Sacchetti di carta per l'umido:"Perfettamente compostabili e più adatti" | Intervista a Lorenzo Poli (Assocarta)
Assocarta: "Solo in Italia abbiamo dovuto dimostrare che la carta è tanto compostabile quanto la bioplastica. Per quanto riguarda i costi, se un sacchetto di bioplastica è in grado di reggere bene il peso di una spesa significa che costa tanto quanto la carta. Se costa di meno, finisce per rompersi"
21 October, 2014
Intervista a Lorenzo Poli, Presidente del Gruppo Carte da Involgere e Imballo Assocarta
Assocarta e Assografici si erano espresse in passato sulla bozza del bando dei sacchetti di plastica usa e getta entrato in vigore a tutti gli effetti solo a luglio di quest'anno, con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del Decreto Competitività, che ha dato il via libera alla comminazione delle sanzioni per i trasgressori. L'avvento delle multe - almeno a livello ufficiale - ha segnato un incremento di vendite per la carta?
No, l’incremento c’è stato due anni fa, quando la legge è stata annunciata, varata e poi decretata. All’epoca abbiamo registrato un notevole interesse verso la carta, in alternativa ai sacchetti di plastica ormai banditi. Un fenomeno che non ha interessato tanto la Grande Distribuzione, rimasta appalto quasi esclusivo della bioplastica, ma piuttosto le botteghe, i piccoli commercianti, le librerie e i negozi d’abbigliamento. Il passaggio all’iter sanzionatorio invece non ci ha apportato nessun vantaggio ulteriore. Credo che l’arrivo delle multe abbia toccato piuttosto quei supermercati che, vista la scarsa effettività del bando, in molte zone d’Italia ancora usavano la plastica tradizionale. In ogni caso si tratta di distributori che con ogni probabilità passeranno alla bioplastica e non alla carta.
E come mai la grande distribuzione si rivolge quasi esclusivamente alla bioplastica?
Prevalentemente per una ragione di spazio. L’interesse di un supermercato è quello di stoccare il maggior numero di buste possibile sotto la cassa, e la bioplastica occupa meno volume. Non è certo una questione di prestazioni, anzi: la carta può fare tutto quello che fa la plastica; regge bene al peso e agli spigoli, come si può verificare tranquillamente mettendoci dentro la spesa al supermercato o perfino prodotti “ostici” come i libri. Dal punto di vista economico poi, c’è un po’ di tutto. In linea di massima possiamo dire questo: se un sacchetto di bioplastica, è in grado di reggere bene il peso di una spesa, significa che costa tanto quanto la carta. Se costa di meno, finisce per rompersi. A un supermercato non interessa più di tanto investire sulla qualità del sacchetto, dunque può scegliere di spendere meno affidandosi a sacchetti in bioplastica molto sottili, ai limiti del rischio rottura, ma evidentemente più economici.
A colpo d'occhio si direbbe che quasi tutte le grandi catene d'abbigliamento - non solo quelle di lusso, ma anche le multinazionali di largo consumo - che fino a poco tempo fa usavano la plastica, abbiano deciso invece di rivolgersi alla carta. E' un'impressione fondata?
Sì, perché la carta è molto più versatile: per esempio, a una bottega di lusso interessa poter personalizzare la propria busta, con manici curati, una stampa di qualità, che porti un messaggio di eleganza, e da questo punto di vista la carta è indubbiamente il veicolo migliore. Ma ci si può sbizzarrire a seconda delle esigenze: una bottega più modesta può scegliere un’alternativa in carta più semplice, meno costosa, ma comunque più resistente della bioplastica ed esteticamente più gradevole.
Veniamo invece all’umido: il comune di Bolzano dà come indicazione ai propri cittadini quella di raccogliere l’organico destinato al compostaggio dentro sacchi di carta, diversamente da quanto accade nella maggior parte dei comuni italiani in cui si fa la raccolta dell’umido, che hanno scelto invece la bioplastica. La carta può essere compostata tanto quanto la bioplastica, senza danneggiare la qualità del compost?
Quando le città italiane hanno cominciato a raccogliere l’umido in maniera selettiva le nostre cartiere vendevano già sacchetti per l’umido a mezza Europa: è soltanto in Italia che abbiamo dovuto dimostrare che la carta è tanto compostabile quanto la bioplastica. Dal punto di vista logico intuitivo è un’assurdità: dovrebbe essere la plastica semmai a dover dimostrare di essere tanto biodegradabile e compostabile quanto la carta, non il contrario. E invece, ancora oggi, siccome il mondo dei rifiuti umidi è in mano al Mater-Bi e alla bioplastica, se la carta vuole partecipare alle aste dei comuni per gli appalti sulla raccolta dell’umido, deve dimostrare di essere biodegradabile e compostabile quanto la bioplastica. Per rispondere direttamente alla domanda: che la carta sia biodegradabile è elementare. Che sia anche compostabile, e cioè adatta ad entrare negli impianti di lavorazione dell’umido, è un aspetto che – tanto quanto la bioplastica – abbiamo dovuto giustamente dimostrare, ma posso dire che le nostre cartiere producono carta perfettamente certificata e adatta al compostaggio. (NdR: a conferma, si veda l’elenco dei prodotti che hanno ottenuto il marchio CIC a questo link). Insomma, il costo di carta e bioplastica per quanto riguarda l’umido sono praticamente analoghi, ma i vantaggi di prestazioni che ha la carta sono enormi: basta fare un esperimento a casa. Se gli avanzi dell’umido in cucina li raccogliamo nella bioplastica, dopo una settimana sono ancora lì, ma in putrefazione, quindi con liquidi e cattivi odori. La carta invece è traspirante: gli avanzi di verdura e cibo si seccano, si asciugano e non puzzano.
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