Goletta Verde, Legambiente: nel Lazio 15 campionamenti su 24 presentano carica batterica fuori legge
La Goletta Verde di Legambiente da 30 anni analizza l'acqua dei mari italiani. Dai campionamenti nel Lazio emerge che i mari laziali non godono di buona salute
05 August, 2015
Scarichi abusivi o non controllati direttamente su spiaggia e un deficit depurativo, sono i principali fattori che continuano a mettere a dura prova il mare del Lazio, dei ventiquattro punti monitorati lungo le coste laziali da Goletta Verde, 15 presentano una carica batterica superiore ai limiti consentiti dalla legge. Per frenare le problematiche legate alla depurazione, Legambiente chiede che Regione e amministrazioni comunali, di costa e entroterra, siano attive nella risoluzione dei deficit depurativi ancora presenti, per non compromettere una delle principali risorse di questo territorio, e iniziare a rilanciare l'economia turistica e del mare in chiave sostenibile.
È questa la richiesta avanzata da Goletta Verde, la storica campagna di Legambiente dedicata al monitoraggio ed all'informazione sullo stato di salute delle coste e delle acque italiane, realizzata anche grazie al contributo del COOU, Consorzio Obbligatorio degli Oli Usati, che oggi chiude la sua tappa nel Lazio. L'istantanea regionale sulle acque costiere dell'equipe tecnica dell'imbarcazione ambientalista è stata presentata questa mattina, in conferenza stampa a Roma da Andrea Minutolo, coordinatore dell'ufficio scientifico di Legambiente e da Roberto Scacchi, presidente di Legambiente Lazio.
"Sulla sfida della depurazione si gioca il futuro del nostro Paese e di questa regione - dichiara Andrea Minutolo, coordinatore dell'ufficio scientifico di Legambiente -. L'obiettivo del monitoraggio di Goletta Verde è, bene specificarlo, è quello di individuare i punti critici di una regione e le pressioni inquinanti che ancora gravano sulla costa, analizzando il carico batterico che arriva in mare prevalentemente dalle foci di fiumi, canali o scarichi non depurati. È quindi un monitoraggio puntuale che non vuole sostituirsi ai controlli ufficiali, né Legambiente assegna patenti di balneabilità, ma restituisce comunque un'istantanea utile per individuare i problemi e ragionare sulle soluzioni. Anche nel Lazio abbiamo quindi messo sotto osservazione prevalentemente foci di fiumi e torrenti, ma che si trovano in tratti di costa o su spiagge molto frequentate e che quindi possono diventare elementi di criticità per gli stessi bagnanti. Punti che, in molti casi, sono stati segnalati al nostro servizio Sos Goletta dagli stessi cittadini che chiedevano maggiori controlli su tratti di spiaggia e scarichi sospetti".
Purtroppo ancora oggi la situazione dei nostri mari risente inevitabilmente del forte deficit depurativo che vive l'Italia, dove secondo le ultime stime dell'Istat e del Governo tre italiani su dieci non sono ancora allacciati a fognature o a depuratori e il 40% dei nostri fiumi risultano gravemente inquinati. Eppure sono passati dieci anni dal termine ultimo che l'Unione Europea ci aveva imposto per mettere a norma i sistemi fognari e depurativi, ma piuttosto di agire non abbiamo fatto altro che collezionare multe. A pagare l'immobilismo cronico delle istituzioni, quando siamo prossimi ormai alla terza sentenza di condanna prevista per gennaio 2016, saranno al solito i cittadini. In questa regione secondo il rapporto della "Struttura di missione" del Governo la multa sarà di 7 milioni di euro. Soldi che, così come per il resto d'Italia, sarebbe stato sicuramente più utile investire in depuratori e fognature.
"Quest'anno – commenta Roberto Scacchi, presidente di Legambiente Lazio - con il passaggio di Goletta Verde abbiamo voluto raccontare come la valorizzazione del mare e il rilancio della sua economia in chiave sostenibile, viaggia attraverso salvaguardia e fruibilità, da ricercare con strumenti come la nuova buona legge regionale sul demanio marittimo, che prevede che almeno il 50% di costa sia spiaggia libera, il rilancio delle aree marine protette come sta avvenendo per le Secche di Tor Paterno e l’istituzione di nuove aree protette come quella che chiediamo a Santa Severa con il Monumento Naturale Antica Pyrgi. Le sfide d’ora in poi devono essere quelle di uno sviluppo sostenibile che punta alla valorizzazione della specificità del Lazio, quell’intreccio positivo e splendido tra natura, turismo, cultura e storia, da affiancare a scelte che guardino alla sostenibilità energetica, allo stop al consumo di suolo, alla corretta gestione di reflui così come dei rifiuti. La salvaguardia del nostro mare passa imprescindibilmente da questi fattori uniti alla risoluzione dei problemi di inquinamento, e sulla qualità delle acque è fondamentale la strutturazione di un nuovo Piano Regionale di Tutela delle Acque.
Le nostre analisi però dimostrano che c’è tanto ancora da lavorare per rilanciare davvero le aree di pregio, investendo sul sistema depurativo e spendendo bene le risorse già pronte. I risultati che oggi presentiamo, focalizzano criticità specifiche nella provincia di Roma in particolar modo, ma anche in settori del Sud-pontino e della Tuscia laziale, dove continuiamo a trovare in piena stagione balneare troppi punti fortemente inquinati, tra foci e scarichi, ma anche nel bel mezzo di importanti e frequentate spiagge”.
