Scalo Vanchiglia tra "ricettazione" e recupero
In seguito all'articolo comparso su La Stampa del 19.05.2015 dal titolo "Nel mercato dove tutto è lecito sui banchi spunta la refurtiva", pubblichiamo la risposta della Cooperativa sociale articolo 4
18 May, 2015
Il mercato a Scalo Vanchiglia è stato oggetto di un articolo de La Stampa che ha suscitato la pronta risposta della Cooperativa Articolo 4 che quel mercato lo gestisce.
Ricettazione, assenza di igiene e obbligo di non scattare foto: sono questi alcuni degli elementi sottolineati nell'articolo e a cui la cooperativa ha deciso di aggiungere precisazioni per delineare al meglio le caratteristiche dell’attività e “dimensionare in modo appropriato i diversi fenomeni presenti contemporaneamente nell’area”.
La Cooperativa articolo 4, che tra le altre cose gestisce La Vetreria di Corso Regina Margherita che ogni terza domenica organizza la “domenica del baratto”, coordina da maggio 2014 il mercato nell'area di libero scambio di corso Novara 115 e l'attività di vendita di oggetti recuperati, con lo scopo di renderla una minima fonte di guadagno per chi decide di tesserarsi. Quello del recupero degli oggetti, che anziché diventare rifiuti possono essere valorizzati affinché non finiscano in discarica, è un tema caro alla cooperativa che, inoltre, recupera a fine giornata ciò che avanza dal mercato. "L'attenzione alla raccolta dei rifiuti è importante in quanto ci siamo resi conto che vi era un grosso spreco di abiti usati inutilizzati" - ha spiegato Mara Rocco della cooperativa. "Da qui la ricerca di un'associazione a cui donarli che chiaramente ne facesse un riuso etico ed ecologico compatibile con i valori della cooperativa. Abbiamo iniziato dunque a collaborare con Humana", l'organizzazione umanitaria indipendente e laica, nata nel 1998 per contribuire allo sviluppo dei popoli svantaggiati nel Sud del mondo.
Per quanto riguarda le altre tipologie di rifiuti, invece, il lavoro di smistamento viene effettuato
manualmente e in modo selettivo suddividendo carta, vetro, plastica e legno.
"Nel corso degli anni si sono moltiplicate le iniziative che hanno visto al centro il riutilizzo. Sia dal punto dal punto di vista culturale, sia da quello dell'aggregazione sociale, ma anche in termini di rifiuti risparmiati e del conseguente impatto reale in termini di riduzione della produzione dei rifiuti da destinare in discariche ed inceneritori si sono cominciati a raggiungere risultati significativi". Così Gianfranco Bongiovanni, Responsabile Sociale e Lavoro di Occhio del Riciclone e Segretario della Rete ONU (Operatori Nazionali Usato) sottolineava in un'intervista di Eco dalle Città l'importanza di tale pratica ai fini della riduzione dei rifiuti.
"Una ricerca effettuata su 210 negozi in conto terzi di un operatore economico dell'usato, realizzata dal nostro centro di ricerca in collaborazione con la Mercatino srl, ci ha dato la possibilità di misurare l'impatto ambientale del riutilizzo (prima ricerca di questo genere sul settore dell'usato con l'applicazione del metodo LCA- Life Cycle Assessment)" - continua. "È venuto fuori che ogni anno un negozio conto terzi medio riesce a restituire a seconda vita oltre 100 tonnellate all'anno di beni, che senza la loro presenza sarebbero finiti con ogni probabilità nelle discariche cittadine".
Alla luce dei vari aspetti emersi, ecco la lettera con cui la Cooperativa articolo 4 risponde all'articolo de La Stampa del 19.05.2015
“Sicuramente, rispetto alle nostre aspettative iniziali abbiamo dovuto rivedere i nostri obiettivi. La situazione completamente ostile riscontrata all’inizio del mandato ha fatto si che la Cooperativa dovesse compiere uno sforzo eccezionale per poter iniziare la sua attività. La “liberalizzazione delle tessere”, nostro punto di partenza per una nuova gestione ne è stata la dimostrazione. Per noi la tessera gratuita è stato un pilastro fondamentale della nostra gestione: la partecipazione al “mercatino” deve essere considerata un diritto per tutte quelle persone, escluse o espulse dal mondo del lavoro, in modo tale da poter costruire all’interno dell’attività di libero scambio una piccola fonte di reddito sulla quale poter contare. Come ricordate al secondo tentativo di compilazione delle tessere, di fatto fallito per l’eccessiva partecipazione, abbiamo dovuto richiede l’intervento della polizia ( intervenuta in tenuta anti sommossa) e abbiamo mobilitato ben 33 collaboratori contemporaneamente che hanno velocizzato e reso possibile il tesseramento. In questo modo si è rivendicato che la partecipazione al mercato fosse percepito come un diritto soprattutto per tutte le persone più indigenti, (disoccupati, profughi, ecc.) che per le loro caratteristiche e condizioni di vita sono di fatto escluse dal mercato del lavoro.
