Consorzi concorrenti riciclo imballaggi, Ronchi: "il Sistema Conai è stato creato perché il mercato non difendeva l'ambiente"
L'ex ministro dell'Ambiente: "Si può sempre migliorare ma a quelli che hanno la fissa del mercato bisogna ricordare da dove si era partiti. Quando tutta la struttura Conai e consorzi non esisteva la raccolta differenziata era molto bassa"
02 February, 2016
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ottobre 2015 la Camera ha approvato (con 269 sì, 168 no e 23 astensioni)
il disegno di legge per il mercato e la concorrenza (C. 3012-A e abb.), in cui sono contenute anche delle nuove
misure per liberalizzare il settore della gestione dei rifiuti da
imballaggio. Il testo è adesso in discussione presso la commissione
Industria del Senato, dove il 14 gennaio sono stati presentati più di
mille emendamenti.
Per quanto concerne la gestione degli imballaggi, uno degli articoli aggiuntivi
approvati dalla Camera modifica il codice dell’ambiente relativamente
ai sistemi autonomi, quelli non appartenenti al consorzio nazionale Conai.
La norma dice che laddove i produttori di imballaggi abbiano scelto di aderire
ad un consorzio autonomo per la gestione del packaging post consumo, il
pagamento del contributo ambientale dev’essere sospeso già a partire dal
riconoscimento del progetto e non, come prevedeva il codice dell’ambiente,
dall’intervenuto accertamento del funzionamento del sistema autonomo. L’Anci
ha lanciato subito l'allarme: “Le norme contenute nel Ddl concorrenza – ha
detto il delegato all’Energia e ai Rifiuti, Filippo Bernocchi – se non
uniformate al contesto generale disciplinato dal Codice ambientale, porteranno
a gravi perdite per i Comuni, stimabili in alcune centinaia di milioni a solo
vantaggio di alcuni produttori che così potranno evitare di pagare il
contributo ambientale”. Lo stesso Bernocchi ha poi auspicato un intervento del
Governo per affrontare in maniera organica una riforma del sistema dei
consorzi.
Dopo quello di Roberto Cavallo e Francesco Ferrante, abbiamo raccolto un altro parere autorevole sulla faccenda, quello di Edo Ronchi, ex ministro dell’Ambiente e attuale presidente della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile. Ronchi va subito nei dettagli della proposta contenuta nel decreto legge.
“Per quanto riguarda l’affidamento ad Ispra degli statuti condivido. La valutazione dev’essere fatta da un ente terzo ed è bene che non sia il Conai a farla. (Ronchi si riferisce alla valutazione e il seguente iter autorizzativo per l’entrata in campo di un nuovo consorzio, ndr). Invece per quanto riguarda la proposta di sospendere il contributo ambientale da parte dei produttori, semplicemente con l’autorizzazione provvisoria in attesa del riconoscimento definitivo del nuovo soggetto, condivido assolutamente la posizione contraria dell’Anci. La sospensione diventa un grosso rischio di elusione. Potrebbe andare bene che il Conai che incassa il contributo lo accantoni “in attesa di”, però non si può fare come proposto. Sennò scusate: io costituisco un consorzio di comodo, non pago il contributo, poi quando eventualmente sarà bocciata la proposta di statuto del nuovo soggetto mi farete causa perché lo paghi. Mi pare che così si incoraggi troppo l’elusione del contributo ambientale.
Il contributo non si paga, come dice la norma, se c’è un nuovo consorzio che fa la raccolta degli imballaggi corrispondenti ai produttori che hanno fatto il consorzio.
Non condivido inoltre l’idea che non siano i propri imballaggi, né che si abroghi sull’intero territorio nazionale, perché abbiamo degli obiettivi europei obbligatori di raccolta e dobbiamo anche puntare al massimo del riciclo. Se io raccolgo solo gli imballaggi che mi è comodo raccogliere e lascio agli altri la raccolta nelle zone più difficili anche se sono i miei, è chiaro che faccio la raccolta più conveniente a minor costo e lascio, a chi probabilmente non la fa, la raccolta degli imballaggi più scomodi nelle zone più scomode. Non va bene.
