento e l’estensione anche al sabato della riduzione prevista nei festivi.
Il Consiglio regionale piemontese ha dedicato alla crisi del TPL una seduta straordinaria, nel corso della quale l’assessore Bonino ha ribadito che “la Regione non può destinare al trasporto pubblico locale altre risorse dal suo bilancio ingessato”. Per questo motivo – ha sostenuto la Bonino – la Regione e gli enti locali “devono avviare iniziative finalizzate a reperire risorse aggiuntive”: per ridurre l’entità del debito che la Regione si trascina, si pensa ad esempio ricorrere ai fondi Fas (in questo senso, è in corso una trattativa tra il governo nazionale), ma rimane l’esigenza di garantire la copertura dei servizi dall’estate in poi e, secondo la Bonino, per la soluzione del problema i soldi vanno trovati altrove.
L’opposizione e gruppi della maggioranza invitano la Regione a ricorrere, perlomeno in parte, alle risorse del Fondo perequativo: secondo il consigliere Davide Gariglio, del Pd, è già previsto in quel fondo uno stanziamento di 54 milioni da utilizzare per il TPL, ma, secondo l’esponente dell’opposizione, la giunta regionale vuole utilizzare quei fondi per altri scopi. Secondo la Bonino, l’utilizzo del fondo perequativo non sarebbe una panacea, perché non consente di “risolvere un problema che va invece affrontato a monte”; per l’assessore, non è ipotizzabile neanche un aumento di tariffe, che in questo momento non può essere preso in considerazione e che potrebbe essere attuabile “solo a fronte di un miglioramento del servizio, mentre ora le prospettive sono altre”, ha precisato la titolare regionale dei trasporti, che ha spiegato che “a fine 2013 ci sarà un debito complessivo di 294 milioni” e, pertanto, l’unica soluzione che si può concretizzare passa attraverso “un Piano pluriennale di riduzione dei costi”.
Inevitabili le proteste soprattutto dal fronte sindacale. Elena Ferro, della segreteria Cgil del Piemonte, sostiene in una dichiarazione che la Regione Piemonte “dimostra scarsa attenzione ai servizi pubblici locali: per il TPL non c’è traccia di risorse nel bilancio e questo porterà il sistema al collasso, anche per effetto del debito accumulato”. Secondo la Ferro, nel consiglio regionale straordinario, non si sono ascoltate proposte per “fermare il declino di un servizio pubblico che sembra sempre più spinto verso l’emergenza per poi invocare l’aiuto del privato” e questa situazione non può “preoccupare non poco” il sindacato.