Sacchetti, i produttori oxo e tradizionali non si arrendono
"Chi afferma che tale divieto, e le relative sanzioni, sono già in vigore o che entreranno in vigore nei prossimi giorni commette un grave errore[/b] interpretativo della proposta presentata dalla Commissione Ambiente UE oppure sta tentando di svolgere un’azione impropria di turbativa del mercato"
13 November, 2013
CNA Produzione ed AssoecoPlast ritengono indispensabile portare elementi di chiarezza circa i presunti effetti e i contenuti specifici dell’iniziativa assunta dalla Commissione Ambiente Europea allo scopo di limitare l’uso di sacchetti di plastica per l’asporto di merci ufficializzando una Proposta di emendamento all’attuale Direttiva 94/62/EC su imballaggi e rifiuti da imballaggio.
Ci sembra opportuno farlo anche per denunciare interpretazioni e letture fuorvianti e strumentali del testo di tale proposta che nel nostro Paese si erano già scatenate da parte di alcuni soggetti prima ancora che essa venisse ufficializzata lo scorso 4 Novembre:
1) Va anzitutto subito riprecisato con la massima chiarezza che di una ”proposta” si tratta, la quale dovrà seguire un iter piuttosto lungo e complesso con l’approvazione da parte sia del Parlamento che del Consiglio Europeo dopodiché la proposta, se approvata, dovrà essere pubblicata sulla GUCE e recepita entro 12 mesi nell’ordinamento dei singoli Stati membri. La concomitanza con le elezioni europee e il conseguente rinnovamento degli organismi deliberanti renderà improbabile una velocizzazione del procedimento. Pertanto deve esser chiaro che lo status dell’attuale legge italiana in materia n.28 non ne viene per nulla modificato.
Tantomeno è stata archiviata la procedura d’infrazione avviata a suo tempo da parte UE nei confronti dello Stato italiano, né viene meno il parere negativo sul Decreto interministeriale previsto dalla medesima legge 28 sul divieto di commercializzazione di determinate tipologie di shoppers notificato in sede europea espresso a suo tempo da Regno Unito, Olanda e Svezia.
Conseguentemente chi afferma che tale divieto, e le relative sanzioni, sono già in vigore o che entreranno in vigore nei prossimi giorni commette un grave errore interpretativo della proposta presentata dalla Commissione Ambiente UE oppure sta tentando di svolgere un’azione impropria di turbativa del mercato. Sia chiaro che se ciò dovesse avvenire non mancheranno sia in sede nazionale che europea iniziative di contrasto e ricorsi contro tali comportamenti.
2) La Proposta europea fa emergere alla lettura alcune contraddizioni e dubbi interpretativi. In primo luogo, pur proponendo una deroga all’art. 18 della direttiva sulla libera circolazione degli imballaggi tra gli Stati membri, essa non elimina la necessità di rispettare le regole generali del Mercato Unico. Quindi le norme future dovranno comunque rispettare i principi di non discriminazione e proporzionalità e dovranno essere compatibili con gli art.34 e 36 del Trattato sulle restrizioni quantitative nel Mercato Unico. Come questi vincoli possano essere compatibili con dei divieti, soprattutto selettivi, non è facile da capire!
In secondo luogo da un’attenta lettura emerge che essa non esenta in alcun modo nemmeno la cosiddetta ”bioplastica compostabile”. Pertanto chi considera questo passaggio europeo come un atto di piena legittimazione dell’attuale, assurda e iniqua legislazione italiana sui sacchetti di plastica non ha capito bene o non è in buona fede. Le motivazioni di fondo della proposta della Commissione UE stanno infatti nella volontà di contrastare l’abbandono e l’accumulo dei rifiuti plastici; non si tratterebbe quindi di un provvedimento, una volta approvato, che si dedica specificamente a valorizzare e incentivare l’utilizzo di fonti rinnovabili per la produzione di plastica e, del resto, la bioplastica compostabile non è certo la miglior soluzione al problema del “littering”: nessuno in sede europea si è mai ufficialmente espresso in quei termini e altre modalità già esistono, come l’introduzione nella plastica di additivi oxobiodegradabili, ammessa ed anzi incentivata in altri Paesi. Ciò vuol dire in sostanza che se anche l’emendamento alla direttiva venisse legittimato in sede europea la legge italiana dovrebbe passare attraverso un ulteriore processo di revisione per correggerne le evidenti storture.
Per concludere: la posizione di CNA Produzione e di AssoecoPlast al riguardo non è cambiata. Non esistono materiali del tutto perfetti ed esenti da qualche complicazione diretta e indiretta. Il divieto di commercializzazione così come ora formulato nella legge italiana n.28/2012 è assurdo perché impone una scelta che è ancora controversa anche sul piano scientifico; motivata da ragioni di ”cartello” e non certo da motivazioni ambientali che restano discutibili anche a livello comunitario, diversamente da quanto si vorrebbe far credere; pericolosa poiché metterebbe a rischio ulteriori posti di lavoro in una situazione del nostro sistema manifatturiero che non si può permettere ulteriori sofferenze e tensioni.
CNA Produzione e AssoecoPlast non hanno mai rifiutato il dialogo in materia tra produttori, non sono affatto contrari al rinnovamento in funzione dell’eco-sostenibilità della filiera della plastica e tantomeno si oppongono in via di principio ad ipotesi legislative che portino ad utilizzare la leva fiscale in termini incentivanti/disincentivanti, se ciò fosse davvero motivato da ragioni di tutela dell’ambiente e dalla ricerca di un diverso equilibrio tra più opzioni produttive.
Per questo motivo crediamo sia arrivato il momento di riaprire in modo franco e trasparente una discussione serena ed imparziale. Il Governo e i Ministeri competenti non possono non comprenderlo, a partire dal Ministero dello Sviluppo Economico che ha la responsabilità di fornire opportunità di mercato alle piccole imprese, e non certo di chiudere loro ulteriori spazi di sopravvivenza”.