Ilva, Bondi commissario per 36 mesi. Vendola e Emiliano «Delusione e mancanza di terzietà»
Il ministro Zanonato: «Tutte le risorse economiche sono a carico dell'impresa». Federacciai, scelta sbagliata, rischio disastro. Vendola: «Delusione per annunciata nomina Bondi». Michele Emiliano: «Mancanza di terzietà a prescindere dalle qualità morali e professionali di Enrico Bondi»
04 June, 2013
Sarà Enrico Bondi il commissario chiamato a risanare l'Ilva per i prossimi 12 mesi prorogabili fino a 36 mesi. Lo ha detto il ministro per gli affari regionali, Graziano del Rio, a conclusione del consiglio dei ministri che ha ratificato la scelta. Tra i motivi che hanno portato alla decisione del commissariamento - aveva detto il ministro dello Sviluppo economico, Flavio Zanonato alla Camera - c'e' che un'eventuale chiusura dell'Ilva di Taranto «avrebbe un impatto economico negativo per 8 miliardi di euro annui».
Bondi è stato scelto perchè «occorre qualcuno che sia immediatamente operativo. Se venisse meno l'Ilva sarebbe una botta enorme» con effetti «devastanti» sull'occupazione. «Il decreto coniuga l'attività produttiva, il risanamento dell'ambiente e le richieste previste dall'Aia», dice il ministro. «Tutte le risorse economiche sono a carico dell'impresa». Lo ha detto il ministro dello Sviluppo Economico Flavio Zanonato, presentando il decreto del governo sull'Ilva.
Vendola: «Delusione per annunciata nomina Bondi»
«Il Commissariamento dell’Ilva, per come annunciato dal Governo, è un risultato importante, è il necessario punto di svolta che può consentire di avviare concretamente ed efficacemente il risanamento del grande siderurgico tarantino. Inquinatori, bonificatori, risanatori non possono essere tutti nello stesso mazzo. Per questo la nostra proposta dinanzi ai nuovi provvedimenti giudiziari è stata proprio quella del Commissariamento, una proposta suffragata dai giudizi del Garante e cresciuta nella consapevolezza collettiva dell’inaffidabilità della proprietà. A maggior ragione lascia l’amaro in bocca la scelta, annunciata dalle agenzie di stampa, di nominare nel delicato ruolo di Commissario il Dott. Enrico Bondi che è attualmente Amministratore delegato dell’azienda nominato dalla famiglia Riva. Non portare alle estreme conseguenze la rottura col passato a me sembra una scelta di compromesso politico, sbagliata anche perché Taranto è oggi una città estenuata, vulnerabile, bisognosa di tornare a credere nello Stato. I parlamentari pugliesi che hanno disertato la riunione da me convocata nella giornata di ieri hanno perso l’occasione per comprendere quanto fosse necessario alzare la bandiera di un vero e profondo cambiamento, di forma e di sostanza. Una possibile pagina di futuro viene scritta solo a metà perché c’è un passato assai pesante che impedisce alla politica di agire con maggiore coraggio. Sia consentito a me di dire tutta la mia delusione».
La dichiarazione del sindaco di Bari Michele Emiliano
«La mia soddisfazione per l'accoglimento da parte del Governo della richiesta avanzata dalla Regione Puglia di nominare un commissario per l'Ilva al fine di estromettere dalla gestione coloro che sono attualmente indagati per disastro ambientale, e cioè alcuni membri della famiglia Riva, si è spenta nel disappunto per l'individuazione della persona del commissario in quella dell'attuale amministratore delegato della società nominato dalla stessa famiglia Riva. In questo modo si lasciano una città ed una regione attonite per la mancanza di terzietà del commissario rispetto agli indagati, e questo a prescindere dalle inappuntabili qualità morali e professionali di Enrico Bondi».
Federacciai, scelta sbagliata, rischio disastro
Il commissariamento dell'Ilva è «sbagliato e sproporzionato» «perché per risolvere un problema di enorme complessità, rischia di fare un disastro». Così Antonio Gozzi, presidente di Federacciai, secondo il quale si «crea un pericolosissimo precedente per tutta la media e grande impresa nazionale».
«La norma - spiega Gozzi - crea un pericolosissimo precedente perché vale per tutti i siti di interesse nazionale, che fino a oggi sono tutte le fabbriche con più di 200 addetti, vale a dire tutta la media e grande impresa nazionale. Ognuna di queste fabbriche da oggi rischia di essere commissariata non per decisione di un giudice, ma soltanto per contestazioni di violazione di norme ambientali effettuata da un Pm 'inaudita altera parte'.
«Le previsioni contenute nella legge 231 - prosegue Gozzi in particolare relative all'Aia e alla gestione della stessa da parte del ministero, vengono abrogate, rimettendo di fatto nuovamente nelle mani dei Pm le decisioni relative a far funzionare o meno una fabbrica industriale». «Mi auguro - conclude il presidente di Federacciai - che il Governo e il Parlamento si rendano conto del rischio al quale il decreto emanato espone il nostro sistema industriale e, pur nell'urgente necessità di risolvere il problema dell'Ilva, vogliano affrontare la questione con il necessario e doveroso equilibrio istituzionale e senza una così palese violazione dei diritti della libera impresa».
Il presidente di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza
«Il commissariamento è l'unica soluzione da praticare per fare quello che in tanti anni non è stato fatto per la difesa dell’ambiente e la salute dei cittadini
garantendo il lavoro. Fondamentale è rispettare il principio 'chi inquina paga' e la tempistica della road map tracciata dall’Aia»
«Il commissariamento dell’Ilva di Taranto è una soluzione positiva, perché solo in questo modo si potrà fare tutto quello che in tanti anni non è stato fatto per la tutela dell’ambiente e la salute dei cittadini garantendo, al tempo stesso, il lavoro agli operai. Inoltre il sequestro del patrimonio della famiglia Riva dimostra che le risorse economiche per realizzare le opere di risanamento ambientale della fabbrica e dell'area di Taranto ci sono, senza chiedere nulla allo Stato nel pieno rispetto del principio comunitario 'chi inquina deve pagare'».
«La road map da seguire – aggiunge Cogliati Dezza - rimane quella tracciata dall’Autorizzazione integrata ambientale (Aia), seguendo i tempi stabiliti per far diventare l’Ilva da un impianto siderurgico obsoleto e inquinante in uno innovativo, dando così un nuovo futuro alla città pugliese e diventando un esempio per altre attività industriali del Paese che devono affrontare la sfida dell'innovazione tecnologica, della tutela dell’ambiente e della salute dei cittadini. E ci auguriamo che alle giuste dichiarazioni del ministro Orlando seguano i fatti».
«La situazione dell’Ilva di Taranto è in un vicolo cieco con un Aia realizzata solo al 20% - concludono Francesco Tarantini e Lunetta Franco, rispettivamente presidente di Legambiente Puglia e del circolo di Taranto -. La sola via per uscirne è affidare la gestione dello stabilimento a persone non solo competenti ma indiscutibilmente libere da ogni condizionamento di parte e decise ad agire nell’esclusivo interesse della città e del suo futuro».