Corte costituzionale: bruciare i rifiuti “non è vietabile”. In Val d'Aosta
La Consulta ha dichiarato incostituzionale la legge regionale contro il trattamento a caldo dei rifiuti, modificata dopo il Referendum del 18 novembre 2012. Per la Corte Costituzionale la norma rientra nella tutela dell’ambiente “ed è di “competenza esclusiva dello Stato”. Le reazioni del comitato Valle Virtuosa e di Legambiente
03 December, 2013
Mentre il governo introduce nell'ordinamento italiano il reato di combustione dei rifiuti, la Valle d'Aosta rischia di dover tornare a fare i conti con l'inceneritore contro il quale si era espressa un anno fa.
La Consulta ha infatti dichiarato incostituzionale la legge regionale contro il trattamento a caldo dei rifiuti, modificata dopo il Referendum del 18 novembre 2012, con cui i cittadini si opposero alla costruzione di un pirogassificatore ad Aosta. Per la Corte Costituzionale la norma figlia di quel voto partecipatissimo (quasi il 50% degli aventi diritto) rientra nella tutela dell’ambiente “ed è di “competenza esclusiva dello Stato”. La sentenza arriva dopo che nel gennaio scorso il Consiglio dei Ministri aveva deciso di impugnare la legge.
Il comitato Valle Virtuosa, promotore del referendum del 2012, tuttavia dichiara che “non cambia nulla perché i cittadini valdostani si sono espressi molto chiaramente, non vogliono che i rifiuti siano trattati a caldo. Dalla lettura della sentenza si desume che non vi è incompetenza assoluta della Regione Valle d’Aosta, la quale, per tutelare la salute dei cittadini, può dettare criteri più restrittivi di quelli indicati dallo Stato. Il motivo per cui è stata dichiarata illegittimità costituzionale della norma è che la legge regionale impugnata preclude allo Stato la possibilità di individuare delle zone dove eventualmente localizzare impianti di preminente interesse nazionale”.
Nello specifico i giudici della Corte Costituzionale hanno scritto che la legge impugnata dal governo «imponendo un divieto generale di realizzazione e utilizzo di determinati impianti su tutto il territorio regionale, non contiene un “criterio” né di localizzazione, né di idoneità degli impianti. Si tratta di un limite assoluto, che si traduce in una aprioristica determinazione dell’inidoneità di tutte le aree della Regione a ospitare i predetti impianti”. Più in generale “i poteri regionali “non possono consentire, sia pure in nome di una protezione più rigorosa della salute degli abitanti della Regione medesima, interventi preclusivi suscettibili di pregiudicare, insieme ad altri interessi di rilievo nazionale, il medesimo interesse della salute in un ambito territoriale più ampio” (sentenza n. 54 del 2012)».
In particolare la norma contrasta con le disposizioni secondo cui «spetta allo Stato “l’indicazione dei criteri generali relativi alle caratteristiche delle aree non idonee alla localizzazione degli impianti di smaltimento dei rifiuti” (articolo 195, comma 1, lettera p); nel rispetto di tali criteri generali, la Regione definisce i “criteri per l’individuazione, da parte delle province, delle aree non idonee alla localizzazione degli impianti di smaltimento e di recupero dei rifiuti” (art. 196, comma 1, lettera n); inoltre, la Regione determina i “criteri per l’individuazione dei luoghi o impianti idonei allo smaltimento” (art. 196, comma 1, lettera o), dovendo rispettare “i principi previsti dalla normativa vigente e dalla parte quarta del presente decreto, ivi compresi quelli di cui all’articolo 195”, sulla base di quanto indicato nella parte iniziale dello stesso art. 196, comma 1».
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Valle Virtuosa aggiunge che “dalla lettura della sentenza, però, si evince che la Regione può vietare la localizzazione nel proprio territorio di impianti di interesse regionale (quale era il pirogassificatore) e può indicare i criteri per un’eventuale localizzazione, da parte dello Stato, di impianti di incenerimento di interesse nazionale”. “Per questi motivi siamo fiduciosi che la Regione, come ha dichiarato dal 18 novembre in poi, nel rispetto della volontà popolare, metterà in essere tutti i progetti per portare la Valle verso una corretta gestione dei rifiuti che i cittadini valdostani continuano fortemente a volere”.
Sulla stessa lunghezza d'onda anche Legambiente Piemonte e valle d'Aosta:
“La Corte Costituzionale ha stabilito che la legge modificata con il referendum supera i paletti delle competenze regionali ma non che sia sbagliata – afferma il presidente Fabio Dovana - La legge regionale va quindi emendata solo relativamente alla parte contestata sul rispetto delle competenze statali e il voto dei cittadini valdostani va rispettato”. “Siamo sempre in attesa che la politica traduca in azione concreta quanto detto fin dal giorno successivo al referendum: il rispetto della volontà popolare – dichiara Alessandra Piccioni, presidente del Circolo valdostano - Serve quindi un accordo tra maggioranza e minoranza sul tema dei rifiuti e Legambiente auspica che questo venga trovato rapidamente, dando vita ad un programma di riduzione, riuso e riciclo dei materiali, a cominciare dalla raccolta differenziata della frazione organica”.