#salvaiciclisti: bici su corsie preferenziali è un'opportunità in più, non assurda decisione
Riceviamo e pubblichiamo la lettera di Marco Pierfranceschi di #salvaiciclisti, in risposta a quella di Gianfranco Di Pretoro della Federazione Ciclistica Italiana-Lazio. Continua il dibattito sulla riforma del codice della strada che potrebbe autorizzare i ciclisti a transitare sulle corsie preferenziali
28 July, 2014
"Da qualche giorno gira sul web questa lettera scritta da un ciclista romano referente di una importante istituzione sportiva: 'Il ciclista romano sulle corsie preferenziali dei bus-taxi. NON FATELO, VI SCONGIURO!'. Secondo me è il perfetto esempio di come, pur con le migliori intenzioni, ogni possibile trasformazione sociale e culturale in questo paese finisca vittima del "fuoco amico" da parte di quelli che dovrebbero sostenerla.
In primo luogo invito tutti a ragionare sull'idea di rifiutare a priori un'opportunità che aumenta le nostre possibilità di scelta anziché ridurle. Ad oggi il ciclista può impegnare solo la sede stradale perché il C.d.S non gli consente alternative. Con l'entrata in vigore del provvedimento potrà impegnare, a propria discrezione ed a seconda delle condizioni della strada, sia le corsie per il traffico veicolare che quelle riservate ai mezzi pubblici. Non è una panacea universale, ma è pur sempre una possibilità in più rispetto a come siamo messi adesso.
Attualmente, se al ciclista accade di voler utilizzare una corsia preferenziale lo fa infrangendo la legge ed a proprio rischio e pericolo: se viene investito la responsabilità diventa automaticamente sua ed è tenuto a risarcire l'investitore per il semplice motivo di trovarsi in uno spazio che non gli è concesso. Ora mi domando: quale creatura senziente rifiuterebbe un'opportunità ulteriore che nulla toglie a quello che ha già?
L'esperienza di cicloviaggiatore mi ha portato a percorrere le corsie preferenziali del trasporto pubblico, all'estero, in anni molto lontani. Era il 1992, per l'esattezza, quando in occasione di un viaggio in bici in Irlanda percorremmo la strada dall'aeroporto di Dublino fino alla città sulle corsie preferenziali del bus, segnalate come accessibili alle biciclette. Di autobus ne passarono pochi, ma quei pochi manovrarono in modo da ridurre al minimo i rischi per noi ciclisti, comportamento che nei conducenti di veicoli privati (in special modo camioncini e furgoni) si verifica molto raramente.
Questo è un punto che secondo me non viene ben compreso dall'autore della missiva: l'essere autorizzati ad occupare un determinato spazio cambia completamente le regole del gioco. Se adesso l'autista di taxi o di autobus può permettersi comportamenti "a rischio" per l'incolumità del ciclista contando sulla relativa "impunità", un domani sarà obbligato ad una guida maggiormente rispettosa proprio in virtù della sopravvenuta responsabilità nei confronti di un soggetto autorizzato ad occupare quello spazio.
L'unica obiezione su cui posso concordare è il fatto che le corsie preferenziali romane siano realizzate spesso con sezioni insufficienti al traffico promiscuo, ma è inevitabile dal momento che in tempi lontani non furono progettate con in mente questo utilizzo. È evidentemente un problema che potrà trovare soluzione più avanti, in sede di revisione delle caratteristiche tecniche di tali percorsi. Sono consapevole che non si possa considerare che un "primo passo", ma pur sempre un primo passo nella direzione giusta.
Da ultimo vorrei ricordare Eva Bodhalova, la ciclista investita nel 2009 su via dei Fori Imperiali da un autista di taxi nel corso di un sorpasso azzardato. In quella notte maledetta due autovetture percorrevano la corsia preferenziale all'estremità destra, mentre una giovane ciclista si trovava sulla sede veicolare, alla loro sinistra. Il taxi che viaggiava sulla corsia preferenziale dietro il primo veicolo impegnò la manovra di sorpasso senza vedere la ciclista, e la investì. Lei cadde, batté la testa, ed ora invece di una ragazza sorridente ci resta solo una bici bianca. Da quella notte nulla mi toglie dalla testa che, se avesse potuto pedalare sulla corsia preferenziale, ora sarebbe ancora viva.
Conosco personalmente Gianfranco (Di Pretoro) da diverso tempo. È un ex atleta e adesso ciclista urbano, che da anni cerca di conciliare i temi della mobilità urbana con le rivendicazioni della Federazione Ciclistica Italiana (nello specifico: velodromi per gli allenamenti in ogni Municipio da realizzarsi nei parchi e nelle aree verdi... e ho detto tutto!), non riuscendovi per la totale incongruità delle due "aree tematiche". Dispiace leggere questo attacco ad una iniziativa che riallinea l'Italia (e non solo Roma) alle altre realtà europee, ma dispiace soprattutto il timore che le sue parole possano venir strumentalizzate da chi ha tutto l'interesse a che in questo paese non cambi mai nulla.
Marco Pierfranceschi
#salvaiciclisti"