"L'emergenza rifiuti" di Norvegia e Svezia: il commento di Roberto Cavallo
Roberto Cavallo, presidente di ERICA e AICA, ad Eco dalle Città: «Non penso sia corretto definire "emergenza" la situazione dei Paesi nord europei che hanno impianti di incenerimento subsfruttati»
08 May, 2013
Continua il dibattito dopo l'articolo di Repubblica dal titolo “Vendeteci i rifiuti o restiamo al buio". L’emergenza al contrario dei paesi nordici. Possiamo definire questa situazione come "emergenza"? Svezia e Norvegia riciclano troppo? Su questo argomento Eco dalle Città ha raccolto il commento di Roberto Cavallo, presidente di ERICA ed AICA:
Non penso sia corretto definire "emergenza" la situazione dei Paesi nord europei che hanno impianti di incenerimento subsfruttati, al limite è un errore di pianificazione dettato dalle scarse conoscenze in materia di recupero al momento della costruzione degli impianti.
Non si può definire emergenza anche per altre due ragioni che evidentemente l'estensore dell'articolo ha omesso di approfondire, spero solo per mancanza di tempo e conoscenze.
La prima legata al fatto che quegli stessi Paesi da tempo si sono dotati di politiche di gestione dei rifiuti che puntano sulla prevenzione e sul riciclo, ben sapendo di avere impianti di incenerimento, quindi in qualche modo era tutto previsto. Il fatto che questi Paesi ora si "mettano sul mercato" è perché gli impianti non sono ancora tecnologicamente obsoleti e possono così spuntare prezzi molto competitivi avendo ammortizzato una gran parte dell'investimento, il tutto proseguendo nelle politiche nazionali di prevenzione e riciclo.
Ricordo molto bene quando nel 2003 a Turku, in Finlandia, ad esempio, l'allora ministro dell'Ambiente nell'introdurre un gruppo di lavoro per la redazione della strategia tematica sull'uso sostenibile delle risorse in vista della revisione della direttiva europea (adottata poi 5 anni dopo, la ormai famosa 98/2008) lanciò il programma "Zero carta nella pubblica amministrazione entro il 2020".
Dal punto di vista squisitamente economico è difficile biasimarli: ho una macchina, funziona bene, io l'ho utilizzata per quanto mi serviva ora la affitto ad altri e con quel che guadagno finanzio le mie attività di miglioramento ambientale. Ovviamente qualche perplessità sugli inquinanti ce l'ho, ma occorre sottolineare le condizioni meteo climatiche completamente diverse di quei Paesi con venti dominanti e precipitazioni che diluiscono e disperdono il carico inquinante.
Mi permetto però un'ulteriore spiegazione per non essere frainteso: un inceneritore al Nord Europa inquina come uno in pianura Padana, ma nel primo caso è come accendere un fuoco in aperta campagna col fumo che si disperde, nel secondo accendere un camino in una casa con un cattivo tiraggio e finestre chiuse, in un attimo la casa si riempie di fumo.
Il tutto comunque in ottica globale non cambia le cose, non è un caso se abbiamo oggi 400 ppm di CO2 in atmosfera, dato che la nostra atmosfera forse registrava tre milioni di anni fa, quando il territorio in cui oggi c'è Alba, la città in cui vivo, era in riva ad un mare tropicale, abitato da squali, sul quale si specchiavano palme e sequoie, con 5 gradi in media in più e... senza uomo.
La seconda ragione per cui l'articolo a cui mi è chiesto di ribadire è superficiale è che quei paesi del nord, primo tra tutti la Danimarca, che nei decenni passati hanno consapevolmente puntato sull'incenerimento con recupero di energia, in particolare recuperando calore per alimentare teleriscaldamento, viste le temperature invernali, hanno adottato piani energetici nazionali che non prevedono l'utilizzo di energia da rifiuti, se non dalla digestione anaerobica della frazione organica. Il primo impianto di teleriscaldamento solare inaugurato in Europa è a Copenhagen! Altro che emergenza!!!
La soluzione è il trasferimento di rifiuti dai Paesi del Sud Europa verso gli impianti del Nord?
Altra questione è l'esportazione di rifiuti. Il tema a mio avviso è molto complesso: sia per ragioni ambientali che economiche. Confesso che nonostante i 20 anni di studio contemperare i bilanci ambientali, energetici, sociali, economici è materia complessa.
Quello che emerge chiaro da questa vicenda è che non ha alcun senso pensare di costruire nuovi impianti in Italia e più in generale in Europa, ne abbiamo in sovrabbondanza. Negli anni il dibattito “piccolo, locale è bello” contrapposto alla “strategia di area vasta” non ha mai trovato una risposta univoca e le tifoserie hanno spesso cambiato idea: io compreso. Certo è che sulla questione impiantistica di smaltimento si è passato da bacini ottimali legati a qualche comune agli ambiti provinciali oggi a quelli regionali e forse sia andrà oltre, aprendo ufficialmente al trasporto transnazionale.
Per gli impianti di riciclo però pare non valere lo stesso assioma, così come per le raccolte, dove per anni si è pensato che ci fossero particolari economie di scala nell’ingrandire il bacino di riferimento, mentre in realtà, soprattutto con raccolte di tipo domiciliare il rapporto col territorio pare prioritario rispetto ad altre scelte.
Rispondere dunque se la soluzione sia il trasporto dei rifiuti all’estero è difficile. Se parliamo di rifiuti residuali risponderei di no, ma non per l’insostenibilità del trasporto, quanto piuttosto per il fatto che è prioritario investire in prevenzione e riciclo. Se parliamo di scarti da recuperare è già oggi una realtà, la gran parte della carta e della plastica prende la strada orientale per la Cina, Taiwan, o Paesi limitrofi. Anche su questo ci si sta interrogando, sulla sostenibilità di questo commercio, quando una parte dell’imprenditoria italiana del riciclo avrebbe bisogno di materie prime seconde, ma non dimenticando che il commercio di rottami attraverso il Mediterraneo si fa fin dall’epoca romana.
1 commenti
Scrivi un commentoFrancesco
08.05.2013 17:05
Grazie per le argomentazioni a Roberto Cavallo. Vedi anche la risposta data dalla Dott.ssa Gentilini sul sito della campagna in difesa del latte materno http://difesalattematerno.wordpress.com/2013/05/08/in-risposta-allarticolo-pubblicato-da-repubblica-sul-tema-inceneritori/