Tutte le persone che vediamo nelle strade a rovistare nei cassonetti sono di fatto nostri tesserati e se siamo attenti possiamo accorgerci che sono veramente tanti, di diverse nazionalità ed età. Tali persone possono trovare all’interno dell’Area di Libero Scambio uno spazio in cui costruire una loro piccola economica, legale, sicura e che dipende direttamente dalla loro possibilità di effettuare una raccolta di materiale di seconda mano.
Grazie ad un attento ascolto degli operatori di dell ex Scalo Vanchiglia abbiamo appreso che molti di loro hanno perso il lavoro per la dura crisi economica in atto e che sono stati obbligati ad accontentarsi di questa fonte di reddito per mantenere la famiglia e garantire ad essa una dignità nel vivere quotidiano. Hanno richiesto la tessera per partecipare al mercato circa 2500 persone di queste alcune sono presenti tutte le domeniche altre vengono di tanto in tanto per vendere la merce che hanno messo da parte in un periodo più lungo. I posti a disposizione sono 560 in cui ruotano venditori di diverse nazionalità e culture. Nel corso di questo anno abbiamo potuto constatare come l’affluenza all’area sia progressivamente cambiata e aumentata. Mentre all’inizio i frequentatori erano in prevalenza uomini connazionali degli operatori, adesso, come ognuno può verificare direttamente, la presenza di uomini e donne in ugual misura, italiani e stranieri, e ci sono anche molte famiglie con bambini.
Rintracciabilità. Il fatto che gli operatori siano rintracciabili, con i posti segnalati e con tessere nominali, fa si che chi svolge tale attività in modo illecito o irregolare ne risponda direttamente. Tale aspetto ci sembra un elemento fondamentale che purtroppo non è apparso nell’articolo de LA STAMPA di oggi. Il diritto a partecipare si accompagna al dovere di farlo nel rispetto della legge. A riprova di ciò quando il giorno 3 Giugno 2014 è apparso un articolo su Torino Cronaca circa la presunta libera vendita di armi all’interno dell’area di libero scambio di Scalo Vanchiglia, dal titolo: “Nel mercato dei disperati di corso Novara ora spuntano anche pistole, archi e spade.”, oltre a fornire un chiarimento sui fatti riportati nell’articolo abbiamo utilizzato la nostra prassi per risalire all’identità del soggetto:
Tracciabilità. Ogni stallo ha un numero di riferimento, che ha come prima cifra una lettera (A,B, C…) che corrisponde alla fila e un numero (1,2,3 …40) che corrisponde alla posizione all’interno della fila. I numeri sono scritti all’esterno della fila in modo che siano leggibili dall’esterno. Chiunque abbia comportamenti non conformi al regolamento ne risponde direttamente. Ogni frequentatore dell’Area, comprese le forze dell’ordine, possono verificarne la posizione. In questo caso specifico da pochi particolari presenti nella foto sul giornale siamo risaliti immediatamente al numero dello stallo e al nome dell’operatore. Si trattava del Sig. xxxx xxxxxxxxxxxx, cittadino marocchino, nato il 03/02/19xx, residente a Torino in Via xxxxxx n.128 c.f. xxxxxxxxxxxxxxxx.
Verifiche. Il sig. xxxxxxxx contattato da noi ci ha spiegato che gli oggetti portati domenica sono i medesimi che espone regolarmente da anni anche il sabato al Balon. Si tratta di oggetti (come abbiamo verificato noi direttamente confrontandoli con la foto del giornale) che riproducono armi di vario tipo (pistole, moschetti e schioppi) ma che non hanno ne’ i meccanismi e ne’ la funzionalità delle armi. Quindi non sono ne’ vecchie armi e nemmeno oggetti pericolosi. Anche le spade esposte, sono di fatto una specie di souvenir. Queste ultime però effettivamente potrebbero essere considerati oggetti pericolosi, ragion per cui abbiamo comunicato formalmente al sig. xxxxx di non esporle più. Comunque possiamo affermare, avendo anche interpellato il nostro personale di sicurezza presente domenica 1 Giugno in quella zona, che guardando le riproduzioni delle armi si capiva inequivocabilmente che non poteva trattarsi armi vere. Società Cooperativa Sociale.
