Regione Piemonte, approvato l'ambizioso piano rifiuti 2015-2020
Fra le azioni prioritarie, il passaggio alla raccolta domiciliare e la tariffazione puntuale del servizio di gestione. No a nuovi termovalorizzatori, sì all’autosufficienza energetica. Obiettivo :produzione pro capite annua di rifiuto urbano indifferenziato non superiore a 159 kg (212,6 kg/ab nel 2013 e 212,2 kg/ab nel 2014);
20 April, 2016
Un sistema in cui tutte le attività produttive sono organizzate in modo che i rifiuti di uno diventino risorse per qualcun altro: è l’“economia circolare”, il principio già adottato dalle istituzioni comunitarie europee, che ispira il Piano regionale di gestione dei rifiuti urbani e dei fanghi di depurazione (Pgru) 2015-2020. Il provvedimento è stato approvato oggi dal Consiglio regionale del Piemonte.
“La Regione – ha detto l’assessore regionale all’Ambiente, Alberto Valmaggia, a margine dell’approvazione – punta alla riduzione della sua ‘impronta ecologica’, attraverso l’eliminazione degli sprechi e favorendo la reimmissione dei materiali trattati nei cicli produttivi. In questo modo si vuole fornire un contributo per far rientrare il ciclo produzione-consumo nei limiti delle risorse del pianeta”.
Il Piano è uno strumento di pianificazione con ambiziosi obiettivi in termini di sostenibilità e promozione di una cultura ambientale improntata alla riduzione dei rifiuti, al riuso di beni a fine vita e al riciclaggio.
I principali obiettivi della programmazione al 2020 sono:
- riduzione della produzione dei rifiuti a 455 kg per abitante (a fronte di una stima di produzione al 2020 pari a 486 kg/ab);- raccolta differenziata di almeno il 65% a livello di ciascun Ambito territoriale ottimale. A livello regionale si è attestata al 52,5% nel 2013 e al 53,5% nel 2014;
- produzione pro capite annua di rifiuto urbano indifferenziato non superiore a 159 kg (212,6 kg/ab nel 2013 e 212,2 kg/ab nel 2014);
- raggiungimento di un tasso di riciclaggio pari ad almeno il 55% in termini di peso. Nel 2013 la percentuale era del 50,1%;
- avvio a recupero energetico solo delle frazioni di rifiuto per le quali non è tecnicamente ed economicamente possibile il recupero di materia;
- in via prioritaria autosufficienza nello smaltimento dei rifiuti urbani non pericolosi a livello di Ambito territoriale ottimale; in ogni caso tale autosufficienza deve essere garantita a livello regionale;
- riduzione del conferimento in discarica dei rifiuti urbani biodegradabili (Rub) fino ad un loro azzeramento a partire dal 2020;
- abbandono del ricorso allo smaltimento in discarica dei rifiuti recuperabili.
Tra le azioni che il Piano individua come prioritarie per il conseguimento degli obiettivi rivestono particolare importanza:
- la riorganizzazione dei servizi di raccolta rifiuti, finalizzata al passaggio da raccolta stradale a domiciliare, almeno per i rifiuti urbani indifferenziati residuali, la frazione organica e rifiuti di carta e cartone;- la previsione di strumenti economici, fiscali e di regolamentazione, tra i quali prioritariamente la diffusione della tariffazione puntuale del servizio di gestione dei rifiuti urbani, individuata quale principale strumento di responsabilizzazione dei cittadini.
Per i rifiuti residuali non riciclabili, stimati al 2020 complessivamente pari a 671.000 tonnellate, il piano prevede la loro valorizzazione energetica direttamente nell’impianto di termovalorizzazione di Torino (346.000 tonnellate) o, previa produzione di Combustibile solido secondario (96.900 tonnellate) da inviare a coincenerimento in parte al cementificio di Robilante e in parte in impianti fuori regione.
Non è prevista la realizzazione di nuovi impianti di valorizzazione energetica dei rifiuti urbani e dei rifiuti derivanti dal loro trattamento, né di nuovi impianti per il trattamento meccanico biologico del rifiuto indifferenziato, oltre a quelli già presenti sul territorio regionale.
