Spagna, la guerra della carta tra i Comuni e i cartoneros abusivi
Carta e cartone non sono solo un rifiuto: sono una risorsa, materia prima per il riciclaggio che viene pagata sia alle aziende di raccolta che ai raccoglitori abusivi, i cartoneros. Ma quanto guadagnano davvero? E quest’attività come incide sul piano ambientale?
06 November, 2014
La storia del Cartoneo
Si chiama cartoneo, e consiste nel recuperare dalla strada – dentro e fuori dai cassonetti – carta e cartone in buono stato per poterli rivendere alle cartiere e ai grossisti. L’attività è approdata in Spagna durante gli anni della crisi, ma si tratta di una pratica nota fin dagli anni Cinquanta, soprattutto in Sud America, quando raccogliere un bene prezioso come la carta era un’attività in cui impegnare tutta la famiglia per sfuggire alla povertà più estrema. Tra la fine degli anni Novanta e i primi anni del Duemila, a causa del tracollo argentino, a Buenos Aires si contavano circa 40.000 cartoneros: data la drammaticità della situazione economica, recuperare la carta dalle strade rappresentava una possibilità concreta di sussistenza per moltissimi disoccupati, che si organizzarono nel 2002 in un vero e proprio movimento, l’MTE, Movimiento de Trabajadores Excluidos, riuscendo a ottenere l’ufficializzazione della propria attività e una base di diritti sindacali.
Nonostante la legalizzazione del lavoro, la crisi economica mondiale del 2008 ha portato Buenos Aires a ripercorrere le stesse tappe, con nuove ondate di cartoneros costretti a dormire in strada per mantenere il controllo dei cassonetti. Non esiste un censimento preciso dei nuovi cartoneros, ma le stime variano da 4000 a 8000 persone, per un giro d’affari che si attesta sui 500 milioni di pesos l’anno (quasi 47 milioni di euro).
I cartoneros in Spagna
In Europa esercitare il cartoneo è illegale. Non si possono sottrarre rifiuti alla raccolta differenziata, già che i rifiuti sono, prima di tutto, risorse. Materie prime per il riciclaggio, con un valore di mercato anche piuttosto alto, e proporzionale alla qualità della raccolta. Ma esattamente come è avvenuto in Sud America, anche nella Spagna piegata dalla fortissima crisi economica degli ultimi anni, vendere rifiuti si è rivelata una via per stare a galla per molte persone in condizioni particolarmente critiche. La reazione davanti a questa pratica abusiva variano da città a città: un po' più tollerante Madrid, che non ha individuato piani d'azione specifici, più ferrea invece Barcellona, che nel 2011 ha affidato alla Guardia Urbana l’incarico di contrastare il fenomeno, con una politica di controlli a tappeto: la Polizia è passata da una media di circa 180 interventi annui del 2010 agli oltre 1.800 annui di oggi.
Quanto guadagna un cartonero?
E’ difficile avere dei dati certi, poiché il valore dei carichi fluttua con le oscillazioni monetarie e cambia a seconda della qualità del materiale. Il prezzo varia comunque tra i 60 e i 100 euro a tonnellata. A mettere assieme un carico da una tonnellata, se si lavora "da piccoli autonomi" (con un furgone) ci si impiegano circa 16 ore di lavoro molto duro e oltretutto illegale, dunque fatto di fretta e, per quanto possibile, di nascosto. A questo bisogna sommare il prezzo del furgone e della benzina: ma davvero si riesce a vivere facendo il cartonero? Spulciando qua e là diversi blog e forum di discussione online (ovviamente anonime) si incappa in calcoli interessanti: secondo alcuni un cartonero dotato di furgone (spesa non da poco) riesce a guadagnare al massimo 230 euro al mese, al netto delle spese. I più fortunati, arrivano a 400.
Ben diversa la situazione per i "professionisti" organizzati con grandi camion, che riescono a riempire il veicolo ogni sera, guadagnando circa 400 euro a carico. Ovviamente aumentano anche i rischi e i costi di gestione, ma evidentemente a questo livello il mercato funziona molto meglio che per i piccoli ladrones de carton.
Il danno: solo economico o anche ambientale?
La perdita economica per i Comuni è ingente: Madrid denuncia buchi di bilancio per mancato guadagno da 2 milioni di euro l’anno, perché il servizio di raccolta costa, indipendentemente dalla quantità raccolta dalle aziende municipali. Cartiere e grossisti non dovrebbero ovviamente accettare i carichi rubati, ma i controlli sono difficili, e soprattutto il materiale è prezioso. Insomma, la questione della perdita economica è chiara. Ciò che è un po’ meno chiaro è se il lavoro dei cartoneros costituisca anche un danno ambientale. Lo è, senza alcun dubbio, secondo le aziende di raccolta e per le cartiere che cercano di lavorare nella legalità. Secondo AFCO, la Asociación
Española de Fabricantes de Envases y Embalajes de Cartón Ondulado, il problema dei furti ha già causato una riduzione media della carta recuperata del 9% fra i Comuni tra i 200.000 e i 500.000 abitanti, e le percentuali salgono ancora nelle grandi città: Barcellona ha denunciato un calo superiore al 20% dal 2011, quando l’attività dei cartoneros si è fatta più forte. Cali che comportano minori ingressi per le municipalizzate, che si vedono costrette a tagliare sul servizio. Meno risorse per campagne comunicative, meno possibilità di assunzione di operatori ecologici, e sempre meno fondi per riparare i cassonetti della carta, spesso devastati dai ladri di cartone.
D’altro canto, trascendendo un momento dalla questione legale, il materiale rubato viene realmente recuperato, e spesso con più solerzia di quella impiegata dalle aziende comunali: i cartoneros frugano anche nell’indifferenziato, certi di trovarvi sempre imballaggi ancora perfettamente riciclabili e gettati in mezzo ai sacchi neri per incuria o per errore... Sentinelle dei rifiuti senza saperlo?