Facce di Terra, i volti in argilla e rifiuti di Cristiano Quagliozzi alla Biblioteca Nazionale di Torino
Nelle bocche spalancate e nelle cavità degli occhi, si incastrano bottiglie di vetro e pvc, mozziconi di sigarette, tappi d'acciaio e siringhe, a ricordare che di tutto ciò che viene gettato a terra si conserva memoria
03 June, 2015
“La poca cura per l'ambiente che ci circonda, rimane nella memoria materiale del pianeta da cui viene assorbita come il concime di un futuro contaminato”.
È questa l'idea fondamentale da cui prende
forma Facce di Terra, l'installazione site specific che l'artista
romano Cristiano Quagliozzi presenta giovedì 4 giugno a Torino,
presso la biblioteca Nazionale Universitaria in piazza Carlo Alberto.
Si tratta della realizzazione di alcuni volti in argilla uniti a
rifiuti abbandonati di varia natura, nei quali la
fragilità del minerale e il suo semplice quanto fisiologico
disfacimento vengono messi in contrasto con la tenacia e l'ottusa
resistenza al deteriorarsi dei materiali di scarto prodotti
dall'uomo.
“La terra è l'habitat dove persone, animali
e piante coesistono ed in cui sono destinati a tornare, come tale
essa è l'emblema della memoria e della rigenerazione della vita –
si legge nella presentazione della performance, realizzata per la
prima volta l'anno scorso a Castrovillari e riproposta tra le altre a Venezia e Milano - Tutto torna
ad essere terra, tranne i rifiuti, che ci mettono molto di più a
degradarsi. Spesso vengono abbandonati ai bordi delle strade, nei
borghi più suggestivi e antichi del nostro bel paese o ancor peggio
nei boschi e dove la natura è ancora libera da palazzi e strade,
trasformando paesaggi e luoghi meravigliosi in vere e proprie
discariche”.
All’interno dei
volti d'argilla di Quagliozzi, nelle bocche spalancate e nelle cavità
degli occhi, si incastrano bottiglie di vetro e pet, mozziconi di
sigarette, tappi d'acciaio e siringhe, che ne trasfigurano
l'espressività e alterano la memoria della terra, prolungando
oltremodo il suo fisiologico percorso di rigenerazione e cambiamento.
“Il
tempo distrugge questi volti che velocemente si vanno seccando e
spaccando nei giorni, fino a farli tornare sassi. Un memento
mori a
dimostrazione dell'inesorabilità del tempo, le cui uniche tracce
rimangono appunto i rifiuti e gli scheletri blandi di filo di ferro
facilmente asportabili”. Facce
di Terra viene inaugurata alle 16 presso
la Biblioteca Nazionale Universitaria di Torino.