I diari della SUDifferenza, #4. L'insostenibile leggerezza dell'essere... sacchetto dell'umido
Quarta pagina del diario di Rossana Melito da Reggio Calabria. Questa volta si parla delle incertezze dei cittadini con la nuova raccolta dell'organico: “Ma è vero che devo usare il sacchetto biodegradabile?"
14 May, 2015
di Rossana Melito
“Ma la lettiera del
gatto, dopo aver tolto gli escrementi che vanno nel contenitore
marrone, dove la butto? la getto nel bidone grigio, giusto?”
“Buongiorno signora, dipende se la lettiera è biodegradabile o sintetica!”
Oppure: “Ma se nella confezione dei biscotti c’è scritto raccolta carta devo gettarlo nel contenitore della carta?”
Le più belle però rimangono le domande sugli allevamenti di uccelli d’affezione. Da tanti allevatori di pappagalli, canarini, ecc, mi viene chiesto dove si debbano gettare le deiezioni dei loro cari pennuti, con tutta una serie di descrizioni delle dinamiche digestive di codesti animali.
Siamo solo all'inizio di questa avventura cittadina della raccolta differenziata porta a porta a Reggio Calabria ed è normale che ci sia confusione. Oltre al dizionario sui rifiuti che ho realizzato per conto dell’azienda, potrei iniziare a stilare un dizionario delle domande impossibili, e ad alcune di queste che arrivano sulla pagina facebook del servizio si potrebbe rispondere anche solo copia incollando lo stesso testo e sostituendo il punto interrogativo con uno esclamativo.
Una delle cose che a molti risulta inconcepibile è questa storia del sacchetto dell’umido: “Ma è vero che devo usare il sacchetto biodegradabile per il mastello dell’organico? Dove lo trovo?” Oppure: “Va bene quello della bottega sotto casa mia? E lo devo usare anche per gli altri contenitori?”
“Care signore e cari signori, il sacchetto biodegradabile e compostabile va utilizzato solamente per il rifiuto organico. Ormai si trovano in commercio in qualsiasi supermercato della città e devono rispettare la normativa europea UNI EN 13432:2002, quindi controlli bene i marchi riportati sul sacchetto. E no, per gli altri contenitori non è necessario utilizzare buste.”
Posso capire lo sconforto già leggendo la sigla della normativa, ma è giusto informare. Tanta speculazione si sta facendo in città su questi benedetti sacchetti di plastica idonei alla raccolta dell’umido. Molti cittadini ci dicono che alcune attività commerciali della città li vendono a caro prezzo e ci dispiace non poterli fornire come azienda, ma per adesso la loro distribuzione non è prevista. A parte questo, risulta difficile distinguerli dai normali sacchetti, so di gente che tasta sacchetti per riconoscerli al tatto, che gira supermercati alla ricerca di “quello giusto”, ma basterebbe ricordarsi alcuni simboli, come questi qui sotto:
La presenza di uno di questi quattro simboli certifica che il sacchetto è adatto alla raccolta differenziata della frazione umida, ovvero è sia biodegradabile che compostabile. Queste due caratteristiche lo rendono adatto alla lavorazione negli impianti di compostaggio per diventare compost, in parole povere, ottimo fertilizzante agricolo.Un processo che a tanti sembra una cosa nuova e complessa, ma basta parlarne con qualcuno un po’ avanti negli anni, o con qualche contadino, e allora diventa chiaro che si tratta della stessa cosa che una volta si faceva direttamente sui campi, quando gli scarti di cucina venivano accumulati in un angolino dell’orto e lasciati decomporre per diventare concime naturale. Quindi non ci spaventiamo, c’è sempre da imparare, ci sono ancora tanti passi da fare, ma basta sapere dove si vuole arrivare. Io sempre più a SUD, alla SUDifferenza!