Italia Rifiuti Free in 4 mosse
Legambiente ha presentato a Roma le 4 proposte per un'Italia Rifiuti Free
19 November, 2013
Per invertire la rotta dell'Italia, che continua a smaltire in discarica troppi rifiuti(39% dei rifiuti urbani nel 2012 secondo l'Ispra), Legambiente ha presentato oggi 19 novembre il dossier "Ridurre e Riciclare prima di tutto" per proporre un nuovo sistema di incentivi e disincentivi per il ciclo integrato dei rifiuti che si articola in quattro punti.
1. Tartassare lo smaltimento in discarica
Per disincentivare l’uso in discarica il rispetto della direttiva europea non basta, serve utilizzare la leva economica per imporre un aumento dei costi di conferimento. Tutte le Regioni italiane devono fissare a 25 euro per tonnellata l’entità del tributo regionale per i rifiuti che vengono smaltiti in discarica dopo il pretrattamento. Partendo da questa cifra, le Regioni devono però modulare il pagamento del tributo speciale per lo smaltimento in discarica in base a un criterio di premialità/penalità, basato sull’entità del superamento degli obiettivi di legge sulla percentuale di raccolta differenziata finalizzata al riciclaggio. Maggiore sarà il superamento, maggiore sarà lo sconto sull’ecotassa praticato ai Comuni virtuosi. Il Parlamento deve invece trasformare il tetto massimo di 25 euro per tonnellata previsto per l’ecotassa sulla discarica dalla legge del 1995 in una soglia minima e i soldi vanno utilizzati interamente per sostenere progetti di differenziata, riciclaggio e prevenzione.
2. Eliminare gli incentivi per il recupero energetico dai rifiuti
Negli ultimi 20 anni la combustione dei rifiuti è stata ampiamente incentivata rispetto ad altre forme di gestione dei rifiuti. Nonostante l’Europa indicasse di perseguire la prevenzione dei rifiuti e il riciclaggio prima del recupero energetico, queste due opzioni non hanno mai avuto lo stesso trattamento di favore riservato alla combustione dei rifiuti. Si deve approvare una norma che blocchi l’erogazione degli incentivi per eventuali nuovi inceneritori, per la combustione dei rifiuti (css) nei cementifici e nelle centrali a carbone, salvaguardando solo quelli per la produzione di biogas dai rifiuti organici differenziati. Andrebbe promossa anche l’uscita degli inceneritori già attivi dai benefici dell’incentivo CIP6, come fatto la scorsa estate con alcune centrali che utilizzavano ad esempio il gas dalla raffinazione del petrolio.
3. Incentivare il riciclaggio perché diventi più conveniente del recupero energetico
È fondamentale passare più in generale dalla logica degli incentivi solo per le raccolte differenziate a quelli anche per il riciclaggio. Si deve prevedere innanzitutto un regime di IVA agevolata (ad esempio al 10%) per i prodotti o manufatti realizzati con una percentuale minima di materiale riciclato. Ma è importante anche rendere obbligatori i cosiddetti “criteri ambientali minimi” negli appalti pubblici per promuovere gli acquisti verdi dalla filiera industriale del riciclaggio.
4. Promuovere serie politiche di prevenzione con il principio “chi inquina paga”
L’adozione recente del Programma nazionale di prevenzione da parte del ministero dell’Ambiente è stata per molti versi un’occasione mancata: si delineano scenari ipotizzati, si chiede alle Regioni di attuare politiche di riduzione e non si prevedono ad esempio né finanziamenti per progetti per la concretizzazione delle politiche di prevenzione né sanzioni per chi non le attua. Per prevenire la produzione dei rifiuti, l’unico criterio da adottare è quello previsto dal principio europeo “chi inquina paga”. Il ministero dell’Economia e quello dell’Ambiente devono rivedere il nuovo tributo sui rifiuti (la Tari, ex Tares), calcolandolo solo - come già avviene efficacemente in centinaia di Comuni - sulla effettiva produzione di rifiuti indifferenziati (determinabile secondo peso, volume o numero dei prelievi dei sacchi o bidoni), permettendo alle utenze più virtuose di pagare meno, sganciandolo dalla quota relativa ai cosiddetti servizi indivisibili e garantendo la copertura totale dei costi del servizio.
“Per aumentare il costo di conferimento della discarica facendo leva sull’ecotassa – ha detto Stefano Ciafani, vice presidente di Legambiente - è fondamentale che il Parlamento corregga l’errore fatto dal ministero dell’Ambiente nell’intenzione di prorogare i termini entro cui raggiungere gli obiettivi di differenziata come previsto dal ddl collegato ambientale alla legge di stabilità approvato dal consiglio dei ministri lo scorso venerdì. Questo avrebbe come conseguenza una sorta di condono per le multe sullo smaltimento in discarica che premierebbe solo chi non ha rispettato fino ad oggi gli obiettivi di legge sulla differenziata”.
Secondo questo ddl infatti, spiega Legambiente, il raggiungimento dell’obiettivo del 35% di differenziata viene spostato a fine 2014, il 45% a fine 2016 e il 65% a fine 2020: questo farà sì che le multe sull’ecotassa non si pagheranno fino a tutto il 2014 e dal 2015 le pagheranno solo i Comuni che non avranno raggiunto nell’anno precedente solo il 35% di raccolta differenziata. E le multe che dovrebbero pagare quest’anno i Comuni non virtuosi per non aver raggiunto lo scorso anno il 65% di differenziata si pagheranno addirittura nel 2021. "Una vera beffa per i Comuni virtuosi che hanno già raggiunto questo obiettivo lo scorso anno come previsto dal d.lgs. 152/2006.
Vale la pena sottolineare infine - conclude Ciafani - che il ddl collegato ambientale alla legge di stabilità prevede che gli incentivi per gli acquisti verdi arriveranno dal pagamento delle multe sull’ecotassa, che però si pagherebbero solo a partire dal 2015, e questo rende ancor più grave il danno procurato dalle potenziali proroghe sugli obiettivi di raccolta differenziata".