Inceneritori, diossina e salute: Atia Iswa Italia risponde ai comitati anti inceneritore
L'Associazione Tecnici Italiani Ambientali che aderisce all'(International Solid Waste Association ribatte alle affermazioni dei comitati anti inceneritore, riprese negli ultimi giorni anche da Beppe Grillo. Di seguito il botta e risposta fra le associazioni, su inquinamento, diossine e conseguenze per la salute
04 September, 2013
La posizione di Atia Iswa: La concentrazione media delle polveri inquinanti nei fumi prodotti dagli impianti di incenerimento si sono ridotte in 50 anni di 1.000 volte e quella delle diossine di oltre 5.000 volte
“Molti cittadini pensano che gli inceneritori siano inquinanti”, evidenzia David Newman – Presidente di Atia Iswa Italia, “e lo erano sicuramente negli anni passati (vedi tabella in allegato), ma oggi svedesi, tedeschi, danesi, austriaci, francesci, belgi, norvegesi, bresciani, bolognesi, milanesi (e l’elenco potrebbe continuare) convivono tranquillamente con questi impianti, anche nei centri delle loro pulitissime città. Occore capire perché Beppe Grillo semina una paura che i nostri concittadini europei non condividono; è interessante notare che nelle aree del mondo in cui esistono gli inceneritori la gente non ne ha paura, mentre laddove non ci sono impianti la gente convive con i disagi delle discariche e spesso con i rifiuti per strada. E’ un paradosso davvero strano. Grazie all’efficacia delle battaglie ambientaliste e all’evoluzione normativa degli ultimi quattro decenni le emissioni legate alla termovalorizzazione dei rifiuti si sono sensibilmente ridotte. Quindi, mangiate tranquillamente il parmiggiano e il prosciutto di Parma, usate meno l’automobile, non bruciate in modo incontrollato i rifiuti e non utilizzate i fuochi d’artificio”.
"Per capire il reale impatto delle emissioni degli inceneritori - si legge nella nota di Atia - è utile confrontare queste emissioni con le altre fonti. Gli inceneritori di ultima generazione inquinano complessivamente meno dei fuochi d’artificio, del traffico stradale o della generazione di elettricità. (Vedi tabella2). Prendendo in considerazione, ad esempio, le fonti delle emissioni inquinanti in atmosfera in Gran Bretagna nel 2012, appare evidente che il contributo all’inquinamento proveniente dal trattamento rifiuti è veramente ridotto rispetto ad altre fonti industriali e al traffico. Senza contare i danni associati alla combustione abusiva dei rifiuti solidi all’aria aperta. Numerose ricerche hanno evidenziato che la combustione di rifiuti all'aperto crea un rischio sanitario elevato. Addirittura, negli inventari delle fonti inquinanti compilati dall’UNEP sugli inquinanti organici persistenti, la combustione all’aria aperta di rifiuti rappresenta la più grande sorgente di emissioni di diossine (PCDD/F) per le nazioni povere o in via di industrializzazione: fino all’80% del totale delle emissioni di diossine. Uno studio dell'USEPA ha stimato che bruciare i rifiuti giornalieri di circa 30 - 40 famiglie produce emissioni di PCDD/PCDF comparabili a quelle di un inceneritore attrezzato con tecnologie di abbattimento ad alta efficienza dalla capacità di 200 t/g, che cioè serve circa 150.000 famiglie: da 50.000 a 4.000 volte superiori".
Il comunicato della Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Due righe di Beppe Grillo sul rischio diossina-inceneritore e scoppia il mondo. Il web ribolle di notizie, repliche, rilanci, indignazione. Ma come, un camino emette diossina (e metalli pesanti, furani, ed altri mille infinitesimi veleni) e si deve far finta di nulla? Ancora la storia della sordina per il bene di Parma e della food valley? Quanti anni abbiamo passato a ripetere lo stesso identico concetto: il forno è un rischio per la food valley.
Lo abbiamo detto a tutti gli incontri, con politici, sindacalisti, imprenditori, partiti, associazioni, cooperative, industriali, commercianti, sindaci, assessori, preti, vescovi.
Lo abbiamo ripetuto agli incontri pubblici, nelle trasmissioni televisive, alle manifestazioni, nelle interviste radiofoniche, nelle migliaia di articoli pubblicati, sui siti, nei blog, nei social networks. Sono anni (il Gcr è nato nell'aprile 2006, quando Ugozzolo era un campo agricolo rigoglioso e fiero di prodotti della terra) che andiamo cocciutamente a scandire il nostro tam-tam sempre uguale: “Dovete scegliere tra la valle del cibo buono e la valle delle grige ceneri”. Non è servito a niente.
Si accende il camino, finalmente hanno detto in tanti, e scoppia il caos. La food valley sull'orlo del baratro. E di chi è la colpa? Ma di Grillo, naturalmente. Che ha avuto il coraggio di raccontare la verità che tutti conoscono. Che questi impianti sono industrie insalubri di classe prima.
A Torino, dopo la recente inaugurazione dell'altro inceneritore Iren nuovo di zecca, siamo al quarto fermo impianto. A Parma ad aprile Arpa ha mandato un esposto in procura per le emissioni fuori norma di Ugozzolo in fase di prova di accensione. Un inceneritore è una minaccia, una pistola carica costantemente puntata alla tempia. A Montale le diossine hanno inquinato i campi e i prodotti dei campi. A Pietrasanta il camino ha inquinato i torrenti a fianco dell'impianto, 3 km dalla spiaggia, l'inceneritore è stato sequestrato, il processo iniziato, gli imputati hanno chiesto il patteggiamento. A Colleferro 13 arresti per dati di emissione taroccati e traffico illecito di rifiuti pericolosi. L'elenco potrebbe continuare a lungo.
Del resto, aldilà delle evidenze penali e dei casi di sequestro, sono i medici che da tempo hanno lanciato l'allarme su questo tipo di impianti. Le alte temperature di esercizio, motivate dal tentativo di abbattere la produzione di diossine (quindi le diossine si producono eccome) provoca il classico altro lato della medaglia.
La massiccia produzione di polveri ultrafini che oggi sono state riconosciute a livello mondiale dall'Oms come responsabili certe di molte malattie respiratorie e cardiovascolari, ma anche degenerative, ormai abituali dei tempi contemporanei. E' per questo che l'ordine dei medici dell'Emilia Romagna fece richiesta nel 2007 di una moratoria sui nuovi impianti di incenerimento, mettendo in allarme la comunità scientifica ma non riuscendo nel loro intento. Moratoria chiesta di nuovo nel 2012. Anche gli studi ufficiali come Moniter, nonostante i limiti insiti nella metodologia, hanno evidenziato una diretta correlazione tra vicinanza agli impianti e parti pre termine, un indice di sofferenza del feto che non possiamo ignorare.
Le polveri ultrafini, impossibili da bloccare nemmeno per i filtri più efficienti e con maglie fittissime, entrano direttamente negli alveoli polmonari, opprimendo gli organi, addirittura mettendo a rischio la corretta trasmissione del Dna, con la loro capacità di “confondere” le nostre cellule più preziose.
Nelle grida di queste ore non abbiamo letto da nessuna parte un approfondimento sulla reale incidenza degli inceneritori nella salute delle popolazioni che abitano nel raggio della loro azione.
La salute dovrebbe invece porsi davanti a tutto il resto. E' per questo motivo che la nostra associazione non attenuerà la propria opposizione a questo impianto pericoloso e porrà in atto tutte le strategie per farlo chiudere nel più breve tempo possibile.
Per il bene di Parma. E della food valley.