Inceneritore di Albano, il comitato No Inc ottiene l'accesso alla convenzione Coema-GSE
Grazie all'intervento dei gruppi parlamentari del Movimento 5 Stelle, reso noto il testo della convenzione, che prevede l'accesso ai fondi Cip-6, ritenuti però off-limits sia dall'Ue sia dalla sentenza del Consiglio di Stato del 2012. Il progetto, ora, potrebbe subire un nuovo blocco
13 June, 2013
Un primo passo, importante, che per il comitato No Inc di Albano però può rappresentare la svolta. Il gruppo parlamentare del Movimento 5 Stelle è riuscito ad ottenere l’accesso agli atti della convenzione tra Coema e G.S.E. (Gestore servizi elettrici), che consentirebbe l’utilizzo di fondi pubblici Cip-6 e di Certificati Verdi per la costruzione del tanto vituperato inceneritore di Albano. “Leggendo i documenti – dicono dal comitato – c’è la netta sensazione che questa convenzione faccia un po’ i conti senza l’oste. La sentenza della V Sezione del Consiglio di Stato, che di fatto ha dato piena legittimità alla costruzione dell’impianto di termovalorizzazione, lo ha dall’altro canto privato della possibilità di accesso ai tanto discussi fondi del Cip-6. Che tra l’altro non sono più erogabili in base a una precisa direttiva Ue”. Ora la palla passa alla Regione.
Questi fondi pubblici sono utilizzabili o no per costruire l’inceneritore? La situazione resta confusa, e nell’aria aleggia l’impressione che sarà proprio Bruxelles a dover avere l’ultima parola. Infatti la normativa europea parla chiaro. “La Commissione conferma che, ai sensi della definizione dell'articolo 2, lettera b) della direttiva 2001/77/ CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 27 settembre 2001, sulla promozione dell'energia elettrica prodotta da fonti energetiche rinnovabili nel mercato interno dell'elettricità (1), la frazione non biodegradabile dei rifiuti non può essere considerata fonte di energia rinnovabile”. E lo stesso Consiglio di Stato, dando legittimità alla convenzione sopra-citata, ha specificato che essa deve attenersi a detta normativa.
“Noi portiamo avanti la nostra battaglia – dicono dal comitato – e ora andremo in pressing sulla regione perché l’impianto di Roncigliano qua non lo vuole nessuno. Ancor peggio se costruito con soldi pubblici”. Se si considera che l’interesse di privati ad investire in un progetto del genere è praticamente inesistente, come hanno più volte sottolineato tutti i sindaci dei Castelli romani, la conseguenza è semplice: l’impianto si può fare solo con soldi pubblici, che però non ci sono.
Il testo della sentenza della V Sezione del Consiglio di Stato