Guasto al Gerbido, l'Arpa: il controllo sulle emissioni dev'essere continuo. In arrivo un gruppo elettrogeno
Il 2 maggio, a pochi giorni dall'avvio, il termovalorizzatore del Gerbido ha smesso di funzionare per la mancanza di corrente dovuta a un guasto, che ha causato anche l'interruzione del sistema di monitoraggio dell'Arpa sulle emissioni inquinanti. La Provincia impone che si predisponga un gruppo elettrogeno per evitare simili interruzioni
09 July, 2013
A fine aprile è entrato in funzione l'inceneritore del Gerbido e ad appena pochi giorni di distanza, il 2 maggio, l'impianto si è spento per un blackout. Si sono sollevate da più parti, sia in Consiglio comunale che ad opera del Coordinamento No Inceneritore Rifiuti Zero, le proteste e le richieste di spiegazioni sulla dinamica del guasto, in particolare sul funzionamento o meno del sistema di controllo delle emissioni.
Intanto, è bene ricordare che, per vigilare sulla progettazione e realizzazione e poi sulla gestione dell'impianto, dal 2006 è attivo il Comitato Locale di Controllo, organo presieduto da Erika Faienza e composto dal presidente della Provincia o assessore delegato, i sindaci o gli assessori delegati dei Comuni di Beinasco, Grugliasco, Orbassano, Rivalta, Rivoli e Torino, i tecnici designati dagli enti locali che compongono il Comitato, con invitati permanenti un rappresentante dell’Arpa e uno dell’Asl competente, oltre che la società Trm che ha in carico il termovalorizzatore e ATO-R, Associazione d'ambito torinese per il governo dei rifiuti.
Tra i compiti del Comitato, come è esplicitato sul sito istituzionale stesso, garantire, anche in contraddittorio con Trm, trasparenza, e pubblicità e promuovere periodici momenti di confronto con i cittadini e le associazioni sulla gestione dell’impianto e sulle attività di controllo.
Su quest'ultimo fronte è attiva l'Arpa, con interventi che vanno in tre direzioni. Il monitoraggio continuo dell'aria intorno al sito: Trm ha consegnato all'agenzia per la protezione ambientale una cabina di qualità dell'aria nella quale solo l'Arpa può monitorare i dati, che comprendono rilevazioni sul PM10 e PM2,5. Poi, c'è il cosiddetto Sme, Sistema di monitoraggio continuo delle emissioni inquinanti dell'impianto, che viene fatto in remoto; i dati vengono inviati dai camini degli inceneritori ai sistemi computerizzati dell'Arpa per il monitoraggio in tempo reale. Infine, c'è la possibilità di monitorare, ma a spot, non in continuo, altri parametri quali le diossine.
È in particolare sulla seconda modalità di controllo che, a seguito del blackout out dell'inceneritore avvenuto il 2 maggio, si sono concentrate le preoccupazioni: anche il controllo delle emissioni ha smesso di funzionare,infatti, non è perciò dato conoscere il livello di inquinamento prodotto durante lo spegnimento.
E' improbabile che ci siano state emissioni preoccupanti, ma in ogni caso è necessario che siano sempre tutte monitorate.
«Durante la fermata di Trm del 2 maggio – spiega l'Arpa a Eco dalle Città –, dovuta a perdita di alimentazione elettrica per un guasto alle barre di linea, la centralina di monitoraggio alle emissioni (Sme) non è stata alimentata e quindi non ci sono dati a disposizione riferibili ai momenti in cui nell'impianto si è verificato il guasto. La Provincia di Torino ha richiesto d'ora in avanti il collegamento dello Sme al gruppo elettrogeno, ciò vuol dire che quando ci sarà eventualmente un black out (ed è in progettazione una soluzione tecnica che scongiuri tale evento) i dati emissivi saranno visibili e reali».
Può esserci stata una situazione particolarmente grave dal punto di vista emissivo? L'assessore provinciale all'Ambiente, Roberto Ronco, rassicura: «La situazione è rimasta sotto controllo, le quantità di rifiuti nella camera di combustione erano minime. I periodi di prova servono per mettere "sotto stress" l'impianto. E' nelle ordine delle cose che possano avvenire questi epidosi. C'è stato molto rigore e il precedente è servito affinché venissero prese una serie di misure utili per quando l'impianto sarà a regime».
Intanto, il 2 giugno si sono ufficialmente concluse le prove di avviamento della linea 2 dell’impianto e dal 3 giugno, secondo quanto prescritto dalla Provincia, l'inceneritore ha sospeso l'attività per consentire i prelievi medici sui cittadini previsti dal Piano di sorveglianza sanitaria predisposto.
Lunedì 8 luglio è stata riavviata a metano la Linea 1 per raggiungere la temperatura ottimale di combustione, nell'attesa che venga ripristinato l'avvio della Linea a rifiuti.
Il termovalorizzatore del Gerbido prevede infatti la combustione di rifiuti solidi urbani (Rsu) residui dalla raccolta differenziata e di rifiuti speciali assimilabili agli urbani (Rsa), per un carico che a regime dovrebbe raggiungere le 421 mila tonnellate annue. L'incenerimento, da cui ricavare energia elettrica e termica, avviene attraverso tre linee; i fumi di combustione, che devono raggiungere la temperatura di almeno 850 gradi, in uscita dalla caldaia vengono depolverati da un elettrofiltro. Successivamente sono abbattuti i gas acidi, i metalli pesanti e i microinquinanti organici, un filtro a maniche trattiene i prodotti di reazione e infine viene effettuato un ulteriore trattamento degli ossidi di azoto. O almeno così dovrebbe accadere.