"Cibo scaduto in Grecia è progresso": il dibattito in rete
L'intervento di Paolo Hutter sul Fatto Quotidiano ha scatenato un dibattito sul cibo scaduto - almeno secondo l'etichetta - e la possibilità di consumarlo senza che ciò sia vissuto come un'offesa alla dignità dei popoli, come scritto da qualche giornale. Ecco il testo dell'articolo e i commenti più interessanti
03 September, 2013
La notizia che in Grecia si mettono in vendita – a metà prezzo – scatole di cibi anche oltre la data di scadenza è stata presentata in Italia – almeno dai giornali in rete – in una maniera che la dice lunga su come siamo indietro. Praticamente è stata presentata come un segno di disperazione, o perlomeno come un cedimento delle ragioni della salute rispetto alle ragioni della crisi. Prendo una citazone per tutte, da voxnews.info:
“Nuovo successo dell’euro in Grecia, dove il dramma della crisi non ha fine. Da domani nel Paese entra in vigore un nuovo provvedimento anti-crisi: cibi scaduti in vendita nei supermercati per un periodo limitato e a prezzi più bassi. Le confezioni di questi alimenti dovranno essere sistemati su scaffali appositi. Divieto, invece, di vendere cibi scaduti per ristoranti e bar. Immediata la reazione dell’Associazione dei Consumatori che ha definito il provvedimento un’offesa alla dignità del popolo greco.”
Questo tono e questo taglio spiegano perché gli italiani siano come i greci, tra i popoli europei che sprecano più cibo in vari modi. Tra i quali c’è anche la non disponibilità a consumare cibo oltre le superprudenti- quando non paranoiche – date di scadenza scritte sulle confezioni. Se meno del 30% di italiani e greci mangerebbe un cibo che superi quelle date, in Nord Europa è tutto il contrario. La stragrande maggioranza dei cittadini a Nord delle Alpi ha capito che le date delle scadenze sono super-prudenziali e che si può consumare il cibo che le supera. Cito uno dei pochi articoli che raccontavano questa notevole divergenza di reazioni.
Le campagne contro lo spreco di cibo condotte in Italia dal professor Andrea Segrè avevano da tempo preso nel mirino l’esagerata abitudine di prendere alla lettera quella data di scadenza. Che indica la perfetta conservazione ai fini delle qualità dei cibi, non limite oltre il quale va a rischio la salute.
La Grecia avrebbe già da anni fatto bene a promuovere la vendita scontata di prodotti che vengono salvati dallo spreco. Ma la Grecia è ancora un paese dove non si trova - come ho visto di persona – una seria raccolta differenziata dei rifiuti. (Magari, se venisse introdotta di colpo, qualche giornale italiano titolerebbe. “Crisi in Grecia, i cittadini costretti a raccattare bottiglie di plastica e lattine vuote”). Probabilmente perchè la raccolta differenziata ha dei costi iniziali, e rende se c’è attiva la filiera del riciclo.
Per le stradine della costa Ionica – come nell’interno dell’Epiro – ho raccolto nei giorni scorsi dei fichi buonissimi. Non mi sono introdotto in proprietà private. Erano “fichi pubblici”, e nessuno se ne curava. Al mercato costavano oltre 3 euri al kilo, ma per terra ce n erano molti caduti, e io ne trovavo di ottimi sui rami, a portata di mano. (“Effetto crisi, c’è gente che raccoglie i fichi dagli alberi senza essere pagata per farlo”?)
Ai ristoranti c’è sempre gente ma ordina meno portate. La tradizione greca era quella di ordinare il doppio di ciò che si riesce a mangiare e di fare a gara a chi lascia tavoli con più resti, segno di abbondanza.
Ora qualcuno in Italia potrebbe scrivere: “Eurodisastro, greci affamati, mangiano tutto quello che ordinano al ristorante”.
I commenti all'intervento
Marco B: A casa mia quando un prodotto stà per scadere lo si consuma. I supermercati dovrebbero incentivare per legge la vendita di prodotti di prossima scadenza per evitare lo spreco e la sovraproduzione industriale.
Alberto C: E allora invece di venire a difendere tesi grottesche come questa perché le associazioni ambientaliste, dotate di tanta sensibilità sociale e politica, non propongo altri criteri per la scadenza dei cibi piuttosto che affidarsi all'aleatoria e generica affermazione che le date sono "paranoiche"? Tra l'altro non considerando che esse spesso cercano di assorbire le carenze di ideali ambiente di conservazione?
Kenny C: Mi sembra che la discriminante sia capire se la data di scadenza sia un affidabile criterio di selezione o, come riportato qui, un sintomo di diffusa paranoia. Trovo un po' azzardato affermare che i cibi non scadano mai, e se invece scadono ma dopo, non sarebbe comunque sensato sapere e informare sul quando effettivamente scadano?
L'incuria totale, se magari fara' risparmiare un po' e mitighera' qualche senso di colpa verso popolazioni davvero affamate, d'altro canto puo' condurre a quella diffusa negligenza che in Bihar ha recentemente ucciso decine di bambini in una mensa scolastica. Puo' sembrare un esempio estremo, ma l'idea che "ma no, non fa male" miete vittime in tutto il mondo ogni giorno.
Filippo V: Quanti danni che produce lo "stomaco pieno" di una società che, tutelandoci dalle malori derivanti dal cibo avariato, ci ha fatto dimenticare quanto sono importanti per la salute pubblica le date di scadenza. Il cibo non va sprecato... ma prima della data di scadenza che non è messa lì a caso ma ha degli studi scientifici dietro.
Paola: L'esagerata attenzione per le scadenze dei cibi, soprattutto quelli in scatola, è figlia della stessa limitatezza che ha portato milioni di italiani a boicottare la carne bovina per un unico caso di "mucca pazza". La Madre media italiana si sente realizzata così. Chissà come facevano fino a 20 anni fa, quando sui cibi non freschi la data di scadenza non esisteva.
Nat_b: Si faceva che le intossicazioni alimentari erano molto più frequenti di adesso. Molto spesso, nei casi più leggeri, si dava la responsabilità a una presunta indigeribilità dei cibi, altre volte si finiva in ospedale senza sapere la ragione. E sa perché? Perché ci sembrava impossibile che qualcuno potesse vendere cibi non dico avariati, ma "scaduti" sì.
Olario: Sono certo anche io che lo spreco di cibo deve essere eliminato. E mi fa letteralmente impressione la quantita' di cibo che viene distrutta. Detto questo... Ma chi e' che appone le date di scadenza sui prodotti alimentari? E da chi sono controllate? Ma allora se le date di scadenza sono assurde, l'autority che controlla tale sistema, non potrebbe fare in modo che tali date siano ampliate? Perche' altrimenti non ha piu' alcun senso apporre tale data. Quanto puo' essere il limite oltre la data di scadenza? Un giorno? Una settimana? Un mese? Un anno? Deve essere regolamentato, e poi deve essere rispettato, altrimenti non c'e' alcun senso.
E grazie a tutti i lettori che hanno commentato il dibattito anche su Eco dalle Città!
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