Molte delle problematiche riscontrate dai tecnici di Goletta provengono ovviamente dall’entroterra, ne è un esempio il Tevere, dove poche settimane fa Legambiente denunciava la presenza di ben 12 scarichi non depurati solo a Roma che gli ambientalisti hanno chiesto al gestore del servizio idrico di adempiere al suo ruolo e risolvere immediatamente tali conosciute criticità. Tutte le regioni italiane poi, sono ormai sotto l'attenzione dell'Ue: l'ultima procedura arrivata lo scorso anno coinvolge anche sei agglomerati urbani laziali: quello di Roma (con 2milioni 768mila abitanti equivalenti); di Anagni (20.267 a.e.), di Fontana Liri - Arce (9mila a.e.), di Monte San Giovanni Campano (9.100 a.e.), Orte (7.500 a.e.) e Piglio (4.800 a.e). Questi agglomerati risultano non conformi all'art.4 in quanto non è stato dimostrato che tutto il carico generato riceve un adeguato trattamento secondario. Un problema sicuramente ben noto in questa regione, visto che, secondo i dati Istat (2012) oltre il 40 per cento dei reflui civili non viene adeguatamente trattato (non viene cioè sottoposto a un trattamento secondario e terziario) e apporta così il suo carico inquinante nelle aste fluviali o a mare. Grazie ai fondi della legge di Stabilità 2014, il ministero dell'Ambiente nel novembre scorso (con il decreto 271) ha finanziato 132 interventi nel Centro-Nord, proprio per risolvere i contenziosi con l'Ue. Alla regione Lazio sono stati destinati 16milioni e mezzo di euro per opere di collettamento e depurazione che ricadono negli agglomerati urbani di Vignanello, Canepina, Vallerano e Soriano nel Cimino.
Non va meglio sul fronte dell'informazione ai cittadini. La vigente direttiva sulle acque di balneazione impone ai Comuni di divulgare informazioni sulla qualità dei singoli tratti di mare, secondo la media degli ultimi quattro anni di prelievi (qualità scarsa, sufficiente, buona, eccellente). Eppure in nessuno dei punti campionati i nostri tecnici hanno trovato traccia della cartellonistica informativa. Inoltre, sempre in tema di corretta informazione per i bagnanti, i nostri tecnici segnalano come alcune foci di fiumi e canali (ad esempio la foce del Tevere) risultano balneabili sul Portale delle Acque, il sito gestito dal Ministero della Salute dove dovrebbero confluire i dati delle Arpa regionali e delle stesse Regioni.
I prelievi e le analisi di Goletta Verde sono stati eseguiti dal laboratorio mobile di Legambiente tra il 22 e il 23 luglio scorso. I parametri indagati sono microbiologici (enterococchi intestinali, Escherichia coli) e abbiamo considerato come "inquinati" i risultati che superano i valori limite previsti dalla normativa sulle acque di balneazione vigente in Italia (Dlgs 116/2008 e decreto attuativo del 30 marzo 2010) e "fortemente inquinati" quelli che superano di più del doppio tali valori.
Dei quattordici prelievi effettuati in provincia di Roma, addirittura dieci hanno riportato un giudizio di "fortemente inquinato". Nella capitale cariche batteriche ben oltre i limiti sono state riscontrate alla foce del fiume Tevere e alla foce del canale presso il cancello numero 1 a Ostia (sempre a Ostia è invece risultato nei limiti il prelievo effettuato al canale dei Pescatori). Gli altri prelievi con esito negativo sono stati effettuati sul lungomare Pyrgi (altezza via Oleandri) a Santa Severa di Santa Marinella; ala foce del fiume Arrone, sul lungomare di Ponente di Fregene; alla foce del canale Crocetta (Filadelfia), alla foce del canale Orfeo e alla foce del Rio Torto tutti a Torvajanica, nel comune di Pomezia; alla foce del fosso Grande ad Ardea; alla foce del fosso Cavallo Morto (lungomare delle Sterlizzie) in località Lido dei Gigli di Anzio e alla foce del porto canale Loricina di Nettuno. Entro i limiti, invece, gli altri campionamenti: alla foce del fosso Zambra a Marina di Cerveteri; alla spiaggia presso la foce del canale e del fiume Statua a Ladispoli.
Sette i campionamenti effettuati in provincia di Latina. Fortemente inquinati sono stati giudicati quelli alla foce del torrente Longato in località Torre San Vito a Gaeta, alla foce del Rio Recillo a Minturno e quello alla spiaggia presso Rio Santacroce in località Gianola di Formia. Entro i limiti le cariche batteriche presenti nei campioni prelevati alla foce Verde di Latina; alla foce del canale Caterattino di Sabaudia; alla foce del canale Sisto a Terracina e alla foce del canale Sant'Anastasia di Fondi.
Tre, infine, i prelievi effettuati in provincia di Viterbo. "Fortemente inquinato" è stato giudicato il campionamento eseguito alla foce del fiume Marta, in località Lido di Tarquinia; "inquinato" invece quello alla foce del Fosso Chiarone in località Pescia Romana, nel comune di Montalto di Castro.
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