Rifiuti, Green Act: ridurre e riciclare prima di tutto. Le proposte di Legambiente
Superare le troppe emergenze legate all’uso della discarica, privilegiare la prevenzione e il riciclaggio e innovare il sistema degli incentivi/disincentivi. Ecco le proposte riguardo alla gestione dei rifiuti urbani contenute nel Green Act presentato da Legambiente
26 February, 2015
Nel 2012, secondo i dati Eurostat, in Italia sono stati riciclati, avviati a recupero diverso da quello energetico e diverso dai riempimenti, oltre 53 milioni di tonnellate di rifiuti (esclusi i rifiuti minerali). In valore assoluto, l’Italia è il paese europeo con le maggiori quantità recuperate dopo la Germania. È quanto riportato da Legambiente che ha presentato oggi a Roma “Il Green Act che serve all’italia”, un documento che avanza proposte concrete e misure immediatamente applicabili per affrontare le sfide del futuro. In termini pro capite, sottolinea Legambiente, l’Italia è uno dei leader europei, con una quantità superiore non solo alla media europea ma a quella di tutti gli altri paesi. Questo elevato recupero più che da una eccezionale capacità di raccolta, dipende dalla specificità del sistema industriale italiano che consente un elevato riciclo interno degli scarti industriali e addirittura richiede una consistente importazione di materie seconde. Nel settore dei rifiuti urbani l’Italia è invece in affanno, anche se migliorano le prestazioni di recupero. E al solito, mostra due facce: le regioni settentrionali con con prestazioni di recupero prossime a quelle dei migliori paesi europei, le regioni centro-meridionali che, salvo episodiche eccezioni e buone intenzioni, sono con poca raccolta differenziata e tanta discarica.
In Italia, spiega Legambiente, il 37% dei rifiuti urbani va a discarica, con punte del 93% in Sicilia, 71% in Calabria, 67% in Puglia. La scelta è influenzata anche dal fatto che il conferimento di rifiuti in discarica costa al massimo € 25 per tonnellata.
Le misure che propone Legambiente nel Green Act puntano a disincentivare l’uso della discarica e incentivare politiche di riduzione e riciclaggio. Ecco le proposte contenute nel documento relativamente ai rifiuti urbani.
1. Penalizzare lo smaltimento in discarica con un aumento dei costi di conferimento (ecotassa). La legge 549 del 28 dicembre 1995 va modificata, trasformando l'attuale limite massimo di € 25 per tonnellata in una soglia minima di € 50 per tonnellata, con sconti progressivi per i Comuni in base al conseguimento delle percentuali di raccolta differenziata.
2. Utilizzare il 100% dei proventi dell’ecotassa per le politiche di prevenzione, riuso e riciclo. Oggi - spiega Legambiente - solo il 20% dei proventi della ecotassa viene utilizzato per finalità ambientali e solo una parte di esso è destinato al ciclo dei rifiuti. La nuova ecotassa deve, invece, affluire in un fondo regionale con precisi criteri di utilizzo: il 50% deve sostenere la filiera degli acquisti verdi, mentre l'altra metà deve sostenere politiche di prevenzione e riuso, di diffusione delle raccolte differenziate domiciliari secco/umido. Va esclusa qualsiasi ipotesi di finanziamento a recupero energetico.
3.Abbandonare l’ipotesi di prorogare gli obiettivi sulla raccolta differenziata, per non penalizzare i comuni virtuosi. Se venisse approvata la proroga sugli obiettivi di raccolta differenziata come previsto da una bozza di decreto ambientale, le multe che dovrebbero pagare i comuni inadempienti verrebbero meno per i prossimi anni. Si premierebbe chi non rispetta la legge e sarebbe una beffa per i Comuni virtuosi che hanno già raggiunto l'obiettivo del 65% a fine 2012, come previsto dal d.lgs. 152/2006.
4. Eliminare gli incentivi per il recupero energetico dai rifiuti. Negli ultimi 20 anni, spiega Legambiente, la combustione di rifiuti è stata ampiamente incentivata rispetto ad altre forme di gestione. Occorre invece: cancellare gli incentivi per la produzione di elettricità da combustione e gassificazione dei rifiuti per gli eventuali nuovi impianti (mantenendoli per impianti di recupero energetico da digestione anaerobica di rifiuti organici e/o da biogas/biometano di discarica); bloccare gli incentivi anche per il recupero energia da rifiuti in co-combustione in impianti industriali esistenti; avviare il percorso per l'uscita volontaria di impianti, già esistenti, di recupero di energia da rifiuti che godono già del regime degli incentivi, per liberare la bolletta elettrica da questo onere improprio.
5. Incentivare l’uso di materiali riciclati perché aumenti il riciclaggio e diventi più conveniente del recupero energetico. Tra le misure possibile Legambiente propone: Iva agevolata per i manufatti realizzati con una percentuale minima di materiale riciclato; promozione degli acquisti verdi riconsiderando il flop del decreto 203/2003 per la mancanza di sanzioni; rendere obbligatori per le pubbliche amministrazioni criteri ambientali minimi negli appalti pubblici per beni, servizi, opere.
6. Chi produce meno rifiuti, ribadisce Legambiente, deve essere premiato. Il ministero dell’Ambiente, chiede l’associazione, approvi subito il decreto sulla tariffazione puntuale, previsto nella Legge di stabilità 2014 a giugno 2014. Il nuovo tributo deve essere calcolato solo - come già avviene efficacemente in centinaia di Comuni - sulla effettiva produzione di rifiuti indifferenziati (determinabile secondo peso, volume o numero dei prelievi dei sacchi o bidoni), permettendo alle utenze più virtuose di pagare meno, sganciandolo dalla quota relativa ai cosiddetti servizi indivisibili e garantendo la copertura totale dei costi del servizio.
Secondo Legambiente, applicando queste misure si avrebbero i seguenti benefici:
1. prevenzione delle emergenze rifiuti con i danni sulla salute, sul decoro e sulla stessa immagine della città;
2. prevenzione dei conflitti locali;
3. recupero di materie prime/seconde;
4. sviluppo della filiera industriale del riciclo;
5. innovazione nelle produzioni e nelle pratiche di consumo