Capitolo plastica. Il sistema per come è organizzato adesso secondo alcuni non va bene. Per esempio, il presidente di Assobioplastiche, Marco Versari, dice che “ci sono filiere che hanno bisogno di un’attenzione particolare”. Lei cosa ne pensa?
Sono d’accordo con lui, ma senza creare disastri alle filiere che finora hanno funzionato. Le bioplastiche non erano previste negli imballaggi ed è giustissimo come dice Versari che abbiano un canale separato rispetto alle plastiche “tradizionali” derivate dal petrolio. Non devono mischiarsi, perché quando si mischiano è un danno per il riciclo delle une e delle altre. Bisogna organizzare una raccolta separata, che potrebbe convergere con la frazione umida. Questo si può fare benissimo senza disorganizzare il sistema dei consorzi esistenti.
Attenzione invece a fare delle raccolte separate degli imballaggi più convenienti. Non so se sia corretto dire "faccio il consorzio per le plastiche più comode e lascio il resto a chi se ne occupa". Quello delle plastiche è un mondo molto complicato. Ci sono dei polimeri facilmente riciclabili e anche convenienti, tipo il pet, e c’è un mare di altre plastiche che costa parecchio riciclare ed è anche piuttosto difficile. La questione va affrontata con particolare attenzione, stando molto attenti agli interessi particolari che a volte sono anche legittimi. Quello delle bioplastiche lo è ma non è un buon motivo per cambiare tutto il resto.
In base alla sua esperienza pensa che la discussione degli emendamenti sarà molto lunga?
Penso che durerà un po’ perché la faccenda è complessa. Purtroppo alcuni ne fanno una questione ideologica, cioè “mercato è bello, non mercato è brutto”. Qui bisogna tenere ben presente che se si è organizzata la normativa ambientale è perché il mercato da solo non difendeva l’ambiente. Se il mercato avesse difeso l’ambiente da solo sarebbe bastato affidarsi al prezzo, alla libera concorrenza. Io all’autorithy una noterellina così gliela farei…
Noi abbiamo come priorità nella raccolta dei rifiuti e degli imballaggi l’elevata qualità, che vuol dire elevata qualità del riciclo e della gestione in toto. Ogni volta che si può avere un tasso maggiore di mercato va bene, ma solo se subordinato all’obiettivo primario, che non è avere più mercato, bensì più raccolta e più tutela ambientale. Sennò a cosa serviva costituire i consorzi? Quando tutta la struttura Conai non c’era la raccolta differenziata era molto bassa. Ci si dimentica che siamo arrivati a 7 milioni di tonnellate di imballaggi avviati a riciclo non è mica perché ci ha pensato il mercato, ma perché è stato organizzato un sistema molto complicato. Si può sempre migliorare, qualche ritocco va bene; ma a quelli che hanno la fissa del mercato bisogna ricordare da dove si era partiti.
Il fatto stesso di affrontare la questione consorzi e responsabilità estesa del produttore di imballaggi in una norma sulla concorrenza, con gente che non a mio modo di vedere non ne capisce molto di rifiuti, è una premessa sbagliata.
Adesso c’è il nuovo pacchetto direttive sulla circular economy che è stata presentata il 2 dicembre dalla Commissione Europea, ci sono altresì nuovi obiettivi di riciclo e un rafforzamento della responsabilità del produttore nella gestione dei rifiuti. Quella sarebbe la sede giusta per fare un lavoro di messa a punto del sistema dei consorzi, non una norma sulla concorrenza discussa in commissione industria del Senato. Temo che ne verranno fuori pasticci.
(foto Ilfattoquotidiano.it)