Anche per il fabbisogno di trattamento non soddisfatto della frazione organica proveniente dalla raccolta differenziata, pari a circa 60.000 tonnellate, il Piano promuove la valorizzazione dell’impiantistica già esistente. Si privilegiano potenziamenti o ristrutturazioni funzionali alla realizzazione di sistemi integrati di digestione anaerobica, seguiti dal trattamento aerobico, in modo da massimizzare il recupero della frazione organica con il recupero di energia.
Lo smaltimento in discarica è riservato esclusivamente a scarti e sovvalli derivanti dal trattamento dei rifiuti, scorie e ceneri non pericolose, provenienti dalla termovalorizzazione del rifiuto indifferenziato residuale. Il fabbisogno di smaltimento – per un periodo di 8 anni, quindi oltre la vigenza del Piano - è stimato pari a 2,6 milioni di metri cubi. Anche in questo caso si prevede di valutare prioritariamente la possibilità di ampliamento o potenziamento delle discariche ancora operative al 2020 anziché la realizzazione di nuovi impianti.
Il Piano delinea inoltre gli indirizzi programmatici di medio e lungo termine, 2025 e 2030, in linea con le proposte di attuazione dei principi dell’economia circolare attualmente in discussione a livello europeo.
La Regione vuole fin da ora orientare le proprie scelte e, di conseguenza, quelle delle amministrazioni e dei soggetti cui compete il governo e l’organizzazione della gestione dei rifiuti urbani, affinché si realizzi al 2030 un’ulteriore riduzione della produzione di rifiuti, portandola al di sotto dei 400 kg per abitante; un aumento della raccolta differenziata, con una percentuale superiore al 75%, della qualità del rifiuto raccolto (per facilitarne ed economizzarne il riciclaggio, e per riprocessarlo in prodotti finiti di elevata qualità) e del tasso di riciclaggio, portandolo al di sopra del 65%; una riduzione del ricorso alla valorizzazione energetica dei rifiuti indifferenziati e della produzione di Combustibile solido secondario; una riduzione del conferimento complessivo dei rifiuti urbani e dei rifiuti derivanti dal loro trattamento in discarica, con una percentuale al di sotto del 10% della produzione complessiva di rifiuti urbani.
Il Piano comprende anche il Programma regionale per la riduzione della produzione di rifiuti che, in linea con quanto previsto dal Programma nazionale, individua misure ed interventi per ridurre la produzione di rifiuti, in particolare per quanto riguarda i rifiuti organici, i rifiuti di imballaggio ed i beni durevoli. Per questi ultimi, in particolare, si favorisce la realizzazione di operazioni di scambio, commercializzazione o cessione gratuita di beni e di loro componenti, al fine di riutilizzarli per le stesse finalità per le quali sono stati originariamente prodotti, anche tramite la promozione dei “Centri per il riuso”.
In merito alla riduzione della produzione di rifiuti organici, il Piano promuove prioritariamente la diffusione del compostaggio domestico e di quello di comunità, il compostaggio effettuato anche da utenze non domestiche e la raccolta di derrate alimentari e di pasti non consumati al fine di destinarli ai circuiti alimentari di assistenza per persone meno abbienti.
Per applicare tutte le misure previste dal Piano si stima siano necessari complessivamente fra i 135 e i 169 milioni di euro. Si tratta di risorse da mobilitare attraverso investimenti pubblici, privati, coperture in tariffa, sostegni e finanziamenti europei. L’ammontare complessivo risulta così articolato: da 36.750.000 € a 47.250.000 € per la riorganizzazione dei servizi di raccolta; 2.127.500 € per la diffusione dell’autocompostaggio e l’acquisto di compostiere; 60.000.000 € per la realizzazione di nuovi centri di raccolta; da 36.600.000 € a 60.400.000 € per la realizzazione di nuovi impianti di valorizzazione dell’organico o del materiale raccolto in modo differenziato.
Nell’ottica del Piano, queste risorse non comportano costi aggiuntivi a carico delle utenze ma indicano un maggior carico finanziario e una maggiore attenzione alle prime fasi del sistema integrato di gestione, raccolta e trasporto dei rifiuti, al fine di centrare gli obiettivi minimi comunitari e nazionali. Nello stesso tempo consentiranno di ridurre i costi complessivi, limitando quelli di smaltimento e aumentando, a beneficio della collettività, i ritorni economici della vendita dei rifiuti differenziati a fini di riciclaggio.