Vantaggi e svantaggi delle bioplastiche
Parole come 'bio', 'degradabile' e 'compostabile' sono troppo spesso utilizzate come sinonimi pur avendo significati differenti. Saper riconoscere le bioplastiche è fondamentale per evitarne una cattiva gestione. Con una scorribanda nella letteratura scientifica sull'argomento abbiano provato a fare un po' di chiarezza
07 February, 2016
I
rifiuti organici rappresentano
la parte più consistente dei
rifiuti solidi urbani. Si va dal
20-40% nei paesi ad alto reddito,
e fino al 60-80% nei paesi a basso reddito (fonte
Eurostat). Quindi una corretta raccolta differenziata, in particolare quella degli scarti
alimentari, è un fattore importante
nella gestione dei RSU,
in modo da minimizzare i rifiuti
residui e ridurre
l'impatto ambientale in fase di
smaltimento.
L'uso dei sacchetti di plastica e di carta compostabili per la raccolta dell'organico e la sua integrazione nel processo di trattamento dei rifiuti, è una procedura collaudata e vincente, che però viene spesso inficiata dall'uso di sacchetti di plastica convenzionali. Inoltre, la scarsa informazione sulla compostabilità dei prodotti in plastica, per lo più imballaggi, porta spesso al conferimento di prodotti plastici direttamente nei cassonetti per rifiuti organici.
Al fine di evitare la contaminazione dei rifiuti organici raccolti per il compostaggio, è necessario informare i cittadini e non solo su quali tipi di plastiche biodegradabili possono e non possono essere compostati. Il primo step è quello di una definizione condivisa di che cosa sono sono le bioplastiche, perché parole come 'bio', 'degradabile' e 'compostabile' sono troppo spesso utilizzati come sinonimi pur avendo significati tecnici differenti.
Plastiche biodegradabili.
Una plastica biodegradabile è un materiale plastico che può essere
suddiviso in monomeri e metabolizzato attraverso l'azione di
microrganismi naturali, come batteri e funghi. La biodegradazione si
riferisce ai processi biochimici in cui i microrganismi presenti
naturalmente nell'ambiente, convertono il polimero in sostanze quali
acqua, anidride carbonica e biomassa.
Alcune plastiche
biodegradabili possono degradarsi in fretta, mentre altre richiedono
più tempo. Il tasso di biodegradazione dipende in gran parte dalla
composizione e lo spessore del materiale, nonché dalle condizioni
ambientali a cui è esposto. Ciò significa che una plastica
classificata come biodegradabile non necessariamente può
essere adatta per il riciclaggio attraverso il compostaggio o
digestione anaerobica.
Plastica compostabile.
Una plastica compostabile è un materiale
che è “in grado di subire una
decomposizione biologica in un luogo
adibito al compostaggio, scindendosi
in anidride carbonica, acqua, composti inorganici e biomassa, ad una
velocità coerente con altri
materiali compostabili come
la cellulosa, e non lascia residui
tossici”, la
definizione è della American
Society for Testing & Materials. In
pratica significa che le materie plastiche classificate
come 'compostabili'
devono essere in grado di subire la
biodegradazione nel corso di un processo di
compostaggio, e non incidere negativamente sulla qualità del compost
risultante.
La materia prima più comunemente utilizzata
per la fabbricazione di plastiche
compostabili è amido di mais, che viene convertito in un polimero
con proprietà simili ai
prodotti plastici in polietilene.
Altre materie plastiche compostabili sono disponibili a base di
fecola di patate, proteine di soia, cellulosa e addirittura
dal petrolio o sottoprodotti.
Bioplastiche o bio based-plastic. Le bioplastiche sono quei
materiali derivanti da polimeri a base vegetale, come l'amido di
mais, canna da zucchero o cellulosa, e non derivano da risorse
petrolifere. E vengono definiti come come polimeri
"bio-based".
Esistono diversi tipi di bio-plastiche:
alcuni sono biodegradabili, alcuni compostabili, mentre altri
presentano proprietà più comunemente associate con le plastiche
convenzionali, e quindi non biodegradabili.
