Sacchetti, il commento di Polieco: “L’Italia fa scuola, l’Europa ci ascolterà”
Il consorzio Polieco commenta la situazione del decreto “blocca-sacchetti” in Europa. Il presidente Bobbio: “Non sprechiamo una novità: è importante che il Governo la sostenga. Bruxelles sta tenendo conto del mercato ma non potrà dimenticare la tutela ambientale. Dalla bioplastica nuove risorse anche occupazionali”
10 June, 2013
Per conoscere il verdetto di Bruxelles bisognerà lasciar passare l’estate. L’opposizione del Regno Unito ha obbligato la Commissione a posticipare a metà settembre la fine del periodo di sospensione, al termine del quale il bando italiano potrà entrare in vigore o trovarsi nell’imbarazzante condizione di aperta violazione del diritto comunitario. Che fare allora? Secondo Enrico Bobbio, Presidente del Consorzio Polieco, che recupera i rifiuti provenienti da beni a base di polietilene, il Governo italiano deve difendere il bando con tutte le sue forze. “Non sprechiamo una novità. Indipendentemente dal quadro giuridico l’Italia si è messa in una posizione di leadership, fa scuola. E’ importante che le nostre istituzioni e i Ministri in prima linea traducano in Europa questo forte elemento di novità”.
Una novità che però non piace a tutti. Per ora l’Italia è l’unico Paese europeo in cui si è scelta la via del divieto di commercializzazione tout court. Il mondo anglosassone ha optato per la tassazione fiscale e la Spagna va verso la sostituzione progressiva con il biodegradabile, da completarsi entro il 2018. (E c’è puzza di guai… il ministero per ora ha indicato come criterio per la biodegradabilità la UNI EN 13432 o altre norme equivalenti…Una formula che in Italia è costata sette anni di guai!)
“E’ chiaro che in alcuni paesi c’è una sorta di altalena per cui si prendono decisioni, e poi si torna indietro. In alcuni Paesi ci si muove nella direzione indicata dall’Italia e in altri no. La lettura che viene fatta a livello europeo è una lettura che deve necessariamente tener conto anche del mercato: ma a sua volta il mercato, come dice la stessa Unione Europea, non può prescindere dall’ambiente. Bisogna uscire da questa ambivalenza: mercato e ambiente devono necessariamente avanzare assieme. Anche perché l’industria europea è costretta a trovare risorse che consentano di affrancarsi dall’uso esclusivo di materie prime che scarseggiano: la bioplastica rappresenta a nostro parere una buona risposta. E lavorare sulle bioplastiche significa anche emancipare l’Europa da forme di sudditanza nell’ambito del mercato globale, e riuscire a creare nuove risorse occupazionali”.
Secondo il Consorzio va ridimensionato anche il problema del mercato italiano di sacchetti tradizionale che viene così escluso dal commercio: “la risposta per coloro che operavano nel settore c’è, ed è quella delle borse in plastica riutilizzabili, soprattutto multiuso. Borse fatte di materiale riciclato e pronte ad essere ancora una volta riciclate”.
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