Sacchetti al bando anche a Chicago, si discute sui sostituti
A partire da agosto 2015 i sacchetti di plastica tradizionali saranno messi al bando anche a Chicago: si comincia dalle grandi catene di supermercati e franchising, per poi estendere il divieto a tutti i negozi l’anno successivo. Fa discutere però il prezzo dei sostituti di carta o compostabili: la città dovrà cambiare abitudini...
06 May, 2014
Un altro capitombolo per i sacchetti di plastica. Questa volta è Chicago a metterli al bando, con un sistema di divieti progressivo, che toccherà prima le grandi catene di supermercati e e franchising, a partire da Agosto 2015, per poi arrivare ai negozi indipendenti, ai quali verrà concesso un anno di tempo in più.
Rispetto ad altre città statunitensi – Los Angeles in testa – l’opposizione al provvedimento preso dal Comune è stata, almeno per ora, decisamente meno agguerrita. Le associazioni che difendono il mercato della plastica tradizionale si sono limitate a sottolineare come i sacchetti usa e getta abbiano in realtà numerose alternative di riutilizzo prima di finire nel cestino, caratteristica che i loro colleghi di carta e compostabili non possono garantire. (American Progressive Bag Alliance).
La replica dei sostenitori del bando però non si è fatta attendere: la teoria è una cosa, la pratica è un’altra. Le strade di Chicago pullulano di sacchetti abbandonati, e la quantità di buste portata a casa da ogni cittadino dopo l’acquisto più banale è completamente spropositata rispetto alle esigenze e alle possibilità effettive di riutilizzo. Secondo i dati diffusi dalle autorità locali, i sacchetti di plastica rappresentano l’1,3% del peso totale dei rifiuti accumulati da una famiglia media in un anno. Può sembrare poco, finché non si ragiona sull’estrema leggerezza degli oggetti in questione. Inoltre, sempre secondo i consiglieri comunali che hanno votato a favore del provvedimento, il processo di riciclo a Chicago non arriva ad intercettare più del 10% dei sacchetti. Troppo poco per giustificarne un così largo consumo.
La discussione ora si concentra sulla sostituzione, e soprattutto sui suoi costi. Un sacchetto di plastica costa 3 centesimi di dollaro. Uno di carta dai 6 ai 9. Uno compostabile 21 centesimi. Negli Stati Uniti il sacchetto viene, di norma, distribuito gratis al cliente, e viene consegnato in automatico. Risulta evidente però che se il prezzo di una singola busta arriva a raddoppiare, triplicare o perfino costare sette volte tanto, in qualche modo dovrà essere riversato su chi acquista. Non solo: le perplessità attorno alla carta sono molte. Dopo anni di campagne “Think before print” contro il consumo di alberi, passare ad una sostituzione plastica carta 1:1 non sembra davvero una buona idea.
Per quanto riguarda la bioplastica, al momento Chicago non è ancora dotata di un efficacie sistema di produzione di compost, anche se il progetto è fra i piani di sviluppo della città. (Ecco perché il bando entrerà in vigore solo tra un anno). Inoltre, secondo gli oppositori del provvedimento, nessuna delle due alternative risulta valida per trasportare oggetti pesanti e magari costosi, come una bottiglia di vino pregiato. La soluzione? Per i consiglieri comunali semplice: i cittadini non dovranno fare altro che abituarsi a portare con sé una sporta riutilizzabile, per ogni evenienza.
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