Cibarsi di rifiuti una volta a settimana, la testimonianza di tre giovani torinesi
Giulio, Sara e Paola sono tre giovani di San Salvario, quartiere multietnico di Torino, che ogni martedì sera organizzano una cena casalinga con il cibo recuperato in alcuni mercati della città. “Recuperiamo generalmente frutta e verdura vecchia o ammaccata ma ancora buona, anche se spesso è roba fuori stagione”
19 February, 2014
“Cena di recup”, così chiamano il loro appuntamento settimanale Giulio, Sara e Paola, tre giovani di San Salvario, rispettivamente di 29, 25 e 21 anni, che ogni martedì sera organizzano una cena casalinga con il cibo recuperato nei mercati torinesi. Coinquilini da meno di un anno, torinesi d'adozione tutti e tre - arrivano rispettivamente da Sardegna, Sicilia e Friuli - ogni martedì mattina si salutano velocemente dopo la colazione dandosi appuntamento intorno alle sette di sera, quando vuoteranno zaini e borse per cucinare quello che hanno trovato nelle loro rapide ricognizioni. “Spesso basta un giro di 15 minuti – racconta Giulio - subito dopo la chiusura dei banchi, quando i commercianti non possono più venderti niente e già trovi in terra il cibo sufficiente per mettere insieme una gran cena”. Porta Palazzo, piazza Madama Cristina, corso Racconigi i mercati battuti rispettivamente dai tre, suddivisi in base alla zona che frequentano abitualmente ogni giorno. Giulio e Sara per lavoro, Paola per studio. “L'idea ci è venuta una sera di circa due mesi fa, mentre ci raccontavamo le nostre giornate - spiega Sara - Io e Giulio, durante le rispettive pause pranzo, passeggiamo spesso nelle vicinanze dei mercati di Porta Palazzo e corso Racconigi, proprio nell'orario in cui vengono smantellati, notando molta frutta e verdura abbandonata per terra destinata alla spazzatura. Ci siamo detti: perché non recuperarne un po' e mettere insieme una cena il martedì che siamo tutti a casa?” Per Giulio non è una novità, anzi. Sono anni che fa lo fa, anche se a periodi alterni. Così come Paola, che studia matematica dalle parti di via Valperga Caluso a San Salvario e che non ha avuto difficoltà ad unirsi ai suoi coinquilini, cercando cibo di scarto al mercato di piazza Madama Cristina proprio come faceva ad Udine. Sara invece è una neofita del recupero, ma condivide con gli altri due uno stile di vita particolarmente attento al contenimento dei consumi e allo spreco delle risorse.
“I banchi di formaggi, pane e salumi non scartano niente, o perlomeno non lo lasciano a terra – prosegue Giulio - Quindi recuperiamo quasi sempre solo frutta e verdura. Facciamo i freegan, anche se non lo siamo”. I freegan evitano il consumo tradizionale cercando di nutrirsi soprattutto con cibo di recupero, tassativamente non di origine animale o testato su animali. La parola è una crasi fra i termini inglesi “free” (libero) e “vegan” (veganiano) e come si legge sul portale freegan.info indica chi pratica “il totale boicottaggio di un sistema economico dove la ricerca del profitto ha cancellato considerazioni etiche e dove complicati sistemi di produzione, preparazione, imballaggio e distribuzione delle merci comportano che la maggior parte dei prodotti abbiano un impatto deleterio sul pianeta del quale spesso non ci rendiamo neanche conto”.
“Quella che si trova è generalmente frutta e verdura vecchia o ammaccata – prosegue Giulio - ma per la maggior parte ancora buona, anche se spesso è roba tutt'altro che di stagione. I pomodori, le carote e le zucchine sono all'ordine del giorno in qualsiasi periodo, ma non è raro trovare fragole a febbraio, meloni a gennaio, melanzane a dicembre. Tendenzialmente tiriamo su tutto, non per necessità, fortunatamente, ma per un principio di lotta allo spreco, anche se certi prodotti sarebbero da boicottare senza remore perché son fuori stagione, a costo di lasciarli alla spazzatura”. Non tutti i giorni sono uguali ovviamente: “Certe volte si trova tantissimo cibo. Se avessimo più tempo per raccoglierlo torneremmo a casa con roba per una settimana intera – dice Paola – ma per ora ci limitiamo a prendere quello che ci serve per la sera e per altre due-tre cene al massimo. Anche perché tutto ciò che troviamo va quasi sempre cucinato presto, o quantomeno mondato e pulito, e se ne raccogliessimo troppo non finiremmo più. Cucinare comunque ci piace un sacco e con alcuni scarti abbiamo imparato anche a fare delle cose nuove, come le marmellate”. Nella loro esperienza il recupero di cibo è un'attività praticata più da persone indigenti, che non da persone contrarie allo spreco alimentare: “A raccogliere cibo nei mercati vediamo soprattutto persone di mezza età, pensionati e numerosi cittadini stranieri. Donne e uomini in egual misura, alcuni da soli altri in gruppetti di due o tre. Tanti sono malvestiti, non si curano di sporcarsi pesantemente mentre rovistano a mani nude negli scarti e girano con carrelli della spesa rattoppati. Invece di ragazze e ragazzi se ne vedono pochi. Questo non significa che il recupero di cibo come attività anti-consumistica sia poco diffusa, anzi sembrerebbe in aumento costante, sia a livello individuale che in maniera più organizzata. Solo che nei mercati non è così evidente. Alcuni miei amici e conoscenti, che come noi recuperano cibo saltuariamente, preferiscono ad esempio andare a cercare i prodotti scaduti nei supermercati ”.
In Italia non si può dire che esista un vero e proprio movimento per il recupero del cibo, semplificazione che non descrive bene un realtà eterogenea e frammentaria, composta da soggetti diversi, individuali o collettivi, accomunati da uno stile di vita che tende al minimo consumo di risorse, con più o meno consapevolezza politica. Giulio, Sara e Paola agiscono spontaneamente e individualmente e, come detto, non possono essere definiti dei freegan. Come chiamare quindi chi recupera cibo di scarto senza essere necessariamente anche vegano?
Ecco alcune foto di ciò che rimane al mercato di Porta Palazzo a fine giornata:
1 commenti
Scrivi un commentoValentino
21.02.2014 15:02
E QUELLO CHE FACCIO DA SEMPRE A CASA MIA NON SI BUTTA NULLA E SE CAPITA RACCOLGO QUELLO CHE BUTTANO GLI ALTRI. SONO UN FREEGAN!