Dove finisce il cibo non consumato al buffet? Save the food e gli hotel anti spreco
I buffet degli alberghi sembrano a volte voler assicurare un biglietto di sola andata per il girone dei golosi, ma una vacanza serena passa anche dalla risposta a questa domanda: dove finisce il cibo non consumato durante i pasti? Ecco la mappa italiana delle strutture anti-spreco, hotel di lusso che attraverso accordi stipulati con Banco Alimentare, Pasto Buono, Equoevento e altri hanno deciso di offrire soggiorni all'insegna del Save the food - da la Repubblica delle donne del 17.07.2014
16 July, 2014
di Gianna Melis
Banchetti in cui il cibo è composto e presentato ad arte. Allestimenti culinari che si fanno beffe del concetto di parsimonia veterum – la frugalità nei pasti - di senecana memoria. I buffet degli alberghi di lusso sembrano a volte voler assicurare un biglietto di sola andata per il girone dei golosi, e non raramente capita che, dopo aver pasteggiato, si esca dalla sala colazioni lasciandosi alle spalle un buffet ancora strapieno di brioche, torte, formaggi, salumi, pane di diversi tipi e marmellate. A volte, una vacanza serena passa anche dalla risposta a questa domanda: dove finisce il cibo non consumato durante i pasti che ci vengono offerti? Ecco qualche indirizzo di strutture che hanno adottato misure "anti-spreco".
Belli, ma anche buoni
La cultura alimentare attenta e sostenibile comincia a coinvolgere hotel, grandi industrie e piccole società. Anche se per ora non sono grandi numeri, sono in crescita le strutture che fanno accordi con Banco Alimentare, Pasto Buono, Equoevento per donare gli eccessi della ristorazione a chi ne ha bisogno. Lago Maggiore Green Meeting – il progetto di Lago Maggiore Meeting Industry, nato grazie all’accordo italo-elvetico tra gli enti di promozione turistica della zona (Camere di Commercio, Province, ATL, Convention Bureau, Associazioni) - prosegue il suo impegno per l’organizzazione di eventi a basso impatto ambientale avviando in collaborazione con Banco Alimentare Onlus la sperimentazione del recupero di cibo delle prime colazioni delle strutture alberghiere Grand Hotel Dino di Baveno, Regina Palace e Grand Hotel des Iles Borromees di Stresa. Il progetto vuole sviluppare un sistema integrato di offerta congressuale ispirato ai valori della sostenibilità. Negli hotel che hanno aderito al progetto, dunque, è stata avviata la sperimentazione del recupero di cibo delle colazioni, pane, torte, brioche e biscotti, da parte della Fondazione Banco Alimentare Onlus "Siticibo" nata a Milano nel 2003 come applicazione della Legge 155/2003 (detta del Buon Samaritano). Banco Alimentare recupera il cibo cotto e fresco in eccedenza in hotel (a Milano, tra le strutture di lusso partecipanti c'è per esempio il Grand Hotel Principe di Savoia), ma anche mense aziendali, ospedaliere e scolastiche, e dal 2009 recupera anche le eccedenze alimentari della grande distribuzione. Nella sola città di Milano, nel 2013 la fondazione ha recuperato 225 mila porzioni di cibo cotto, oltre 68 tonnellate di prodotti da forno e 102 tonnellate di frutta che ha distribuito a chi ha bisogno.
Ridurre gli sprechi entro il 2020
Istituzioni e aziende sono sempre più sensibili al problema: per ridurre gli sprechi alimentari del 50% entro il 2020 e contribuire a creare una cultura alimentare sostenibile è nato il PINPAS, il Piano nazionale di prevenzione dello spreco alimentare, coordinato da Andrea Segrè, presidente di Last Minute Market, la Fondazione Barilla Center Food & Nutrition ha lanciato il Protocollo di Milano, mentre Pasto Buono (presente a Genova, Roma, Cagliari, Firenze e a breve anche a Milano e Bari, nel 2013 ha recuperato e donato oltre 100 mila pasti) e Banco Alimentare continuano a stipulare accordi per recuperare gli eccessi della ristorazione da donare a chi ne ha bisogno.
Un movimento che parte dal basso
E i cittadini? Complice la crisi, tutti siamo più attenti a non sprecare quel che si compra al supermercato e non buttare il cibo avanzato con leggerezza, sperimentando magari nuove ricette "del riciclo" o "svuota frigorifero" per riutilizzarlo al pasto successivo. Purtroppo però, una parte degli alimenti, in tutto il mondo e persino nei paesi poveri, ancora viene sprecata a ogni passaggio e in ogni fase della produzione. E un cibo che non nutre nessuno non solo è cibo sprecato, ma è un danno per il pianeta: per produrlo sono stati consumati inutilmente tempo, energia, acqua, terra, fertilizzanti, forza lavoro e trasporti. Ad esempio, una mela che finisce nella spazzatura equivale a 70 litri d'acqua. Con il cibo buttato in 24 ore in Europa, si potrebbero sfamare 200mila persone.
Mentre l'Unione Europea pensa di prolungare la scadenza di riso e pasta, i cittadini europei mettono a punto iniziative anti-waste che favoriscono lo scambio di cibo: tra le più creative quella di un gruppo di giovani di Lisbona, Re-food, che gira in bici per la città e recupera il cibo da ristoranti e negozi per ridistribuirlo alle associazioni. In Germania invece è nato Foodsharing, che facilita lo scambio del cibo comprato tra privati, mentre in Inghilterra l'associazione Love Food Hate Waste incoraggia comportamenti responsabili attraverso scambi via app. La tecnologia e soprattutto la Rete viene infatti in aiuto a chi vuole evitare gli sprechi, anche in Italia: a Firenze il Food Waste Reduction ha selezionato tre progetti ideati per contribuire al risparmio di cibo: Senza Spreco, per aiutare aziende, grande distribuzione e negozianti a vendere a prezzi scontati alimenti vicini alla scadenza; My Foody, per la vendita di alimenti in eccesso; S-Cambia Cibo, una piattaforma di food sharing fra cittadini. A Torino pochi mesi fa è nato Lastminute sotto casa, un sito che fa incontrare commercianti e consumatori per vendere a prezzi scontati i prodotti in scadenza o i freschi invenduti della giornata. Sviluppata con la collaborazione con Slow Food, sempre a Torino, c'è NextDoorHelp, una piattaforma per regalare cibo e oggetti che non si usano più. A Caltagirone, in Sicilia, c'è iFood Share che promuove tra privati, commercianti e produttori la condivisione e lo scambio gratuito di cibo in eccesso.