Più futta e verdura da orti e mercati, le abitudini alimentari tra i fattori che influenzano l'ascesa dell'organico nel 2015
Come dimostrano i primi dati sulla produzione rifiuti l'organico è in ascesa. Abbiamo chiesto a Massimo Centemero, direttore del Consorzio Italiano Compostatori, alcune impressioni
29 February, 2016
La tendenza evidenziata dai primi dati sulla produzione dei rifiuti nel 2015, mostra una contrazione della produzione generale mentre, sul fronte della raccolta differenziata, crescono le frazioni del vetro e dell'organico rispettivamente del 7,7% e del 4%.
Per quanto riguarda la crescita dell'organico abbiamo chiesto a Massimo Centemero, direttore del Consorzio Italiano Compostatori (CIC), se è possibile parlare di un vero e proprio aumento e se si possono azzardare delle ipotesi sulle cause che ne hanno determinato l'aumento. Come
Alla prima domanda il direttore Centemero ha risposto che al momento il CIC non ha dati sufficienti per prevedere e valutare l'andamento nazionale conferma l'ipotesi di Eco dalle Città: “la sensazione è che ci sia un aumento dell'organico nelle grandi città”, oltre al consueto divario tra nord e sud, che vede nel Mezzogiorno la produzione pro capite annua di rifiuto umido dai 120 – 140kg, mentre al Nord questa produzione scende fino ai 70-90 kg. Una differenzia figlia delle diverse abitudini alimentari.
Secondo lo stesso Centemero, con molta probabilità, a influire sull'aumento della produzione di umido nelle città sono il graduale miglioramento del servizio di raccolta e un cambio nelle abitudini alimentari. Infatti, anche causa della crisi ma, in generale, per una maggiore consapevolezza alla qualità alimentare nonché ambientale, sempre più persone scelgono di non acquistare pasti preconfezionati sostituendoli con frutta e verdura di stagione proveniente da mercati e orti urbani. Andando ad aumentare di fatto gli scarti di origine organica.
Le sensazioni del CIC, con molta probabilità sono più che semplici sensazioni, infatti secondo l'Istat nel 2015 si è registra “una diminuzione dell’1,0% per il volume delle vendite dei prodotti alimentari e dello 0,2% per il volume delle vendite dei prodotti non alimentari, per una flessione complessiva dello 0,4 %”. Un calo delle vendite nei supermercati e nei negozi al dettaglio sarebbe coerente con l'aumento delle vendite nei mercati rionali e con l'aumento dell'autoproduzione ipotizzato anche dal CIC.
A supporto delle sensazioni del direttore Centemero ci sono anche i risultati del Rapporto Italia 2016 condotto dall'Eurispes, che evidenziano i mutamenti degli italiani per quanto riguarda i consumi alimentari. Infatti nel rapporto si legge che “l'81% degli intervistati predilige i cibi di stagione e il 56% quelli a chilometro zero”. Il primato dell’acquisto dei cibi pronti, come sughi, zuppe, surgelati, spetta invece ai 25-34enni, con il 33,3% delle preferenze. Mentre quasi l’85% dei genitori afferma di acquistare prodotti italiani e di stagione, mentre solo uno su quattro compra alimenti pronti”.
Inoltre dal rapporto risulta che “Il 7,1% degli italiani si dichiara vegetariano e l’1% è vegano”. Quindi circa l'8% della popolazione segue un regime alimentare esclusivamente “verde” andando, con molta probabilità, a influenzare l'aumento dei rifiuti organici.