Controlli. Il sig. xxxxx a seguito del nostro intervento si è presentato autonomamente alla stazione dei Carabinieri per denunciare l’accaduto. E’ fondamentale che ogni operatore presente nell’Area si renda responsabile delle sue azioni e sappia che sarà perseguito in caso di illeciti. Sottolineiamo che è stato consegnato al Commissariato di Polizia, l’elenco completo degli espositori suddivisi per: - numero di tessera - ordine alfabetico - posizione (n. stallo) all’interno dell’Area. In quell’occasione, ricercando via Web copia dell’articolo, del quale non ne avevamo avuto conoscenza, abbiamo verificato che da parte di alcuni organi di stampa fosse in atto una campagna esageratamente denigratoria nei confronti del progetto dell’Area di libero scambio. Lo stesso possiamo dire per la domenica 17 maggio 2015 in cui è stato richiesto dagli operatori del mercato l' intervento delle forze dell' ordine per un contenzioso tra un espositore e un visitatore. I carabinieri intervenuti con celerità hanno raggiunto, accompagnati dai nostri operatori, lo stallo F 28 in cui è avvenuto l' alterco, hanno identificato le persone coinvolte portandole fuori dall'area e invitandole a fare un esposto per quanto avvenuto.Da una parte ci sembra legittimo da parte di un giornale o di un cittadino avere un giudizio negativo sull’attività, dall’altra parte però ci sembra molto preoccupante che vengano fornite con regolarità informazioni parziali, false o tendenziose sui fatti e le situazioni riguardanti l’Area di Libero Scambio. Il reportage di oggi, 19 Maggio 2015, su LA STAMPA racconta in modo incompleto una realtà composita come è quella dell’Area di Libero Scambio, in cui appaiono evidenti e prevalenti elementi quali la povertà e l’esclusione sociale.
Incentrare l’articolo sull’acquisto di un I-phone rubato, cosa che può avvenire tutti i giorni nella zona di Porta Palazzo, non rende giustizia su un fenomeno così complesso come quello di Scalo Vanchiglia. Sicuramente esiste una zona d’ombra tra raccolta lecita e raccolta illecita ma è importante dimensionare i differenti fenomeni. Ognuno è responsabile della merce che espone e ne risponde penalmente, come del resto è già successo più volte. Contrapporre i termini LEGALITA’ E INTEGRAZIONE è molto pericoloso poiché sono uno la premessa e il fine dell’altro. Anche a Scalo Vanchiglia non può esistere integrazione senza legalità.
Il futuro. Ci rendiamo conto che l’attuale progetto di Scalo Vanchiglia sia in qualche modo un progetto di transizione da una situazione irregolare ad un area di libero scambio regolamentata, integrata e totalmente fruibile dalla cittadinanza. Alla luce di della nostra esperienza ci sembra opportuno esplicitare alcuni punti critici utili per facilitare la gestione della futura nuova area di libero scambio, indipendente da chi la gestisca (all’ultima gara la nostra Cooperativa non ha partecipato…).
Ecco le nostre proposte:
1) Separare l’ingresso dei visitatori dall’ingresso degli espositori.
2)Avere stalli di 10 metri quadri 3,00 x 3,35 in modo da permettere ombrelloni e gazebi simmetrici e ordinabili in modo geometrico.
3) Considerare corridoi tra gli stalli non inferiori ai 3,70 m in modo da permettere il passaggio contemporaneo di 2 macchine senza creare intralcio e pericolo, e avere corridori trasversali non oltre i 12 metri (4 stalli).
4) Considerare nella piantina della zona riservata all’area in cui mettere gli stalli un tot. di 20 metri quadri per operatore (nell’ultimo bando era inferiore).
5) Avere un area da lasciare libera (tanta gente si ritrova presso il mercato e con un aria propria eviterebbe di intasare e congestionare l’area con gli stalli ) di almeno 500 metri quadri (20 m x 25 m)
6) avere allacci alle fogne in modo da poter realizzare bagni in muratura (lavabili ogni tot) Purtroppo i bagni chimici dopo un paio d’ore sono già “inaccessibili” facendo si che molte persone vadano ad orinare ai lati dell’area, rendendola sporca e maleodorante.
7) Stabilire una priorità di accesso a disoccupati e categorie svantaggiate.
8) Avere un’area ristoro separata dal mercato, che da spazio alle diverse culture gastronomiche.
9) Separare il bando e i gestori dell’del sabato dal bando e i gestori della domenica, che hanno tradizioni e caratteristiche molto diverse. Inoltre due giorni consecutive nel medesimo luogo disincentiverebbe la fruizione.
10) Avere un progetto complessivo per la raccolta differenziata dei rifiuti” .