11° Rapporto sulla Mobilità degli Italiani: Auto in ripresa, mobilità sostenibile in calo?
Isfort, Asstra, Anav: “E’ stato sufficiente un anno di (timida) ripresa della domanda per invertire il trend di parziale recupero della mobilità sostenibile, che il trasporto pubblico sembrava aver innescato. Nel bilancio dell’ultimo quinquennio il ciclopedonale perde oltre 3 punti percentuali di quota modale complessiva, mentre il trasporto pubblico guadagna solo lo 0,7% del mercato della mobilità motorizzata”
29 May, 2014
Prima di cominciare con l’analisi del rapporto, ricordiamo che l’Osservatorio “Audimob” si basa su un’indagine telefonica, realizzata con sistema CATI e alimentata da oltre 15.000 interviste annue ripartite su 4 survey (una per stagione, tre/quattro settimane per ciascuna stagione).
Ripartono i consumi di mobilità. Ma senza fretta…
Qualcosa si muove. Secondo l’XI Rapporto sulla Mobilità pubblicato da ISFORT, ASSTRA, ANAV e HERMES, e gli spostamenti complessivi della popolazione italiana (14-80 anni) sono risaliti, nel 2013, del 2,8% rispetto all’anno precedente, così come il volume di passeggeri per km, aumentato del 9,6%. Si può già parlare di ripresa della mobilità, dopo anni di tendenza negativa? Gli esperti di Isfort sono cauti, e parlano piuttosto di una prima luce in fondo al tunnel: “L’osservazione sui livelli quantitativi dei consumi di mobilità indica chiaramente che c’è moltissimo terreno ancora da recuperare dopo un ciclo di recessione così lungo e profondo: i 100 milioni di spostamenti del 2013 si confrontano infatti con i 128 milioni del 2008 (- 21,9%), e l’1,38 miliardi di passeggeri*km del 2013 con l’1,56 miliardi del 2008 (- 11,5%)”.
In fuga dal centro delle città
Il calo degli spostamenti urbani registrato negli ultimi anni va attribuito principalmente la crisi, è vero, ma un ruolo non trascurabile sembra averlo giocato anche la tendenza allo spopolamento dei centri cittadini in favore di periferie e comuni di cintura. Dagli ultimi dati rilevati da Isfort, Asstra e Anav, arriva ora una probabile conferma: “Negli ultimi 5 anni si è assistito da un progressivo aumento della quota di mobilità extra-urbana: dal 37,4% delle percorrenze registrate nel 2008 al 41% registrate nel 2013. E’ in atto quindi un duplice processo di redistribuzione dei poli di domanda di mobilità sul territorio, da un lato, e soprattutto di allungamento delle percorrenze determinato dalla maggiore distanza tra le origini degli spostamenti (residenze) e i luoghi di destinazione (lavoro, scuola, fruizione del tempo libero), dall’altro lato. In sostanza, i noti fenomeni della dispersione urbana (sprawl), accelerati dalla crisi economica che spinge fasce di popolazione verso le periferie e le corone urbane alla ricerca di condizioni abitative e di vita meno onerose, in questa fase stanno dispiegando in pieno i loro effetti, con un improprio sovraccarico di domanda di pendolarismo”.
Allarme rosso: trasporto sostenibile in recessione
Dal punto di vista ambientale però, più del numero di spostamenti conta la modalità. Complice la necessità di tagliare le spese e l’aumento di offerta di soluzioni alternative all’uso dell’auto privata, nelle grandi città hanno preso piede sempre più modalità di trasporto ecosostenibili, dal bike sharing al car pooling, sostenute anche da campagne comunicative e iniziative comunali che ripropongono un modello di città a misura di pedone. (Si ricordi però, che nonostante il calo del traffico sia stato registrato in diversi centri urbani, a livello nazionale lo split modale non ha mai smesso di pendere a favore dell’automobile: nel calo totale degli spostamenti la mobilità a motore privata ha raramente perso terreno rispetto alle altre scelte di trasporto). E infatti le conclusioni a cui arriva l’indagine appena presentata dipingono uno stato dell’arte ancora molto lontano dall’idea di mobilità sostenibile che si cerca di promuovere. “Alla fine (possibile) della crisi, come è cambiato il modal split dei cittadini italiani? – si chiedono gli analisti - Molto meno di quanto ci si poteva attendere. Anzi, le modifiche più profonde vanno nel segno opposto di quello presunto (e auspicato). In particolare, proprio nel 2013, anno della ripresa della domanda di mobilità degli italiani, le soluzioni di trasporto alternative all’automobile hanno registrato una piccola, ma molto significativa, battuta d’arresto: il trasporto non motorizzato ha subito un ulteriore erosione della propria quota modale - in declino ormai da diversi anni -, scendendo al 16,9% del totale delle percorrenze (NdR: Era il 21,1 nel 2008). L’auto privata nel 2013 ha riguadagnato punti, sia in valore assoluto (+4,1% di passeggeri), sia nella quota modale motorizzata (dall’82% del 2012 all’82,7% del 2013).
