Il decreto di Natale su Ilva. Svolta o bluff?
Un commento di Lorenzo Fanoli ripercorre in sintesi i punti del decreto per quel che lo si conosce a poche ore dal Consiglio dei Ministri ed espone alcuni punti interrogativi
24 December, 2014
Per natale un albero d’acciaio
Il Presidente del Consiglio ha messo nell’albero di natale dei cittadini di Taranto un nuovo decreto salva Ilva che però dovrebbe essere l’ultimo: e potrebbe rappresentare la svolta finale. Come nel suo stile Renzi dichiara di voler riscattare i cittadini dai guasti della politica attraverso una assunzione di responsabilità diretta nel processo di ambientalizzazione e riconversione dello stabilimento Tarantino.
Potrebbe sembrare una buona notizia: finalmente si fa sul serio, finalmente è finita l’era dei Riva.
Purtroppo le notizie non ci permettono di essere cosi ottimisti. E francamente non si capisce quali siano le condizioni strutturali che consentano ai tre nuovi commissari straordinari di riuscire dove hanno fallito i precedenti.
Il primo punto oscuro riguarda l’entità dei fondi a sostegno di questa svolta, da quanto si riesce a capire dalle notizie pubblicate sembrerebbe che ci siano 500 milioni disponibili di fondi europei e di fintecna. Il piano di ambientalizzazione e riconversione industriale predisposto da Bondi prevedeva circa 3 miliardi complessivi di investimenti. Il governo, poi, dichiara che metterà a disposizione 1 miliardo per la bonifica ambientale e altri 800 milioni per altri investimenti… Qualcosa non torna.
Le altre notizie su questo decreto che lasciano perplessi riguardano i poteri garantiti ai tre nuovi commissari: si parla di una garanzia di impunità (a patto che rispettino un determinato programma di interventi per l’ambientalizzazione dello stabilimento) per la durata del mandato che dovrebbe essere di 36 mesi. Detta cosi sembra che oltre a salvare l’Ilva si sia abolita la separazione tra potere esecutivo, giudiziario e legislativo… qualcosa sfugge.
Non sfugge invece il fatto che emerge riguardo ad uno degli interventi più significativi – la copertura dei parchi minerari – per il quale Bondi e Ronchi avevano dichiarato di aver trovato una soluzione e che, invece, viene rinviato sine die.
L’altro elemento di perplessità riguarda proprio la tipologia di procedura scelta: l’amministrazione straordinaria.
Generalmente l’Amministrazione straordinaria si stabilisce di fronte a crisi conclamate che stentano a trovare soluzioni e in molti casi rappresenta il primo passo di una messa in liquidazione dell’azienda. Se così fosse questo nuovo decreto di salvataggio potrebbe essere una buona notizia per coloro che perseguono l’obiettivo della chiusura della fabbrica (anche se dovranno attendere altri 36 mesi).