Raccolta differenziata, le evoluzioni del cassonetto dall'Ottocento ad oggi
Raccolta differenziata, una storia che comincia nell'Ottocento e che si è evoluta nel tempo. Dalla pattumiera tradizionale si sono diffusi negli annii cassonetti per il vetro, la carta, la plastica e l'umido da La Stampa del 1/09/2014
01 September, 2014
di Marco Belpoliti
Il bidone della spazzatura si fa in due, anzi in tre e poi in quattro. La raccolta differenziata si sta diffondendo rapidamente, almeno al Nord, per cui, oltre alla pattumiera tradizionale, sono arrivate quelle per il vetro, la carta, la plastica, e ora anche il cosiddetto «umido».
Molti Comuni hanno distribuito ai cittadini i contenitori casalinghi per l’umido (ovviamente pagati dai cittadini stessi nella tassa di smaltimento in costante aumento), tuttavia i resti del cibo e gli avanzi della cucina sono in calo, per via della crisi economica.
Quando è cominciata la raccolta dei rifiuti nei contenitori? Nella prima metà dell’Ottocento. I bidoni della spazzatura usati nelle città allora erano in metallo zincato. A Londra, a partire dal 1830, venivano portati in strada, all’esterno delle case, mentre in precedenza erano conservati all’interno. I contenitori di metallo erano già presenti nelle abitazioni nobiliari e della ricca borghesia nel Settecento. A metà dell’Ottocento si optò quindi per i contenitori in metallo all’esterno. Li produceva la Garrods of Barking, ancora attiva dopo 200 anni. Non li ha inventati, bensì solo copiati e prodotti industrialmente a partire dal 1851. Opera di un designer sconosciuto, come molte cose che usiamo (vedi la mostra No Name Design alla Triennale di Milano), la pattumiera è oggi esposta allo Smithsonian Institution, Museum of American History di Washington (dentro uno di questi contenitori abita Oscar Grouch, il celebre personaggio dei Muppets).
Una successiva rivoluzione tecnologica fu apportata quasi un secolo dopo, nel 1952, da un’azienda dei Paesi Bassi, la Brabantia, che inventò la pattumiera di casa con il coperchio a pedale. Questa impresa industriale era in origine specializzata in setacci per il latte e bidoni per l’acqua. L’idea fu di far aprire con il piede il contenitore, mentre le mani erano impegnate. È ancora in produzione nella versione metallica, opera dei designer dell’azienda.
Nel 1957 fu aggiunto un bordo sporgente per la protezione del pavimento e un secchio interno di plastica. Di forma rotonda, il bidone a pedale è stato ben presto imitato. Il nuovo contenitore per l’«umido» è invece di colore marrone; di materiale plastico, piccolo, possiede un coperchio ermetico. Va inserito un sacchetto biodegradabile. La parte inferiore è composta di piccole feritoie verticali per aerare il contenuto: i rifiuti tendono a fermentare con il calore. Tutto si specializza e personalizza. Anche il pattume.
(foto da sacchirifiuti.it)