La biodegradabilità
è una caratteristica solo di alcuni tipi di bioplastiche, in quanto
offre la possibilità di recuperare altri materiali nella fase di
fine della vita del prodotto. La proprietà biodegradazione dipende
solo dalla sua struttura chimica e non dalla fonte del polimero. Ciò
significa che non tutte le bioplastiche sono biodegradabili.
Vantaggi delle plastiche biodegradabili. Le materie plastiche biodegradabili possono ridurre alcuni dei problemi ambientali derivanti dallo smaltimento incontrollato dei rifiuti plastici. Sono particolarmente adatte per il riciclaggio dei rifiuti organici, purché le plastiche siano compostabili. Si può supporre che le plastiche biodegradabili siano i materiali più indicati per sostituire le plastiche convenzionali, perché queste ultime generano enormi problemi ambientali sia durante l'uso e sopratutto a fine vita. Esempi tipici sono lo smaltimento improprio delle borse per la spesa usa e getta dannose per gli ecosistemi marini, o gli imballaggi plastici convenzionali che possono essere contaminati dal cibo, rendendo più difficile il loro riciclo.
Vantaggi della bioplastiche (bio based-plastic). Il vantaggio principale dei prodotti in plastica a base biologica rispetto alle plastiche convenzionali, è che per la loro produzione non vengono utilizzate risorse fossili ma solo biomasse, contribuendo alla riduzione delle emissioni di gas a effetto serra. In secondo luogo, grazie al loro utilizzo si evitano alcuni dei problemi ambientali derivanti dall'incontrollato smaltimento, in mare e in terra, dei prodotti plastici. Il crescente utilizzo di plastiche biodegradabili e di conseguenza il maggiore interesse nell'utilizzo di risorse rinnovabili, stride con la legislazione e i regolamenti ai quali devono sottostare i produttori di materie plastiche in quanto, ad oggi, non esistono regolamenti che obbligano i produttori di materie plastiche a dichiarare la presenza di risorse rinnovabili all'interno dei loro prodotti. Nonostante l'esistenza di un test, validato dalla Comunità europea (CEN/TS 16137:2011 Plastics – Determination of biobased carbon content), che determina il contenuto di carbonio a base biologica nei monomeri e polimeri dei materiali plastici prodotti, l'apposizione di una etichetta che ne certifichi lo standard è su base volontaria peri produttori
Svantaggi. Nonostante i numerosi e significativi vantaggi dei polimeri biodegradabili quest'ultimi non sono esenti da svantaggi. Prima di tutto, come ogni prodotto, l'incontrollato utilizzo e il cattivo smaltimento possono contribuire a inquinare l'acqua e il suolo. Sebbene per loro stessa natura i polimeri biodegradabili si degradano e deteriorano naturalmente, però rimane sempre la possibilità di danni, anche alla fauna, quando un prodotto viene ingerito..
Come molti polimeri
biodegradabili sono necessarie etichette chiare per il loro
smaltimento e riciclaggio, per evitare che alcuni polimeri
contaminino i processi di riciclaggio delle materie
plastiche convenzionali.
Nel caso in cui che le materie
plastiche compostabili finiscano nei normali flussi di riciclo della
plastica, alcune tecnologie sono in grado di rimuoverle in modo
efficace (come nel caso dei polimeri derivanti dall'acido
polilattico). Nel casi in cui quantità residue di materie plastiche
compostabili, nell'ordine del 10%, vadano a contaminare il normale
riciclo dei materiali plastici convenzionali (PE), uno
studio dell'Università di Hannover stima che il loro impatto
è davvero trascurabile. Mentre se si superano queste percentuali
il loro effetto inquinante aumenta, ma rimane nettamente inferiore a
quello derivante da una contaminazione da plastiche PET (polietilene
tereftalato).
Infine, la crescita di colture per la produzione di bioplastiche può essere vista in competizione con le colture per la produzione di cibo. Questo è un argomento ampiamente dibattuto in questi ultimi anni, soprattutto per quanto riguarda le colture per la produzione di carburanti.
Secondo la European Bioplastc Association, la superficie occupata per la produzione delle bioplastiche è pari allo 0,006% della superficie agricola mondiale (GAA). Si stima che con l'espansione della produzione di bioplastiche questa percentuale arriverà al massimo all'1%. Una percentuale trascurabile, se la si paragona alla superficie necessaria per l'alimentazione degli animali stimata tra il 10-12%.