Trasporto pubblico: si prende il bus solo se non si può farne a meno
Se l’ulteriore perdita di quote modali della mobilità dolce può lasciare perplessi, non stupisce più di tanto scoprire che i trasporti pubblici, piegati dai durissimi tagli a cui sono stati sottoposti negli ultimi anni, ha perso nel 2013 un ulteriore 1,9% di passeggeri. “Dal 2000 al 2013 solo nel biennio 2007-2008 il trasporto pubblico ha visto crescere la propria quota modale in una fase di espansione della domanda di mobilità. Per tutti gli altri anni, la fetta di mercato del mezzo pubblico si allarga quando la torta complessiva (mercato della mobilità) si restringe; in altri termini, ripiegano i consumi di trasporto (per effetto normalmente di minori consumi generali e minore disponibilità di reddito delle famiglie) e i cittadini, per ragioni di risparmio, tendono a prendere un po’ di più un mezzo di trasporto pubblico. Quando la domanda risale, i cittadini inevitabilmente tornano a viaggiare in automobile, non essendo il trasporto pubblico percepito come alternativa strutturale per soddisfare i propri bisogni di mobilità”. A peggiorare la situazione, i punti persi dal TPL sono tutti punti conquistati dall’automobile, soprattutto nei centri urbani di medie dimensioni, dove le alternative ecologiche risultano meno allettanti: non c’è la stessa offerta di mezzi che garantisce una grande città, e allo stesso tempo gli spostamenti a piedi e in bicicletta non sono così agili come nei centri più piccoli.
Mobilità dolce in città: piedi in ritirata, bicicletta in ripresa
Tra 2013 e 2012 non ci sono stati significativi cambiamenti per quanto riguarda la quota di spostamenti effettuati a piedi e in bicicletta. (Un leggerissimo calo di qualche decimo di punto percentuale). E’ il confronto con il “pre-crisi” però, ad allarmare: il calo registrato da Isfort, Asstra e Anav rispetto al 2008 resta purtroppo molto consistente, oltre che di difficile interpretazione; si è passati dal 32,8% di quota modale per la mobilità dolce nelle aree urbane (21,1% nel totale del Paese) al 27,6% del 2013. La “colpa” di questo gap sarebbe da attribuire perlopiù alla quota di spostamenti a piedi, che restano tuttavia preponderanti rispetto a quelli sulle due ruote: “Nella suddivisione tra spostamenti a piedi e spostamenti in bicicletta, nel 2013 si è verificato un incremento della quota del pedale salita al 4,7% nelle aree urbane e al 3,1% nel totale nazionale, dopo la battuta d’arresto del 2012 (3,6% e 2,3% rispettivamente). Continua invece a scendere il peso della mobilità pedonale, ormai sotto il 25% nelle aree urbane e sotto il 15% nel totale. Un processo questo che va consolidandosi ormai da diversi anni”.
Scarica l'XI Rapporto sulla Mobilità di Isfort - Asstra - Anav e Hermes
Leggi anche:
Traporto pubblico locale e riforme: la ricerca dell'efficienza
Agenzia Europea per l'Ambiente, on line l'ultimo Rapporto sui Trasporti in città
Milano: quanto è calato davvero il traffico negli ultimi anni?
Istat, focus sulla Mobilità Urbana: nel 2011 trasporti in calo e motorizzazione in crescita
“Non nascondiamocelo: la bicicletta non ha fatto il salto che attendevamo”. Intervista al Direttore Isfort Carminucci