Volontari anche neri alla pulizia differenziata, un bene o un male?
Il direttore Paolo Hutter risponde all'intervento di Davide Grasso circa l'iniziativa della raccolta differenziata alla festa Lov Vanchiglia, apparso sul notiziario Nuova Società
09 June, 2015
di Paolo Hutter
Vorrei rispondere all’intervento di Davide Grasso (su Nuova Società, ndr) separando il tema del “chi” dal tema del “cosa”.
Per quanto riguarda il “chi” sento una carica di disprezzo ( mi pare
anche di odio o rancore) nei confronti della categoria del “mondo di
sopra nella quale sono stato inserito, un disprezzo che sembra
precludere qualunque possibilità di discussione.
( “Questo rivoltante e parassitario mondo di sopra. Un mondo di lacché, trogloditi e mezze donne/mezzi uomini (????? interrogativi miei,ph) che si aggirano ricoprendo di una patina umanitaria ogni nefandezza, con la spocchia di chi, dall’alto di non si sa bene cosa, pensa persino di poter puntare il dito e millantare o giudicare: come l’ex assessore Paolo Hutter, principale organizzatore dello scempio di domenica (è presidente di Eco dalle Città) che, aggirandosi tra le belle immagini di profughi “al lavoro” con una polaroid al collo (non sia mai che la gente non sappia!), ha risposto, sbraitando, a un ragazzo dell’Aska che gli rinfacciava un simile atteggiamento: “Lei non sa chi sono io… Io è una vita intera che metto le mani nella merda!”. Come lui, tanti altri. Le mani nella merda, di sicuro. Dipende sempre da cosa si intende.”)
Su queste frasi non saprei cosa replicare, sono solo interdetto nel
constatare che un blogger di Nuovasocietà possa esprimere un disprezzo
così cieco e totale. In altri paesi è il linguaggio della guerra civile,
qui delle risse improduttive. Quel mezze donne/mezzi uomini poi…
Devo aggiungere che non ho detto la frase proverbiale dei vip deficienti ” lei non sa chi sono io” ma che ” lei/tu che mi state accusando di mandare gli africani a sporcarsi le mani non sai che le mani nei cassonetti le ho messe anche io molto spesso, anche qui dietro 5 minuti fa.”
Passando invece al cosa, mi sembra che la questione prescinda,
ovviamente, dal bianco e dal nero, anche se il colore della pelle la
rende più evidente. Grasso ritiene che in ogni caso il lavoro volontario
sia inammissibile, e che se c’è, è perchè qualcuno se ne approfitta.
In questo equivoco è caduta – ho notato – una parte non piccola
dell’opinione pubblica italiana in occasione della famigerata frase
d’Alfano “i comuni facciano lavorare gratis gli immigrati”. Quella frase
assai antipatica non introduceva lavori forzati, perchè è impossibile,
non subordinava la concessione del permesso umanitario al profugo se fa
lavoro volontario, perchè questo scambio non è possibile. Ai Comuni, che
protestano perchè non vogliono accogliere altri profughi, il Ministro
faceva presente che non sono solo un peso, gente da mantenere, ma una
risorsa, gente che può anche darci una mano. Lasciamo perdere Alfano e
la inevitabile politicizzazione di ciò che dice. La Circolare Morcone, a
cui si riferisce, rende possibile il coinvolgimento dei richiedenti
asilo in attività volontarie anche nella fase dei primi sei mesi, quando
è proibito che lavorino (persino nell’ipotesi improbabile che trovino
cioè un contratto). Semplici attività di volontariato in città o in
campagna consentono invece di socializzare, di provare la soddisfazione
di fare qualcosa, di imparare pratiche che poi possono diventare – si
spera – oggetto di pagamenti regolari coi vouchers o con i contratti.
Avendo ben presente quanto spreco ci sia ogni giorno nel campo dei
rifiuti, quante centinaia di tonnellate non differenziate solo in una
città come Torino, viene anche in mente di mettere in qualche modo in
collegamento le esigenze e le potenzialità dei giovani profughi con le
questioni dei rifiuti.
Eco dalle Città è arrivata a coinvolgere la cooperativa sociale Isola
di Ariel a partire dalle mezze giornate di pulizia che i loro
richiedenti asilo fanno in piazza Umbria e sulla disponibilità dei
ragazzi a sperimentarsi e imparare. Avremmo voluto – e vorremmo in
futuro – che i promotori delle Feste di Via invece di pagare macchine
aspiratrici e spazzatrici per la pulizia paghino con vouchers alcune ore
di lavoro tutto manuale tutto ecologico e tutto differenziato, a
beneficio di disoccupati sia italiani che migranti che richiedenti
asilo. Ma non c’erano ancora le condizioni. Abbiamo fatto un
esperimento, e oltre ad alcuni “bianchi” Giovani per Torino sono venuti
18 africani della Isola di Ariel anche perchè la loro cooperativa per
questi impegni ( attorno alle tre ore in loco, in tutto) dà 5 euro a
testa e i commercianti hanno distribuito per loro buoni consumazione. Ne
volevano venire il doppio.
Mentre arrivano sulle coste italiane più di mille migranti o richiedenti
asilo al giorno, siamo solo all’inizio di un percorso e ben vengano
tutte le esperienze e le proposte praticabili.
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