Consorzi riciclo imballaggi, Galletti: "Mancanza di concorrenza è un problema"
Il ministro dell'Ambiente conferma che la strada è quella che va verso una liberalizzare del mercato: "Dobbiamo ragionare insieme per rendere il sistema più competitivo, con regole più certe e precise”
23 February, 2016
Alla presentazione del rapporto "Il riciclo del vetro e i nuovi obiettivi europei per la circular economy", realizzato per Assovetro dalla Fondazione sviluppo sostenibile, il ministro dell’Ambiente, Gianluca Galletti, ha fatto un accenno al sistema dei consorzi per il riciclo degli imballaggi, confermando quali siano le intenzioni del governo in materia: “Credo che il sistema abbia funzionato bene ma esiste un problema: la mancanza di concorrenza. Davanti ad un monopolio ci deve essere un controllo pubblico molto più forte e trasparente. Dobbiamo ragionare insieme per rendere il sistema più competitivo, con regole più certe e precise”.
È chiaro che l’esecutivo punti ad una liberalizzazione del settore, proposta per altro già contenuta all’interno del ddl concorrenza in discussione al Senato, e non è un caso che le parole di Galletti arrivino a pochi giorni di distanza dall’indagine dell’Antitrust sul mercato dei rifiuti in Italia, in cui il sistema dei consorzi di filiera facenti capo al Conai viene proprio descritto come un “sostanziale monopolio”, con ricadute pesanti sul fronte della concorrenza e dell’efficienza nel mercato del riciclo degli imballaggi.
Uno dei punti attorno ai quali si sviluppa l’indagine dell’Authority è quello legato alla strategia di finanziamento del Conai ed al suo strumento principale: il Contributo Ambientale, attraverso il quale tutti i produttori degli imballaggi immessi al consumo ottemperano agli obblighi derivanti dal principio della Responsabilità Estesa del Produttore. Principio in base a cui chiunque professionalmente sviluppi, fabbrichi, trasformi, tratti, venda o importi prodotti è responsabile dei rifiuti che ne derivano e viene perciò chiamato ad assumere iniziative funzionali alla loro prevenzione e gestione. Grazie ai fondi derivanti dal versamento del Contributo Ambientale il Conai dovrebbe coprire i costi di gestione delle raccolte differenziate, facendo sì che gli imballaggi vengano effettivamente avviati a recupero a spese dei soggetti responsabili. In Italia, però, i proventi della raccolta Cac “coprono al più il 20% del costo dell’attività di raccolta differenziata” spiega l’Antitrust. Questo significa che, sebbene la raccolta differenziata sia aumentata negli anni, in realtà a pagare l’80% del costo delle operazioni di gestione sono i cittadini con la tariffa rifiuti.
Inoltre secondo l’Agcm, applicare a produttori, utilizzatori ed importatori di imballaggi un Contributo la cui entità sia indipendente dalla qualità dell’imballaggio “causa l’appiattimento della concorrenza nel mercato della produzione e della vendita. Di tale restrizione del gioco competitivo beneficiano, in particolare, i produttori di imballaggi meno riciclabili, che si sottraggono alla concorrenza dei produttori di imballaggi più eco-compatibili, in quanto i prezzi formatisi sul mercato non riflettono il reale costo di gestione che segue al consumo dei primi in luogo dei secondi”.
Su questo fronte un primo effetto c’è già stato. Il Conai ha infatti annunciato lo stop al Contributo Ambientale unico per gli imballaggi in plastica. Il progetto “maturerà entro 12 mesi e sarà finalizzato a premiare l’impegno delle imprese per imballaggi meglio concepiti ai fini della sostenibilità ambientale e dell’economia circolare”.
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